L'emergenza Venezuela, inasprita dalle sanzioni che lambiscono il settore petrolifero e quindi l'export di greggio, non fa
sperare in una soluzione politica di breve termine. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro, ha assicurato oggi che rimane
«fermo» e sicuro di uscire «vincitore» dal «colpo di Stato» contro il suo governo. In un discorso a Macarao, ad ovest di Caracas,
dopo aver passato in
rassegna uomini della Guardia nazionale bolivariana (Gnb) che parteciperanno alle manovre civico-militari previste fra il
10 ed il 15 febbraio, il capo dello Stato ha assicurato: «Resto fermo e posso dirvi che vinceremo in questa battaglia storica
e in futuro diremo che è valsa la pena di lottare».
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Lo scontro tra le due fazioni si gioca anche a livello internazionale: Stati Uniti e Unione europea schierati a fianco del presidente autoproclamato Juan Guaidò, Cina e Russia con Nicolas Maduro. Il vicepremier Luigi Di Maio ha dichiarato di non riconoscere né Maduro né Guaidò. Non solo: l’Italia ieri è stato l’unico Paese dei 28 a bloccare una proposta di compromesso Ue sul Venezuela con cui si accettava il ruolo di Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni. La discussione è avvenuta alla riunione dei capi delle diplomazie Ue a Bucarest. Non si sarebbe trattato di un riconoscimento formale di Guaidò, ma implicito. Nella proposta si usava una formula in cui si esprimeva sostegno e riconoscimento a Guaidò nel suo ruolo istituzionale, per portare avanti la preparazione di elezioni libere e democratiche. Anche la Grecia che sabato scorso si era fermamente espressa contro il riconoscimento di Guaidò avrebbe accettato la proposta avanzata da Wallstrom.
Eppure quest’ultimo rimane molto interessato alla posizione dell'Italia. La spiegazione è questa: gli aiuti umanitari (alimenti
e medicine) che l'Italia ha già proposto di inviare ma che Caracas ha rifiutato costituirebbero (qualora arrivassero) un primo
dividendo politico a favore di Guaidò. Mentre per il governo di Maduro si tratterebbe di incassare un'ammissione di “necessità
mediche” intrisa di conseguenze nocive a livello diplomatico. In altre parole la constatazione di governare un Paese che vive
una crisi umanitaria.
Guaidò sta premendo anche per rendere percorribile il canale umanitario dell'Onu, scrivendo al Segretario generale Antonio
Guterres, specificando che «milioni di venezuelani non hanno accesso ad alimenti, cure mediche, e servizi essenziali».
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La posizione italiana rimane per ora di equidistanza dai due presidenti, Maduro e Guaidò. Le parole di Di Maio, pronunciate in Aula alla Camera sono state chiare. Pur confermando le preoccupazioni del M5s di favorire la guerra civile il vicepremier ha dichiarato: «Visto che siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati. Per questo non riconosciamo neppure Maduro e per questo l'Italia continua a perseguire la via diplomatica e di mediazione con tutti gli Stati per arrivare ad un processo che porti a nuove elezioni ma senza ultimatum e senza riconoscere soggetti che non sono stati eletti».
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