Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, «condanna fermamente l’escalation militare e i combattimenti in corso a Tripoli e dintorni, compreso l’attacco aereo dell'Esercito Nazionale Libico (Lna) del generale Khalifa Haftar contro l'aeroporto Mitiga». In una nota del suo portavoce, Guterres «chiede lo stop immediato di tutte le operazioni militari con l’obiettivo di una de-escalation e di prevenire un conflitto a tutto campo». Quindi ribadisce che «non esiste una soluzione militare al conflitto in Libia e invita tutte le parti a impegnarsi immediatamente in un dialogo per raggiungere una soluzione politica» che l’inviato speciale Ghassan Salamé è pronto a facilitare. Il segretario generale «ricorda inoltre a tutte le parti i loro obblighi derivanti dal diritto internazionale umanitario per garantire la sicurezza di tutti i civili: Tutti i libici meritano pace, sicurezza, prosperità e rispetto per i diritti umani».
Anche gli Stati Uniti si schierano esplicitamente contro l’impresa bellica del generale Khalifa Haftar. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha infatti chiesto all’uomo forte della Cirenaica di «fermare immediatamente» l’offensiva contro Tripoli, aggiungendo che «non c’è una soluzione militare al conflitto in Libia». Intanto chiude l’ultimo aeroporto rimasto aperto, quello di Mitiga, a Est di Tripoli, che lunedì 8 aprile ha subito un raid aereo che ne ha danneggiato pesantemente la pista. Si calcola siano circa 2.800 costrette a lasciare le abitazioni in seguito agli scontri.
Nella serata di lunedì la Nato ha chiesto alle parti in campo di sospendere i combattimenti e di riavviare il dialogo politico, una linea ribadita anche dal premier italiano Giuseppe Conte che ha affermato: «L’importante è continuare a dialogare». Nelle stesse ore il presidente francese Emmanuel Macron ha telefonato al premieri libico Fayez al Sarraj condannando «totalmente l’attacco alla capitare e la minaccia alla vita dei civili» da parte del generale Haftar. Il presidente francese, nel corso di diversi colloqui telefonici avuti «in questi ultimi giorni» con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il premier libico Sarraj, e il maresciallo Haftar, ha espresso «profonda preoccupazione» per i recenti eventi in Libia e ha ricordato che «non c’è soluzione militare al conflitto libico», recita una nota diffusa nella tarda notte di lunedì dall’Eliseo. Per lui è «imperativo agire immediatamente per porre fine ai combattimenti e placare le tensioni».
Nella stessa giornata di lunedì è intervenuto anche il segretario di Stato Usa: «Abbiamo chiarito che ci opponiamo all’offensiva
militare delle forze di Khalifa Haftar e chiediamo uno stop immediato a queste operazioni militari contro la capitale libica»,
ha sottolineato Pompeo. E se la Russia «sta di certo usando ogni occasione per chiedere a tutte le parti» coinvolte nel conflitto
in Libia «di non intraprendere azioni che possano provocare scontri sanguinosi e la morte di civili», fonti francesi assicurano
che Parigi non era in alcun modo al corrente delle intenzioni del generale Haftar, smentendo, quindi, qualsiasi “piano segreto”
o “doppio gioco”, ma anzi continua a mettere il governo di Serraj al centro del gioco al fine di giungere al termine del
processo politico negoziato
ad Abu Dabi a fine febbraio. Sono di lunedì gli incontri dell’ambasciatrice di Francia con il ministro dell’Interno libico
Fathi Bachagha e dell’ambasciatore italiano Giuseppe Buccino con il premier Fayez al-Sarraj. Entrambi i diplomatici hanno
ribadito il sostegno di Francia e Italia al Governo di Tripoli.
Intanto, però, proseguono gli scontri in Libia tra le forze del governo di Tripoli presieduto da Fayez al-Sarraj e quelle di Khalifa Haftar e sono circa 2.800 gli sfollati
per gli scontri armati in corso nei pressi di Tripoli, nella Libia occidentale, dove la situazione resta fluida e imprevedibile,
scrive l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari in un “aggiornamento flash” sulla
situazione. Sono già 32 i morti e 80 i feriti in un primo bilancio, parziale, dell’offensiva lanciata dall’esercito del
Khalifa Haftar su Tripoli. Il ministro della Sanità del governo di accordo nazionale, Ahmed Omar, in una dichiarazione alla
tv libica “Libya Al-Ahrar” ha sottolineato come la maggior parte delle vittime siano civili, anche se non ne ha precisato
il numero. Sono 14, invece, le vittime annunciate finora dall’esercito del generale di Bengasi.
Domenica l’aviazione del governo di Tripoli ha condotto un raid contro la base aerea di Al-Wattiyah, a sud-est della capitale verso il confine tunisino, controllata dell’Esercito nazionale libico di Haftar. Lo ha reso noto sulla sua pagina Twitter il Libya Observer, secondo il quale la base di Al-Wattiyah è servita come punto di partenza per raid contro l’area di Naqliya, sulla strada per l’aeroporto internazionale (chiuso nel 2014), nonostante le promesse di lasciare questa base fuori dei combattimenti. Lunedì un aereo ha bombardato l’aeroporto di Mitiga, a Est di Tripoli, l’unico scalo ancora funzionante della capitale.
Il governo di Sarraj registra, però, la prima defezione importante, nella persona del suo vicepresidente, Ali Al-Qatrani, che ha annunciato le sue dimissioni e ha espresso il suo sostegno all’operazione dell'Esercito nazionale libico di Haftar a Tripoli, riporta il quotidiano Asharq Al-Awsat. Qatrani, nelle dichiarazione riportate dal quotidiano panarabo, ha detto che Fayez al-Sarraj è «controllato» dalle milizie e «attraverso l’incoraggiamento di queste milizie, Sarraj ha violato l’accordo politico sulla Libia abusando dei privilegi concessi a lui come capo del Consiglio presidenziale». Il vicepresidente del Consiglio saluta la marcia dell’esercito di Haftar su Tripoli con lo scopo di liberarla dalle bande terroristiche e criminali.
Operativi i 400 militari italiani
Sono al momento regolarmente dispiegati i circa 400 militari italiani impegnati nella Missione bilaterale di assistenza e
supporto in Libia (Miasit). Dunque, nonostante gli scontri di questi giorni per l'avanzata del generale Haftar, rimane finora
invariata la disposizione del contingente nazionale presente nel Paese nordafricano. Il grosso dei militari italiani (300)
è dislocato presso l'ospedale da campo di Misurata, attivato per fornire assistenza sanitaria alle forze libiche impegnate
nel contrasto alla presenza dell'Isis nel Paese.
Il resto delle forze armate nazionali si trova a Tripoli con compiti di supporto alla guardia costiera locale. In particolare,
nel porto della capitale libica c'è la nave Capri della Marina Militare che fornisce aiuto logistico, nonché un team addestrativo.
Intanto le quotazioni del petrolio corrono ad inizio di settimana sull’onda dei venti di guerra a che arrivano dalla Libia. I contratti sul greggio Wti hanno fatto registrare un rally fino a 64,21 dollari. Il Brent, che venerdì aveva sfondato quota 70 dollari, sale fino a 70,66 dollari.
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