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preoccupano inflazione e consumi

Usa, la Fed lascia i tassi invariati: «Economia solida ma ci sono segnali di debolezza»

La Federal Reserve ha mantenuto invariati i tassi di interesse negli Stati Uniti, evocando nuovamente anzitutto “pazienza” nel decifrare le prospettive dell'economia prima di qualunque modifica nella sua politica monetaria. Ha registrato la sorprendente forza di recente mostrata dalla longeva espansione - espressa da un Pil del primo trimestre al passo del 3,2% - ma ha evidenziato allo stesso tempo che guarda al futuro e tiene sotto stretta osservazione alcuni, emergenti segnali di debolezza.

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Traendo esplicite conclusioni operative da quella pazienza, il chairman Jerome Powell nella sua conferenza stampa al termine della riunione di due giorni dei vertici dell'istituto ha escluso ravvicinate mosse sul costo del denaro, compreso un taglio per il quale ha affermato che non esistono oggi “forti ragioni” anche per una Fed che, aveva poco prima ricordato, ha “l'obiettivo di fondo di sostenere l'espansione economica”.

Nell'annunciare che hanno lasciato i tassi interbancari fermi al 2,25%-2,50%, i vertici della Banca centrale hanno parlato nel loro comunicato di una crescita “solida” e “salutare”, giustificando l'attuale attendismo come “appropriato”. Nelle stesse righe la Fed ha tuttavia indicato che l'inflazione viaggia al momento “sotto il target” del 2%, anziche' “vicino” all'obiettivo ideale come aveva indicato in precedenza. Un'inflazione deludente - in marzo i prezzi core, cioe' depurati dalle componenti piu' volatili, sono lievitati solo dell'1,6% rispetto all'anno scorso - viene considerata dalla Fed un sintomo preoccupante per la futura robustezza della crescita. Powell e' parso poi almeno parzialmente attenuare quell'allarme durante la conferenza stampa, affermando che l'inflazione tornera' “nel tempo” verso il target. I banchieri centrali hanno inoltre segnalato frenate nei consumi delle famiglie, un trend che a sua volta se confermato potrebbe sollevare rischi visto che questa spesa rappresenta due terzi dell'attivita' economica. La Fed rimane infine attenta agli “sviluppi economici e finanziari globali”.

La decisione sui tassi, approvata all'unanimita' dal Federal Open Market Committee della Fed, riflette la convinzione che una continua pazienza sia oggi d'obbligo. Una pazienza, appunto, “mentre determina quali future correzioni” ai tassi interbancari si mostreranno necessarie. I mercati hanno ieri inizialmente accolto la scelta con nervi saldi, con gli indici di Borsa che hanno evidenziato modesti guadagni subito dopo la decisione. La Borsa ha poi pero' ceduto quando Powell ha enunciato l'assenza di imminenti stimoli. “E' difficile interpretare l'attuale presa di posizione come decisamente piu' accomodante per la crescita”, ha indicato Fitch Ratings sostenendo che il giudizio della Banca centrale rimane equilibrato e aperto agli sviluppi in arrivo.

Il board della Banca centrale ha avviato discussioni sul da farsi in futuro, che potrebbero tuttavia essere complicate anche da polemiche politiche visto che l'amministrazione Trump chiede invece a gran voce rapidi allentamenti di politica monetaria e che la Fed ha ribadito quando sia importante per lei non essere condizionata da pressioni di Washington. Di sicuro e' venuto alla luce che gli esponenti Fed hanno di recente dibattuto le condizioni che potrebbero portare a riduzione dei tassi d'interesse per affrontare un aggravarsi di sfide economiche - e tra queste c'e' uno scenario di prezzi troppo deboli anche in presenza di una crescita che non si azzeri. I mercati future, da parte loro, nelle ultime giornate avevano scommesso su un 70% di probabilita' di un allentamento di politica monetaria entro il prossimo gennaio. Quest'anno la Fed ridurra' anche il portafoglio titoli gonfiato dal Qe durante la lotta alla crisi - una decisione ora confermata - pur indicando che considerara' modifiche ai suoi piani qualora gli sviluppi del clima economico li rendano necessari.

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