Un delirio interrotto, quasi fosse un frammento d'eternità. Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, potrebbe assistere a
un'evoluzione della sua rivoluzione, mancata. Un passato mitico e un futuro immaginato; questo potrebbe essere l'abbaglio
di cui soffre Maduro. E ora un epilogo drammatico.
Migliaia di persone in strada, scontrri, morti e l’incubo di una guerra civile, ma anche la frenesia per un annuncio inatteso.
Juan Guaidò, 35 anni, presidente dell'Assemblea nazionale si è autoproclamato presidente “pro tempore” del Venezuela.
Il Parlamento, dominato dall'opposizione, è stato dichiarato, nei giorni scorsi “illegittimo” dal Tribunale supremo controllato dal governo di Maduro. Una scelta azzardata quella del presidente che ora rischia il baratro, per se stesso e per il Paese. Il collasso economico, aggravato da una crisi politica ormai parossistica ha spinto l’opposizione a giocare la carta più pesante: la destituzione, de facto, del presidente.
Cruciale il ruolo delle Forze armate. I militari evidentemente non sono più compatti a difesa dell'establishment. Piazze e caserme potrebbero quindi trovare una sintesi in un ribaltone, auspicato da molti ma anche temuto per le conseguenze di atti violenti. Maduro si è re-insediato due settimane fa per un secondo mandato presidenziale nonostante l'opposizione non avesse mai riconosciuto il risultato delle ultime elezioni.
Il presidente americano Donald Trump ha riconosciuto il governo di Guaidò e con lui altri Paesi latinoamericani. L'invito di Trump a rinnegare Maduro è benzina sul fuoco in un Paese spaccato in due, in cui tra marzo e luglio 2017 vi sono stati 125 morti. Il presidente americano ha aggiunto che utilizzerà tutto il suo potere economico e diplomatico per ripristinare la democrazia.
Una dichiarazione simile già nei mesi scorsi aveva suscitato preoccupazione anche tra gli avversari di Maduro, proprio perché
potenzialmente foriera di repliche violente, in un'escalation di provocazioni tra governo e opposizione.
Impossibile, per ora, valutare il bilanciamento delle forze militari, a sostegno o in contrasto a Maduro, ma è lì che si giocherà
il prosieguo del braccio di ferro tra governo e opposizione.
Il collasso economico ha certamente favorito l'acuirsi della tensione: l'iperinflazione flagella la popolazione da almeno tre anni e l'introduzione del Carnet della patria, una sorta di tessera annonaria che dà diritto di acquisto di alimenti a prezzi bassissimi, non ha risolto i problemi strutturali del Paese. E comunque è arrivata solo a pochi cittadini, in rapporto alle reali necessità . «Con lo stipendio di un mese puoi acquistare un menù di McDonald - ha raccontato pochi giorni fa al Sole 24 Ore, Luis, esule da pochi mesi in Italia. E le case popolari che sono state assegnate, peraltro pochissime, non rispondono a requisiti minimi di sicurezza».
L'autoproclamazione di Guaidò arriva dopo giorni di tensione e scontri di piazza. Sono almeno cinque le persone rimaste uccise prima dell'inizio della grande manifestazione indetta dall'opposizione contro il presidente Maduro. Gli scontri si sono registrati soprattutto nella zona di Catia, un quartiere popolare molto vicino al Palazzo presidenziale di Miraflores. È stato proprio Juan Guaidò a indire la manifestazione rivolgendo un appello alla popolazione civile e alle forze armate. «Oggi è una data storica per il nostro Paese», ha detto ricordando che il 23 gennaio del 1958 cadde la dittatura del generale Perez Jimenez. Poi un appello a tutte le forze Forze armate: «Sappiate che questo Parlamento vi tende la mano e chiede di mettervi al fianco della Costituzione e del popolo, il vostro popolo».
L'insonnia di Simon Bolivar, padre della Patria, è un bel testo di Jorge Volpi, mai tradotto in Italia, in cui si mette a fuoco il dna ambivalente del populismo e la vocazione egemonica delle Forze armate e la “longa manus” degli Stati Uniti. Un cocktail esplosivo.
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