Altra giornata difficilissima per il Governo britannico. Oggi la premier Theresa May ha presentato in Parlamento il suo progetto rivisto e corretto per rendere Brexit realtà, ma con ben poche speranze di successo. Anzi, si fa sempre più forte la pressione dei Conservatori perché la premier si dimetta. In aperta polemica con la May, mercoledì ha lasciato un’altra figura di primo piano dei Tories, Andrea Leadsom, ministro per i Rapporti con il Parlamento ed esponente di spicco dei Brexiteers. Leadsom è il 36esimo membro dei governi May, tra ministri e sottosegretari, a lasciare l’incarico.
Il tutto avviene a poche ore dal voto che nessuno voleva, quello per l’elezione dei 73 deputati britannici all’Europarlamento. Un voto che vede il Brexit Party di Nigel Farage davanti a tutti nei sondaggi, mentre si profila una disfatta per i Tories.
La May ha cercato di accontentare tutti con il suo compromesso ma non è riuscita a soddisfare nessuno. Il piano in dieci punti proposto dalla premier britannica è stato categoricamente respinto da quasi tutti – dall’opposizione laburista, dai liberaldemocratici e dai Verdi, dagli unionisti del Dup e dall’ala pro-Brexit del partito conservatore.
Un deputato conservatore stamani ha definito il piano della May «una bomba a mano che le è scoppiata in faccia». Molti sostengono che non ha senso neanche presentare il disegno di legge al voto a inizio giugno come previsto, perché è sicuro che verrà bocciato dal Parlamento. Alcuni chiedono perfino le dimissioni immediate della premier, un’ipotesi diventata sempre più concreta con il passare delle ore. Nel pomeriggio si erano diffuse voci di sue dimissioni già in serata, poi apparentemente rientrate.
Il ministro dell’Ambiente Michael Gove ha invitato tutti i deputati a «prendere tempo e riflettere seriamente», studiando i dettagli del piano pubblicato oggi.
La May aveva fatto alcune concessioni, come la possibilità per i deputati di votare su un secondo referendum, ma solo in cambio
dell’approvazione del disegno di legge da lei presentato. Anche le concessioni ai laburisti su diritti dei lavoratori e tutela dell’ambiente non sono state sufficienti.
Le proposte sono «troppo deboli, troppo poco e troppo tardi», ha detto oggi Sir Keir Starmer, responsabile di Brexit del partito
laburista.
GUARDA IL VIDEO / May apre uno spiraglio al referendum bis sulla Brexit
La premier aveva sottolineato ieri che questa proposta è «l’ultima chance» per una Brexit concordata con l’Unione europea. Se il Parlamento di Westminster voterà contro l'accordo di recesso per la quarta volta, le alternative saranno estreme: un annullamento di Brexit oppure un’uscita dalla Ue senza un accordo. Oggi è stato anche l’ultimo giorno di una campagna elettorale in tono minore in vista delle elezioni europee che si tengono domani in Gran Bretagna. Secondo i sondaggi il Brexit Party di Nigel Farage si piazzerà in prima posizione, mentre i due grandi partiti – conservatori e laburisti – saranno fortemente penalizzati. La previsione è anche di un forte aumento dei consensi per i Liberaldemocratici e i Verdi, i due partiti decisamente schierati a favore di restare nella Ue.
Brutte notizie anche dal mondo delle imprese. British Steel, il secondo gruppo siderurgico, è al collasso e ha appena annunciato di essere entrato in amministrazione controllata, mettendo a rischio i posti di lavoro di cinquemila dipendenti e 20mila persone nell’indotto. Il gruppo aveva chiesto un finanziamento di emergenza di 30 milioni di sterline al Governo ma le trattative non sono andate a buon fine. EY cercherà ora di trovare un acquirente per il gruppo.
British Steel ha dato la colpa alle incertezze legate a Brexit per i problemi che l’hanno portata al fallimento.
© Riproduzione riservata