New York - Una prima grande città americana ha detto no alla tecnologia del riconoscimento facciale. La ribellione non a caso
è esplosa a San Francisco, combattuta tra le istanze della contigua Silicon Valley - da decenni patria di tutte o quasi le
rivoluzioni hi-tech - e le profonde radici politiche progressiste. Ha votato, in omaggio a queste ultime, la messa al bando
del ricorso alla facial recognition da parte delle autorità locali. Con un secondo voto previsto la prossima settimana, ritenuto
una mera formilità, il passo ha immediatamente assunto valore simbolico e avuto eco nazionale, esempio per altre metropoli
e Stati del Paese che aspettavano un segnale, pronti a far scattare a loro volta misure simili in forme più o meno drastiche.
La decisione è stata presa nelle ultime ore dal Board of Supervisors di San Francisco, come viene chiamato l’organo legislativo che fa le veci sia del consiglio comunale che di quello dell’intera contea circostante. A stragrande maggioranza, 8 contro uno con due assenti che si erano però espressi a favore del divieto, il board ha citato la necessità di difendere la privacy dei cittadini nei confronti di una tecnologia forse promettente ma che considera non ancora adeguata per essere utilizzata senza rischi di ledere pesantemente i diritti individuali e consegnare eccessivi poteri di sorveglianza e intrusioni governative.
È un timore che è stato portato alla ribalta di recente da più d’uno studio, tra cui un’indagine quest’anno da parte del Mit Media Lab che ha denunciato come queste “analisi” dei volti affidate a software commettano
significativi errori quando si tratta di donne e minoranze etniche, in particolare afroamericani.
Il passo di San Francisco, nel clima di accresciuto timore per la facilità riscontrata nella manipolazioni di dati e informazioni
sull’intera frontiera digitale, potrebbe adesso spianare la strada a altre iniziative del medesimo tenore. Una legge è pronta
nella vicina Oakland. Sull’altra costa, quella orientale della nazione, una massa al bando è allo studio nei pressi di Boston,
a Somerville, e l’intero stato del Massachusetts sta considerando quantomeno di dichiarare una moratoria sull’adozione della
facial recognition finché non vengano dimostrati miglioramenti della tecnologia. Il leader del Senato locale Cynthia Creem
ha messo sotto accusa proprio «gli errori collegati a pregiudizi razziali, in particolare donne afroamericane».
Al Congresso nazionale di Washington è stata presentata una proposta per impedire a chi utilizza a livello commerciale la
facial recognition di raccogliere e condividere dati in grado di identificare e seguire le abitudini dei consumatori senza
il loro consenso.
Nella città Californiana che ha tirato per prima le nuove redini sulla tecnologia, il nuovo divieto riguarderà tutte le authority
municipali, comprese le forze dell’ordine. Il provvedimento non interessa l’aeroporto internazionale di San Francisco né il
porto, che sono responsabilità federale. Non sono inoltre previsti limiti a un’eventuale adozione della facial recognition
da parte di aziende o individui. Aaron Peskin, l’esponente del board che ha proposto il divieto, ha messo in luce la rilevanza
dell’intervento: «Credo che il fatto che San Francisco sia il quartier generale, vero o presunto, di tutto ciò che è tech
implichi anche una particolare responsabilità per i legislatori locali. Abbiamo una responsabilità fuori dal comune di regolamentare
gli eccessi della tecnologia precisamente perché hanno sede qui». Questo anche se in realtà le authority di San Francisco
non avevano finora ancora adottato simili tecnologie di sorveglianza.
Ascolta Radio 24: Come funziona il riconoscimento facciale
Il bando totale ideato dalla città ha tuttavia sollevato anche controversie, il timore che sia lui stesso una reazione eccessiva a pur legittime preoccupazioni. La Technology and Innovation Foundation, associazione sostenuta dal settore tech, ha messo in guardia dal vietare usi ragionevoli del riconoscimento facciale, quali la ricerca di persone scomparse, bambini e adulti, o la lotta al traffico di esseri umani. Oppure ancora la caccia a sospetti terroristi in caso di attentati. Il gruppo cittadino Stop Crime SF aveva proposto in alternativa uno stop temporaneo che non diventasse una massa al bando permanente, per lasciare tempo alla tecnologia di correggere i difetti denunciati.
La tecnologia, insistono i suoi difensori, è stata impiegata con successo contro la piccola criminalità come nell’identificazione e caccia a stragisti, quali lo sparatore nella sede di un giornale ad Annapolis in Maryland lo scorso giugno.
Certo è però che la diffusione della facial recognition appare pronta a galoppare con i suoi usi e abusi, spesso coperta da
veli di segretezza da parte di imprese e agenzie governative che la sviluppano o la adottano capaci di alimentare il nervosismo.
La società specializzata Grand View Research stima il mercato della cosiddetta “facial biometrics” oggi in 136,9 milioni di
dollari e destinato a una rapida crescita a 375 milioni entro il 2025. Comprende combinazioni di sensori e telecamere, algoritmi
e soluzioni di intelligenza artificiale.
La Georgetown University ha calcolato che ormai oltre metà dei tratti somatici dei cittadini americani sono con ogni probabilità in qualche database governativo o di forze di sicurezza e intelligence. Oggi una dozzina di aeroporti americani hanno ormai installato la tecnologia, anche se si mostra efficace solo nell’85% dei casi. Entro il 2021 l’obiettivo federale è che sia adottata da venti grandi aeroporti. Viene già impiegata in grandi stadi sportivi e da numerosi dipartimenti locali di polizia: la Electronic Frontier Foundation ha rinvenuto il suo utilizzo a Las Vegas, Orlando, San Jose, San Diego, New York City, Boston, Detroit, Durham in North Carolina, da parte del Colorado Department of Public Safety, dell’ufficio dello sceriffo della contea di Pinellas in Florida, dal California Department of Justice e dalla polizia dello stato della Virginia. Persino la stella della canzone Taylor Swift vi ha fatto ricorso in un concerto per cercare di scoprire la presenza di eventuali stalkers, molestatori.
Che il settore, in mancanza di barriere, prometta continuo sviluppo lo dimostrano anche le scommesse effettuate dai protagonisti del business impegnati su questo segmento della frontiera digitale. Amazon, che ha lanciato Rekognition, Microsoft e Ibm appaiono all’avanguardia della diffusione della facial recognition, con clienti che vanno dagli agenti di polizia all'immigrazione e alle dogane.
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