I paesi del Gruppo di Lima hanno deciso di chiedere alla Corte Penale Internazionale (Cpi) e al Consiglio dei Diritti Umani
dell'Onu di intervenire con urgenza, in risposta alla «violenza criminale del regime di Nicolas Maduro contro la popolazione
civile», per aver «negato il loro accesso all’assistenza internazionale, il che costituisce un crimine contro l'umanità».
Lo si legge nella dichiarazione finale diffusa al termine della riunione del gruppo tenutasi
oggi a Bogotà. Intanto si registra il passo indietro di Juan Guaidò, leader dell’opposizione in Venezuela e presidente autoproclamato.
Guaidò, a differenza di quanto ci si sarebbe attesi, non ha proposto un intervento militare esterno né l'uso della forza per
porre fine al governo dell'”usurpatore” Nicolas Maduro. Ha prevalso la cautela, quindi, alla riunione del Gruppo di Lima in
programma a Bogotà. Julio Borges, rappresentante di Juan Guaidò presso il Gruppo di Lima, aveva preannunciato che l’opposizione
venezuelana avrebbe chiesto alla riunione di «presentare posizioni di fermezza», incluso «l’uso della forza». Così non è stato.
Anche se da parte americana permane un appoggio incondizionato all'opposizione venezuelana. «Per voi, presidente Guaidò, un
messaggio molto semplice del presidente Trump: siamo con voi al 100%». Così il vice presidente degli Stati Uniti Mike Pence
si è espresso a Bogotà.
Gli Usa riconoscono Juan Guaidò come presidente ad interim, insieme ad una cinquantina di Paesi. E il Dipartimento al Tesoro americano ha varato sanzioni contro quattro governatori del Venezuela alleati di Nicolas Maduro, accusati da Washington di aver contribuito a bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari nel Paese.
Sul fronte opposto non manca una presa di posizione netta, cinese stavolta: Pechino spera che la comunità internazionale possa
fornire un aiuto «costruttivo» al Venezuela basato sulla sovranità del Paese: dopo il respingimento degli aiuti stranieri
da parte dell’esercito venezuelano e gli scontri al confine col Brasile tra gli oppositori del presidente Maduro e le forze
di sicurezza a lui fedeli, il ministero degli Esteri di Pechino auspica possa essere mantenuta la calma e la pace, reiterando
la condanna dei tentativi esterni di interferenza su vicende interne o l’uso di cosiddetti «aiuti umanitari per fini politici».
Fuori dal linguaggio paludato delle dichiarazioni ministeriali, la Cina è con Maduro.
La guerra per procura tra superpotenze continua. In palio c'è sempre il greggio venezuelano.
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