«Sono innocente. Le accuse contro di me non hanno alcun fondamento. La mia detenzione è ingiustificata». Carlo Ghosn, visibilmente
dimagrito e in manette, è apparso davanti al tribunale Distrettuale di Tokyo per una udienza pubblica preliminare, richiesta
dai suoi difensori dopo che la procura ha fatto prorogare più volte la sua detenzione, elevando una serie successiva di accuse.
L'ex presidente di Nissan, arrestato il 19 novembre scorso, è tuttora in stato di detenzione, ma non ha funzionato la tradizionale tattica degli inquirenti giapponesi, che tende a strappare una confessione all’indagato prorogando il “fermo di polizia”, che implica continui interrogatori senza la presenza dei difensori.
Ghosn non ha ceduto e oggi ha potuto parlare per una decina di minuti ai giudici, in un'aula dove pubbliche riprese come di consueto non sono state ammesse. «Ho sempre agito in modo onorevole e nella legalità», ha detto il top manager (che resta presidente e ceo di Renault, dove è stato sostituito solo ad interim): tutte le decisioni, ha aggiunto (secondo quanto si è appreso da un testo scritto distribuito dal suo team), sono state approvate dagli organi competenti e dagli altri rilevanti executive del board. Con questi rilievi Ghosn tira in ballo l’uomo che molti ritengono artefice di una sorta di “golpe aziendale” a suo danno: l’attuale ceo Hiroto Saikawa.
Ghosn è finito in carcere inizialmente con l’accusa di aver sottostimato i suoi compensi nei report aziendali inviati alle autorità di Borsa dal 2010 al 2015; poi con la medesima accusa relative ai tre anni successivi; infine per una serie di “malagestio” di fondi aziendali, in particolare per aver temporaneamente trasferito all'azienda perdite riferibili ad asset personali ai tempi della crisi finanziaria di dieci anni fa. Attraverso continue notizie lasciate filtrare alla stampa, è stato dipinto come un manager-simbolo di avidità, pronto a utilizzare in modo disinvolto a sua vantaggio il denaro dell'azienda. «Amo e apprezzo Nissan: al suo rilancio ho dedicato due decenni della mia vita, lavorando per questo giorno e notte», ha detto Ghosn. Che per ora resta detenuto, in attesa della formalizzazione di tutte le accuse.
La vicenda ha messo in luce le particolarità del sistema penale giapponese, dove il fermo di polizia può durare fino a 23 giorni, prorogabili con l’elevazione di altre accuse.
Il futuro dell'alleanza di Nissan con Renault appare in forse, ora che i vertici aziendali sono ferocemente contro Ghosn ed in favore - come minimo - di un “ribilanciamento” degli equilibri nei rapporto tra le due parti. Greg Kelly, braccio destro di Ghosn e arrestato con lui, era stato scarcerato su cauzione appena prima di Natale: anch’egli nega gli addebiti ed in particolare l’accusa di aver approvato e “coperto” i supercompensi non dichiarati di Ghosn.
Il tribunale ha già indicato di voler respingere la richiesta di scarcerazione, facendo proprie le tesi dell'accusa sul pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. In teoria la carcerazione preventiva di Ghosn scade l’11 gennaio, ma appare probabile che sia ulteriormente prorogata. Lo stesso avvocato del top manager ha indicato che la detenzione potrebbe estendersi fino all’avvio del processo, ovvero per circa sei mesi.
© Riproduzione riservata