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L’economia aperta trova casa all’Equatore

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L’economia aperta trova casa all’Equatore

Con la ratifica del parlamento di Banjul, a inizio aprile, il Gambia è diventato il ventiduesimo Paese ad approvare l'adesione al blocco commerciale unico, il più grande del mondo: grazie al sì gambiano, l’Afcfta (Africa continental free trade agreement) raggiunge, a poco più di un anno dalla sua firma a Kigali, in Ruanda, il numero minimo di governi membri per entrare in vigore tra poche settimane, a luglio: via al libero scambio delle merci e alla riduzione delle tariffe doganali.

Ultimato nei singoli Stati il processo di ratifica, 52 delle 55 nazioni africane (e 1,27 miliardi di consumatori) condivideranno lo stesso mercato, un'economia aggregata da 3,4 migliaia di miliardi di dollari (sette entro il 2030, secondo le stime): più del doppio del Pil della Russia. Benin, Eritrea e Nigeria (prima economia del continente e Paese promotore dell'iniziativa) sono le tre nazioni che hanno deciso di tirarsi indietro, mentre 30 delle 52 hanno detto sì anche a un protocollo dell'Unione africana per la libera circolazione delle persone.

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