È in programma per sabato la conclusione dei trasferimenti degli ospiti del Cara di Castelnuovo di Porto che chiuderà entro fine mese. All'interno del centro di accoglienza di Roma, prima degli spostamenti iniziati ieri, c'erano 552 persone di cui la stragrande maggioranza composta da uomini. La tensione è palpabile e il clima politico non accenna a stemperarsi. Stamani la deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni si è simbolicamente messa davanti a un pullman con a bordo migranti impedendone per diverso tempo l'uscita.
Sono due i fronti caldi quanto al tema immigrazione nelle ultime ore, dalla chiusura del centro di Castelnuovo di Porto al fronte più ampio delle relazioni internazionali dopo le frizioni con la Germania che si è sfilata dall'attività della missione Sophia. Il ministro degli Interni Salvini si è detto critico con l’iniziativa dando la colpa al governo Renzi.
Salvini: su Cara agito da padre di famiglia
«Abbiamo fatto oggi quello che farebbe qualunque buon padre di famiglia. A Castelnuovo c'era il secondo più grande centro
di migranti, era arrivato ad accogliere più di mille persone. Lo stato pagava un milione di affitto all'anno più cinque milioni
per la gestione. Quindi essendosi dimezzati gli immigrati ospiti di quel centro e liberati altri posti nel Lazio, è giusto
chiudere quella struttura, risparmiare quelle risorse, liberando quella enorme struttura. Tutti gli ospiti che erano dentro
con diritto saranno ospitati in altre strutture». Il ministro dell'Interno Matteo Salvini difende dalle accuse. «Mi date del
nazista? Fate un torto a chi ne fu vittima. Non ci sono deportazioni. In questi giorni si ricorderà quello che accadde veramente
di drammatico in passato. Noi stiamo chiedendo il rispetto delle regole: diritti e doveri».
Le presenze di migranti ospiti nelle strutture italiane «a spese ovviamente dei cittadini italiani, vedono nel confronto tra il primo gennaio 2018 e il primo gennaio 2019 un incredibile meno 50.000» secondo i dati forniti dal ministro dell'Interno (da 183mila a 133.000). «Fate il calcolo moltiplicando per 30 euro al giorno di che tipo di risparmio quotidiano si tratti».
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Mogherini: pronti a chiudere Sophia
Fonti vicine alla Mogherini riferiscono all’Ansa: «Operazione Sophia è stata ed è ancora un'eccellenza della politica di difesa europea. Ha contrastato il traffico di esseri umani nel Mediterraneo
fino quasi a fermarlo del tutto, addestrato la guardia costiera libica, e salvato vite. Sophia ha portato tutta l'Ue nel Mediterraneo,
dove l'Italia era sola prima del 2015. Se oggi l'Italia, che ha il comando e il quartier generale dell'operazione, non vuole
più Sophia, siamo pronti a chiuderla».
VIDEO / Migranti, a rischio la missione Sophia
L'operazione europea Sophia è stata lanciata nel 2015 per togliere aria al business dei trafficanti di uomini nel Mediterraneo, ma anche per vigilare sul rispetto dell'embargo alla Libia e addestrare la Marina e la Guardia costiera libiche. Il 4 luglio il Comitato politico e di sicurezza ha deciso di prorogare il mandato della missione al 31 dicembre. Per finanziare la missione l'Italia ha speso 59.486.740 euro nel 2015; 69.799.938 nel 2016 e 43.149.186 euro nel 2017. Per un totale di 172,4 milioni.
«Sono sei mesi che chiediamo il cambio delle regole della missione Sophia e abbiamo anche sottoscritto la proroga contro l'interesse italiano. Ci hanno detto no in Europa e se oggi qualcuno si sfila non è un problema» è la replica di Salvini. Dal luglio 2015 al dicembre del 2018 hanno sbarcato in Italia 43.327 migranti, «il 100% delle persone soccorse. Ditemi quale è - attacca il ministro - il vantaggio per l'Italia. Noi abbiamo dato l'ok con la buona volontà alla proroga, ma se qualcuno la fa venire meno non è un problema». Aggiungendo poi in conferenza stampa che «il prossimo commissario Ue che nominerà l'Italia farà gli interessi degli italiani. La sinistra è riuscita a farsi rappresentare in Europa da qualcuno che si è dimenticato dopo un quarto d'ora di essere italiano». A Mogherini il ministro dell’Interno ricorda ancora «che non è l'Italia che si sfila da Sophia ma Francia e Germania. Se pensavano di fare un dispetto all'Italia, in realtà fanno un dispetto a loro stessi».
Crollo domande protezione umanitaria, solo 2%
Crollano le domande di protezione umanitaria dopo l'entrata in vigore della legge Salvini, che ha modificato i requisiti per
ottenerla: dai dati delle commissioni territoriali del Viminale emerge che nei primi 20 giorni dell'anno sono state solo il
2%, mentre nello stesso periodo dell'anno scorso erano state il 26%. Restano invece invariate le percentuali di chi ha fatto
domanda per lo status di rifugiato: erano l'8% del totale delle richieste nel 2018, sono il 9% nel 2019.
Zingaretti: da Regione 1,2 mln per non chiudere Sprar
Intanto nella legge regionale di bilancio del Lazio vengono stanziati 1,2 milioni di euro per evitare la chiusura degli Sprar,
«un fondo che attiviamo per far ritornare quell'umanità perduta nella crudele vicenda dello sgombero al Cara di Castelnuovo
di Porto». Per il presidente della Regione Nicola Zingaretti in questo modo si aiutano «i Comuni e i cittadini a limitare
i danni che sta producendo il decreto del governo a quel processo di integrazione faticosamente messo in piedi dalle comunità
locali, che in molte realtà sta dimostrando che è possibile un altro approccio alla gestione dei flussi migratori. I problemi
si devono risolvere e non sfruttare per una becera propaganda alle spalle di chi deve essere rispettato nella sua dignità
di essere umano».
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