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Davos, Abe presenta il prossimo G20: in agenda la riforma Wto

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in attesa di conte e merkel

Davos, Abe presenta il prossimo G20: in agenda la riforma Wto

Davos – Tre capi di governo del G7 intervengono oggi al World Economic Forum di Davos: l’italiano Giuseppe Conte, la tedesca Angela Merkel e il giapponese Shinzo Abe, quest’anno “Chair” del G20 che si terrà a Osaka il 28-29 giugno.

I primi due parleranno nel pomeriggio, mentre Abe è stato il primo a prendere il microfono e a tenere il suo discorso, in inglese.

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Abe torna a Davos dopo 5 anni: ha sottolineato anzitutto i progressi del suo governo nel rilanciare l’economia e porre fine alla deflazione grazie alla sua “Abenomics” (l’inflazione in Giappone resta però ben sotto il target del 2%: oggi la Banca del Giappone ha abbassato ulteriormente le stime sui prezzi al consumo, confermando inoltre la politica economica ultraespansiva).

Poi Abe ha detto di volere che il G20 di Osaka serva a ridare una iniezione di fiducia e ottimismo, oltre che dare risposte ai problemi. Ad esempio, con la creazione di un regime di “data-free flow with trust” per la gestione del flusso di dati senza frontiere. Ha persino evocato una “data-driven Society 5.0” nel quadro di una esaltazione dell’innovazione. Il G20, ha detto, dovrà anche far avanzare la riforma del Wto e la corsa alle energie pulite e alla tutela dell’ambiente (ad, es per la riduzione della plastica in mare). Per Abe, Usa, Ue e Giappone dovrebbero fare fronte comune al Wto, specie per modificare l’atteggiamento dell’Organizzazione mondiale del commercio verso i sussidi statali.

Il primo ministro giapponese si è proposto come un alfiere del libero commercio internazionale e del multilateralismo, grazie alla credenziali conquistate l’anno scorso. Per impulso della diplomazia giapponese, infatti, l’accordo multilaterale di libero scambio Trans-Pacific Partnership (affossato da Donald Trump) è risorto tra 11 Paesi dell’area Asia-Pacifico (è da poco entrato in vigore) e sta già pensando di allargarsi ad altre nazioni della regione. Inoltre il Giappone ha concluso e ratificato l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea, pronto a entrare in vigore il prossimo primo febbraio.

Abe è arrivato a Davos proveniente da Mosca, dove il presidente Vladimir Putin gli ha dato una delusione: la strada verso un formale trattato di pace tra Giappone e Russia resta accidentata. Non ci sono progressi nei negoziati per risolvere il contenzioso territoriale sulle quattro isole Kurili meridionali (Territori settentrionali, li chiamano i giapponesi), occupate dai russi nella fase finale della seconda guerra mondiale e rivendicate da Tokyo. Le trattative continueranno in febbraio tra ministri degli esteri, ma le speranze di una soluzione diplomatica, che erano sembrate rafforzarsi alcuni mesi fa dopo un meeting a Singapore, sono evaporate.

Oltre che liberoscambista e multilateralista sul fronte del commercio internazionale, Abe si propone da anni come “business friendly” in cerca di investimenti stranieri nel suo Paese. Ma l’immagine di un Giappone aperto al business e’ stata intaccata dal caso Ghosn: il Ceo-star che ha pilotato per quasi un ventennio l’alleanza tra Nissan e Renault è stato arrestato il 19 novembre scorso e resta in stato di detenzione preventiva, in dure condizioni, sottoposto a continui interrogatori senza la presenza dei suoi avvocati. Logico che i Ceo presenti a Davos siano piuttosto perplessi, mentre vari analisti hanno scritto che la vicenda potrebbe indurre top executive stranieri a pensarci due volte prima di accettare un incarico di vertice in una società giapponese. Anche chi non è convinto che si tratti di un complotto del “sistema-Giappone” contro un Ceo che voleva in ultima analisi portare Nissan e Mitsubishi a una fusione con Renault (il che avrebbe dato alla parte francese un ruolo preponderante) è preoccupato dalla “scoperta” che il diritto e soprattutto la procedura penale in Giappone siano al di sotto degli standard internazionali in tema di diritti della difesa. «È una vicenda da cui è emersa una avidità andata al di là di ogni proporzione – afferma un funzionario giapponese a Davos – Tutto viene trattato secondo le procedure vigenti, senza variazioni legate al fatto che Ghosn non sia giapponese». Sarà, ma un commentatore ha persino opinato che in prospettiva il duro trattamento riservato all’ex presidente di Nissan possa incidere negativamente sugli investimenti stranieri. Sul palcoscenico di Davos, di questo Abe non ha parlato, né l’intervistatore Klaus Schwab (fondatore e direttore esecutivo del WEF) ha chiesto nulla in proposito. Alle sue blande domande Abe ha risposto in giapponese.

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