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Brexit, si decide il 15 gennaio. Per la Ue un 2019 ad alta incertezza

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un anno di dossier spinosi

Brexit, si decide il 15 gennaio. Per la Ue un 2019 ad alta incertezza

Il primo momento della verità per l’Europa nel 2019 è fissato per il 15 gennaio. Secondo la Bbc, che cita fonti del governo di Londra, martedì prossimo i parlamentari britannici voteranno l’accordo siglato a novembre dopo quasi due anni di negoziati che pone le basi per un divorzio consensuale con la Ue.

Se daranno il via libera, la palla passerà al Consiglio e all’Europarlamento per l’approvazione definitiva. Per la prima volta nella sua storia uno dei membri lascerà il club europeo e alla mezzanotte del 29 marzo la Ue si restringerà a 27 Paesi. Se invece prevarrà il “no”, si materializzeranno una serie di incognite, da un’uscita senza accordo (no deal) all’ipotesi di un secondo referendum. «Qualunque sia l’esito – sottolinea l’economista Carlo Milani – l’instabilità sarà alta. In particolare, altri Paesi potrebbero essere tentati di seguire le orme di Londra».

Brexit, ma non solo. L’alta incertezza sarà il filo rosso dell’anno appena cominciato, con una serie di appuntamenti, dalle elezioni europee, passando per la stretta sorveglianza sui conti pubblici italiani fino al cambio della guardia al vertice della Bce, che rappresenteranno un vero e proprio banco di prova per la Ue e il suo futuro.

Le incognite non mancheranno neppure lungo l’asse Roma-Bruxelles. Scongiurata una procedura di infrazione, da qui a giugno l’Italia resta una sorvegliata speciale (si veda Il Sole 24 Ore del 3 gennaio) nell’ambito del cosiddetto «semestre europeo». Mercoledì la Commissione Ue effettuerà una prima ricognizione sui conti pubblici italiani in vista dell’Eurogruppo del 21 e dell’Ecofin del 22 gennaio che darà il via a uno stretto monitoraggio. Ne verrà verificata passo dopo passo l’effettiva esecuzione e sarà alta l’attenzione anche sui prossimi dati macroeconomici, primo tra tutti il Pil, che condizionerà l’andamento di tutti gli altri parametri.

A maggio un’altra prova attenderà la Ue. Dal 23 al 26 i cittadini saranno chiamati a scegliere i loro 705 rappresentanti all’Europarlamento. «Sarà un test cruciale – sottolinea Milani – per verificare quanto è forte l’affermazione del sovranismo, così come la capacità delle forze più tradizionali come il Ppe (partito popolare europeo), il Pse (i socialisti) e i Verdi di contrastarlo». L’esito condizionerà le scelte di un’istituzione che sulla maggior parte dei dossier ha ormai lo stesso potere del Consiglio Ue. La nuova maggioranza sarà chiamata a indicare il candidato (o la candidata) alla presidenza della Commissione Ue che verrà rinnovata a novembre. Non solo. Tutti i tasselli ancora incompiuti saranno condizionati da questo risultato: dal completamento dell’unione bancaria, con una garanzia unica sui depositi per fronteggiare nuove crisi, al mercato unico dei capitali e ai migranti con la riforma del regolamento di Dublino.

Nei prossimi 5 mesi sarà poi una corsa contro il tempo per compiere i maggiori progressi possibili sul bilancio Ue 2020-2027. L’obiettivo di Bruxelles è arrivare all’approvazione entro fine 2019, perché un ritardo lascerebbe la Ue a corto di risorse. Sotto i riflettori sarà anche la Bce. Dopo l’estate l’Eurotower potrebbe dire addio alla politica dei tassi di interesse ai minimi storici e a breve partirà anche la corsa alla successione di Mario Draghi, perché il suo mandato scade a ottobre. «Il cambio della guardia – conclude Milani – avverrà proprio nel corso di un anno che potrebbe segnare il ritorno della recessione».

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