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Salvini a lezione da Abe su economia e immigrazione

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il premier a roma

Salvini a lezione da Abe su economia e immigrazione

Lezione di economia e di politiche migratorie dal professor Shinzo Abe per Matteo Salvini: di buon mattino ieri il primo ministro giapponese ha avuto un colloquio informale con il vicepremier italiano nell’albergo romano che lo ospitava. Fonti della Lega hanno indicato che c’è stata una «piena condivisione» sui temi di politica economica, sociale e controllo dell’immigrazione. Del resto, ormai da qualche tempo, Salvini a chi gli fa notare il peso del debito pubblico sull’Italia, risponde ripetendo una battuta :”Japan model, Japan model” , sottolineando così che il Giappone sopravvive e cresce nonostante il debito pubblico elevato. I due, ieri, si sarebbero lasciati con l’idea di rivedersi a Tokyo.

A rendere il breve incontro qualcosa di più di un saluto di cortesia è il fatto che il Giappone di Abe è spesso indicato dagli ambienti “sovranisti” come un modello da imitare. Sulle politiche migratorie, è noto per i suoi orientamenti restrittivi: lo scorso dicembre Abe ha promosso un primo allargamento delle maglie alla manodopera generica, ma solo per venire incontro alle richieste dell’industria di fronte a gravi carenze di manodopera. Se Salvini avesse chiesto al premier quante richieste di asilo accoglie, Abe avrebbe risposto : «Nel 2017, 20 su 19.628».

Il caso giudiziario del top manager Carlos Ghosn avrebbe poi evidenziato che il Giappone è un paradiso per i ministri dell’Interno: fermo di polizia di 23 giorni, rinnovabili. Quanto all’«Abenomics», continua a essere caratterizzata da una politica monetaria ultra-espansiva, anche anche in presenza di un debito pubblico che, rispetto al Pil, è il più alto tra i Paesi Ocse: i calcoli variano, con i più severi a indicare un rapporto intorno al 250%.
Economisti vicini alla Lega sottolineano che la Banca del Giappone effettua ingenti acquisti di titoli di Stato; eppure l’inflazione resta bassissima e lo yen – pur indebolito, a beneficio del settore manifatturiero – continua a essere considerato un solido bene-rifugio dagli investitori. Abe avrebbe potuto aggiungere musica per le orecchie di Salvini, rilevando di aver messo nel sacco il Partito Democratico (giapponese) con un doppio rinvio di un aumento dell’Iva concordato quando al potere erano i suoi oppositori (che pagarono le conseguenze dell’intesa con un crollo elettorale).

Di «grande vicinanza» tra Italia e Giappone - tanto più dopo l’accordo di libero scambio tra Ue e Tokyo - hanno molto parlato i premier Conte e Abe. La novità è che l’Italia – dopo aver firmato il memorandum di intesa con la Cina – ha dato il suo appoggio alla visione di Abe di una «regione Indo-Pacifico libera e aperta» e in connessione con l’Europa. Conte ha detto: «Lavoreremo in modo sinergico in questa direzione». Il “concept” era stato lanciato nel 2016 da Abe e sottoscritto l’anno scorso da Donald Trump: si tratta di un aggiornamento della precedente visione giapponese di un «arco» di democrazie e prosperità che dal Sol levante giungeva all’Oceano Indiano e oltre. Una visione che appare a molti di contenimento o quantomeno diluizione della crescente influenza della Cina, anzitutto per la sua proiezione geografica che si impernia su Giappone, Australia e India sul sottofondo della presenza regionale americana. Il suo focus non è solo sulla condivisione dei valori di democrazia, trasparenza e rispetto delle regole internazionali, ma specificamente sulla libertà di navigazione. Abe ieri ha brindato al recente varo dell’accordo bilaterale su “procurement” e scambio di tecnologie nella Difesa.

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