Il Venezuela continua a vivere ore drammatiche, con il leader dell'opposizione Juan Guaidò e i suoi simpatizzanti che tentano
di far entrare nel Paese gli aiuti
umanitari per una popolazione stremata, ma affrontano una dura repressione delle forze dell'ordine, fedeli al governo di Nicolas
Maduro. Da Caracas il leader chavista ha ribadito di respingere la «presunta assistenza internazionale» che è in realtà «un
intervento imperialista». Maduro ha annunciato di aver rotto quialsiasi rapporti diplomatico con la Colombia, segnando un’ulteriore
linea di demarcazione sullo scenario inernazionale.
Guaidò, che ieri ha attraversato il confine con la Colombia, ha annunciato da Cucuta - insieme al presidente colombiano Ivan
Duque - l'inizio di quello che ha battezzato la «valanga umanitaria», cioè l'ingresso degli aiuti depositati in Brasile, Colombia
e Curazao dai paesi che hanno risposto alla sua richiesta di assistenza. Il primo camion di aiuti umanitari che era riuscito
a passare oggi dalla Colombia al versante venezuelano del ponte Francisco de Paula Santander, è stato però incendiato dalle
forze di sicurezza di Maduro. Lo rendono noto manifestanti presenti sul posto, che hanno pubblicato foto e video su Twitter.
Secondo quanto riporta una Ong attiva nella zona, inoltre, almeno quattro persone sarebbero morte a Santa Elena de Uairen
(località a 20 km dal confine con il Brasile), uccise dai “colectivos”: gruppi irregolari chavisti che sparano sui manifestanti.
Scontri per raggiungere il ponte con la Colombia
Poi i primi scontri, registrati a Urena dove manifestanti affrontano da ore la Guardia Nazionale che impedisce loro di raggiungere
il ponte che porta in Colombia. La violenza si è poi rapidamente estesa a San Antonio de Tachira e Santa Elena de Uairén,
circa 13 km più a sud sulla frontiera, dove almeno 12
persone sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco, secondo informazioni raccolte dalla testata web Cronica Uno. Sui ponti
che portano dallo Stato venezuelano di Tachira al dipartimento colombiano di Norte de Santander la situazione è molto tesa,
con deputati oppositori e manifestanti che cercano
di far passare gli aiuti umanitari - se non a bordo di camion con catene umane - e forze di sicurezza che intervengono per
bloccarli, con cariche e lacrimogeni.
A Caracas, nel frattempo, migliaia di manifestanti oppositori hanno circondato la base aerea militare di La Carlota, per esigere
alle Forze Armate che permettano l'ingresso degli aiuti umanitari nel territorio venezuelano, mentre dall'altra parte della
città Nicolas Maduro ha parlato durante un meeting
chavista, esibendosi anche in un ballo con la moglie, Cilia Flores. «La vittoria ci appartiene!», ha ribadito Maduro, dando
per sconfitto il «tentativo di golpe imperialista» contro il suo governo.
Maduro: io pronto a governare per molti anni
«Sono più Maduro che mai, pronto a continuare a governare adesso e per molti anni ancora»: lo ha detto il presidente in carica
del Venezuela, Nicolas Maduro,
parlando a una folla di simpatizzanti riuniti a Caracas. «Hanno fallito il colpo di stato e che cosa faranno adesso?», ha
aggiunto il leader chavista, riferendosi al presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò, che il mese scorso si è autoproclamato
capo del governo ad interim. «Stiamo difendendo la frontiera della patria, la nostra integrità territoriale e il diritto di
essere liberi, sovrani e indipendenti», ha continuato Maduro commentando il tentativo da parte dell'opposizione di far entrare
in Venezuela gli aiuti umanitari internazionali».
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