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Grecia, la Commissione Ue promuove Tsipras per il post-bailout

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i compiti a casa

Grecia, la Commissione Ue promuove Tsipras per il post-bailout

Alexis Tsipras ieri con il premier della Macedonia del Nord Zoran Zaev (Ap)
Alexis Tsipras ieri con il premier della Macedonia del Nord Zoran Zaev (Ap)

Buone notizie per il primo ministro greco Alexis Tsipras, all'indomani del sorridente “selfie” a Skopje con il premier della Macedonia del Nord Zoran Zaev che è stato elogiato in Europa e dagli Usa come simbolo e promessa di una nuova stagione di concordia nell’area balcanica: la Commissione Europea ha promosso – anche se non certo a pieni voti – le sue politiche seguite all'uscita dal «bailout» nell'agosto scorso, riconoscendo il sostanziale rispetto degli impegni presi con i creditori e spianando la strada all’esborso di quasi un miliardo di dollari ad Atene su cui dopodomani deciderà l’Eurogruppo riunito a Bucarest. Si tratta di una prima tranche di restituzioni per 4,8 miliardi di euro (per lo più profitti delle banche centrali su bond ellenici), promessa ad Atene entro il 2022 a scadenze semestrali condizionate, come incentivo per non deviare dai percorsi di riforme concordati per il periodo post-memoranda. La boccata di ossigeno, oltre a irrobustire il buffer finanziario a disposizione, dovrebbe consentire al governo greco di emettere nuovi bond sul mercato internazionale dei capitali già nelle prossime settimane e anche facilitare i piani per ripagare in anticipo gran parte degli onerosi presti del Fondo monetario Internazionale (prospettiva alla quale però la Germania sembra opporsi, perché ritiene importante che il Fmi resti coinvolto).

Non che Tsipras abbia svolto fino in fondo tutti e 16 i “compiti a casa” presi per il post-bailout: ad esempio, non ha varato i promessi ulteriori tagli alle pensioni, oltre a introdurre alcune misure tuttora criticate dai creditori come troppo generose e potenzialmente controproducenti, come l’aumento del salario minimo. Nell'ultimo mese, però, ha fatto passi avanti su alcuni provvedimenti tecnici (ad esempio sul fronte delle privatizzazioni) e ha fatto approvare dal Parlamento una legislazione un po' più rigida sulla protezione dei debitori in sostituzione della cosiddetta “legge Katseli” che impediva l’esproprio della prima casa e veniva considerata dai creditori un incentivo per i “strategic defaulters” e un ostacolo al percorso di risanamento dei bilanci bancari. La Commissione, peraltro, ha avvertito sui rischi della nuova legislazione (che va ancora completata), precisando che si aspetta che sia «temporanea». Comunque la frase-chiave arrivata da Bruxelles è «la Grecia ha preso le iniziative necessarie per conseguire tutti gli impegni specifici di riforma per la fine del 2018». La “grazia” a Tsipras per il ritardo non può stupire, anche perché una eccessiva severità avrebbe potuto avere effetti sulla campagna per le elezioni del parlamento europeo e sull’ormai prossimo voto per le politiche in Grecia (entro l’autunno).

Frenata sui grandi investimenti
Sul fronte dei potenziali grandi investimenti nell'economia greca, peraltro, si registrano battute d'arresto. Le ambizioni del colosso cinese Cosco di trasformare il panorama urbano del Pireo con investimenti da 580 milioni di euro per la Port Authority (a controllo cinese) hanno subito ieri un duro colpo con la decisione della potente Kas (Commissione Archeologica Centrale) di dichiarare di interesse archeologico parte dell’area vicina al nuovo terminal delle crociere: è un sostanziale stop ai progetti di costruzione di un grande centro commerciale e di un megahotel di lusso. Il ministro dell’Ambiente Stathakis ha comunque dichiarato che la decisione del Kas non annulla definitivamente gli investimenti, ma crea un quadro in cui l’investitore dovrà operare.

Un altro intoppo agli investimenti è arrivato con un nuovo ritardo fino alla fine di maggio per la scadenza sulle offerte per la realizzazione di un grande casinò nell'area dell'ex aeroporto di Atene destinata al gigantesco progetto immobiliare-turistico Hellenikon da 8 miliardi di dollari (che coinvolge il gruppo cinese Fosun e ed è in ritardo di una dozzina d'anni nonostante le forti pressioni della Ue perché decolli). Gli elementi radicali del partito di governo Syriza vorrebbero ancora bloccarlo, mentre l'opposizione di Nuova democrazia ha promesso di accelerarlo se andrà al potere in autunno.

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