Dopo un lungo negoziato politico-diplomatico, Consiglio, Parlamento e Commissione hanno trovato finalmente nella notte qui
a Strasburgo un accordo su una direttiva che regolerà la presenza sul mercato europeo di aziende di paesi terzi nel delicatissimo
settore dell'approvigionamento del gas. Nei fatti il testo legislativo è un via libera alla costruzione di un gasdotto, il
Nord Stream II, voluto dalla Germania e dalla Russia, ma molto criticato da altri stati membri.
“Sono molto contento che abbiamo potuto trovare un accordo rapido” dopo che i Ventotto si erano messi d'accordo sulla loro
posizione negoziale la settimana scorsa, ha detto oggi il ministro dell'Energia romeno, Anton Anton (la Romania ha in questo
semestre la presidenza di turno dell'Unione). L'intesa a tre accoglie nella sostanza l'accordo raggiunto dai Ventotto. Qui
sotto l'articolo pubblicato nell'edizione del Sole/24 Ore di sabato 9 febbraio.
B.R. (aggiornamento del 13 febbraio 2019).
L’asse Francia-Germania ha tenuto. E Nord Stream 2 prosegue per la sua strada, sia pure in acque un po’ più tempestose (e costose). Continuerà a essere la Germania, il Paese europeo che ha voluto a ogni costo questo gasdotto gemello del Nord Stream 1 già in funzione, a vegliare su di lui. E a negoziare con la Russia.
«Oggi è una buona giornata - ha osservato venerdì Angela Merkel - grazie alla cooperazione franco-tedesca». La cancelliera deve aver tirato un sospiro di sollievo perché giovedì, alla vigilia di una riunione a Bucarest tra gli ambasciatori dell’Unione Europea, Parigi aveva preso le distanze da Berlino e si era espressa a favore di una proposta di revisione del Terzo Pacchetto Energia che avrebbe esteso al gasdotto in costruzione nel Mar Baltico le regole del mercato unico sull’import di gas. Volte ad assicurare equità e trasparenza nell’Unione, stabilità e sicurezza alle forniture di energia. Molti Paesi europei sono preoccupati da un’eccessiva dipendenza dal gas russo. Altri guardano al danno che Nord Stream 2 arrecherà all’Ucraina, già penalizzata nella sua funzione di Paese di transito dal primo Nord Stream e,a Sud, da TurkStream. La difendono a gran voce gli Stati Uniti, forse però più interessati a difendere il proprio futuro di fornitori di gas naturale liquido all’Europa piuttosto che gli interessi di Kiev.
Se a Bucarest la Germania fosse andata in minoranza, l’intero progetto Nord Stream 2 sarebbe stato messo in discussione, anche se ormai la posa dei tubi (370 km su 1.225) rende irrealistica una cancellazione dell’impresa. Nella notte tra giovedì e venerdì francesi e tedeschi hanno lavorato fino all’ultimo a un compromesso, fatto proprio dalla presidenza rumena della Ue e approvato poi da tutti gli ambasciatori, a eccezione della Bulgaria. Ora la proposta di direttiva dovrà essere negoziata con l’Europarlamento e con la Commissione, prima di diventare vincolante.
A grandi linee, la direttiva introduce maggiore trasparenza nelle tariffe e impone ai gestori delle infrastrutture di permettere l’accesso a società terze anche nei progetti offshore. Impone inoltre la separazione delle attività tra fornitori di gas e proprietari dei gasdotti, e chiede anche alle società di Paesi terzi di applicare le regole del mercato unico. Il compromesso franco-tedesco le conferma, ma ne affida la supervisione alla Germania, piuttosto che alla Commissione. Berlino resta dunque il negoziatore di riferimento per la Russia e per Gazprom, proprietaria del gas e del gasdotto (con un monopolio, in Russia, sull’export). Gli emendamenti concordati infatti limitano l’ambito di applicazione della direttiva «al territorio e alle acque territoriali dello Stato membro in cui si trovi la prima interconnessione» tra la linea di trasmissione gas proveniente dall’estero e la rete europea. Di conseguenza attribuiscono la responsabilità di applicare il testo legislativo alla Germania, considerando le acque attraversate in precedenza da Nord Stream 2 acque internazionali.
Anche l’Italia (presente nel progetto Nord Stream 2 con Saipem) ha ottenuto che vi possano essere deroghe all’applicazione della direttiva riguardo ai progetti già esistenti, senza che ciò debba essere giustificato.
Se la Francia, con le sue centrali nucleari, dipende meno della Germania dall’import di gas, in partnership con Gazprom per Nord Stream 2 c’è anche Engie, insieme alle tedesche Uniper e Wintershall, all’austriaca Omv, all’anglo-olandese Shell.Il gasdotto, ripete la Merkel, «è un progetto puramente economico» che garantirà forniture di gas più affidabili e convenienti. A ogni contatto con Vladimir Putin, la cancelliera ricorda al presidente russo l’impegno a garantire i voluni di gas in transito attravesro l’Ucraina. Ma intanto la Germania cercherà verosimilmente un’esenzione dalle regole europee per Nord Stream 2, oppure negozierà degli accordi con Mosca su un progetto - valore stimato a 11 miliardi di dollari - comunque avviato precedentemente agli emendamenti discussi.
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