L’esercito israeliano ha annunciato «il ritorno alla normalità nelle retrovie israeliane» a partire dalle 7 (le 6 in Italia) di lunedì 6 maggio. La mossa delle forze armate di Tel Aviv rappresenta un’implicita conferma del raggiungimento di un’ intesa per il cessate il fuoco a Gaza. In precedenza anche la televisione al-Aqsa di Hamas aveva annunciato un cessate il fuoco a partire dalle 4.30 locali. Non si hanno ancora molti particolari sull'intesa raggiunta, tuttavia la tv israeliana - citando fonti palestinesi - ha riferito che Israele si sarebbe impegnata a realizzare entro una settimana tutti gli impegni concernenti la tregua con Gaza e che in merito ci sono garanzie dell’Onu e dell’Egitto.
Il cessate il fuoco - secondo quanto riporta Haaretz - sarà reciproco ed entrambe le parti si impegnano al rispetto dell’intesa. La Radio militare ha detto che l’accordo indiretto è stato raggiunto grazie all’intervento dell’inviato dell'Onu Nickolay Mladenov.
Forte tensione nella Striscia di Gaza. Da sabato sono stati lanciati oltre seicento razzi e colpi di mortaio sparati contro Israele e di questi circa un terzo ha raggiunto centri abitati, anche se in larga parte intercettati dall’apposito sistema di difesa. Durante i duri bombardamenti palestinesi un razzo sparato da Gaza ha centrato l’ospedale israeliano di Ashkelon arrecando danni al suo dipartimento oncologico. Una parte di quell’ospedale opera peraltro sotto terra. Al suo interno i medici si sono prodigati invano per salvare due feriti molto gravi, un manovale colpito in una fabbrica e una donna la cui automobile è stata centrata da un razzo. Il bilancio complessivo risulta essere di circa 25 morti, in netta prevalenza tra i palestinesi. L’esercito di Gerusalemme ha di conseguenza inviato al confine due brigate di fanteria corazzata a cui potrebbero essere affidate «missioni offensive».
Intanto gli Stati Uniti «condannano fermamente la raffica di attacchi lanciati da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese da Gaza su civili innocenti e le loro comunità in tutto Israele». In una nota del dipartimento di Stato Usa si chiede «ai responsabili della violenza di cessare immediatamente questa aggressione. Siamo a fianco di Israele e sosteniamo pienamente il suo diritto all’autodifesa contro questi attacchi aberranti». Anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi «condanna con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano» ribadendo che «Israele, al pari di ogni Stato, ha diritto all’autodifesa e rinnova, a nome dell’Italia, un forte appello affinché cessino le aggressioni e le violenze».
Nuovi venti di guerra, dunque, che spezzano un periodo di calma, seppur precaria, puntellata da intese verbali messe a punto da Egitto, Qatar e Onu. La situazione è precipitata venerdì sera, durante gli incidenti al confine della Striscia. Jihad, ritenuta vicina all’Iran, è nel mirino dell’esercito israeliano ed è accusata di aver sistematicamente cercato di destabilizzare le intese fra Israele e Hamas basate sulla formula «la calma in cambio di aiuti economici alla Striscia».
Mentre in Israele si osservava il riposo sabbatico da Gaza sono partite all’alba le prime salve di razzi. Prima verso le località
più vicine. Poi, col trascorrere delle ore, si sono registrati lanci in profondità. Al suono delle sirene - che hanno continuato
a lanciare l’allerta per tutta la giornata di sabato - centinaia di migliaia di israeliani hanno dovuto a più riprese correre
nelle stanze protette dei loro appartamenti o nei rifugi, con un preavviso di pochi secondi per mettersi in salvo. Come detto
il numero delle vittime è stato sinora contenuto grazie ai sistemi di difesa Iron Dome.
La reazione di Israele si è scatenata con continui attacchi aerei in cui sono stati colpiti numerosi obiettivi militari di Hamas e della Jihad islamica in tutta la Striscia, fra cui un tunnel militare che penetrava per alcuni metri in Israele. Ed è in uno di questi raid che una bimba di appena 14 mesi, Seba Abu Arar, e la donna incinta che era con lei sono rimaste uccise. Di fronte alle incursioni aeree israeliane la Jihad islamica ha lanciato pesantissime minacce, dicendosi pronta a colpire l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, la centrale atomica di Dimona ed i porti di Ashdod e di Haifa, se non cesseranno gli attacchi. E a Gaza, stremata dalla povertà ancora più sentita in questi giorni di vigilia del Ramadan, cresce la rabbia.
La diplomazia ha lavorato a lungo con l’Onu che, dopo aver condannato «il continuo lancio di razzi da Gaza», ha stretto i contatti con le parti per un cessate il fuoco mentre dall’Ue è arrivato dalle prime ore delle nuove ostilità un forte monito a fermare immediatamente il lancio di razzi verso Israele, auspicando una descalation per proteggere i civili. «Sia gli israeliani sia i palestinesi hanno diritto di vivere in pace», ha sottolineato l’ufficio di azione esterna europea appoggiando gli sforzi di Egitto e Qatar. Il risultato ottenuto è la tregua siglata nella notte tra domenica e lunedì 6 maggio.
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