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    Da Mediaset a Fiat-Chrysler: perché l’Olanda è il paradiso delle holding

    Mediaset e Fiat-Chrysler, Rolling Stones e U2. Non importa se ti chiami Berlusconi o Agnelli-Elkann, Mick Jagger o Bono Vox, in Olanda sei comunque il benvenuto. Cantanti e imprenditori, banchieri e finanzieri si affollano numerosi in questi giorni sui canali di Amsterdam, divenuta il crocevia dei vip di due mondi oggi più che mai interconnessi: il business e lo spettacolo. Eccolo, dunque, l'Eden delle multinazionali di ogni tipo. Se hai una holding e cerchi un luogo dove installarla, questo è il posto giusto. Perché Amsterdam è ormai un palcoscenico con una forza di attrattività spaventosa.

    Non è soltanto il Fisco, praticamente inesistente per le holding di partecipazioni (si veda la tabella con il confronto tra Italia e Olanda), ad attirare uomini e capitali. C'è anche la flessibilità della governance societaria, con il voto plurimo nelle assemblee degli azionisti. C'è un apparato giudiziario snello e sburocratizzato. Un sistema finanziario dove è facile trovare capitali a costi bassi. E poi ci sono loro, i professionisti delle multinazionali: uno stuolo di fiscalisti, commercialisti, notai, avvocati, advisor e amministratori che rendono fluidi e rapidi i meccanismi di creazione e di gestione delle holding.

    IL CONFRONTO FISCALE TRA ITALIA E OLANDA

    Fisco, governance e burocrazia inesistente spianeranno dunque la strada alla nuova holding del gruppo Mediaset, dopo che già gli Agnelli-Elkann hanno potuto sperimentarne i vantaggi collocando qui Exor prima e Fca dopo. Quanto a Mick Jagger & C. e a Bono Vox e compagni, loro sono dei veterani, arrivati qui tra il lontano 1972 (i Rolling Stones) e il 1981 (gli U2).

    Ma è camminando tra le vie di Amsterdam e delle altre grandi città olandesi che il fenomeno appare in tutta la sua grandezza. L'Olanda è come una grande carta moschicida che attira società da ogni parte del mondo, come emerso anche da un'inchiesta di “Fiume di denaro” pubblicata su questo sito a dicembre dell'anno scorso.

    A sud della città sorge il palazzo della Loyens & Loeff, uno studio legale internazionale con filiali in tutto il mondo. Nulla lascia pensare che proprio qui, il 1° aprile 2014, è nata la Fiat Automobiles Nv, poi diventata Fca, reduce in questi giorni dalla mancata fusione con Renault. Non c'è nessuna indicazione che richiama la presenza della casa automobilistica che pure ha qui la sua sede legale mondiale. Tutti gli atti che contano si svolgono in questo edificio, per esempio l'ultima assemblea degli azionisti, convocata proprio negli uffici della Loyens & Loeff il 7 settembre 2018. Il domicilio fiscale di Fiat Chrysler Automobiles è invece a Londra.

    E nessuna guida turistica vi porterà mai a Prins Bernhardplein 200, a circa quattro chilometri dal centro di Amsterdam, eppure in questo palazzo in vetro e cemento, batte il cuore di 2.812 società che provengono da tutto il mondo, Italia compresa. Ti aspetteresti un brulicare di persone, impiegati, clienti, fornitori e al limite anche impianti produttivi ma non c'è nulla di tutto questo. Di fronte ai vetri specchiati ci sono solo centinaia di biciclette che però appartengono ai dipendenti della Intertrust che qui ha la sua sede.

    Intertrust è un colosso della creazione e domiciliazione di società. I suoi esperti si occupano di tutto ciò di cui una attività ha bisogno: formazione, assistenza legale, contabilità e amministrazione, transazioni finanziarie, proprietà intellettuale, compliance e servizi di tesoreria. Se ciascuna delle 2.812 società, alcune delle quali sono dei veri e propri colossi internazionali, avesse anche solo qualche decina di dipendenti non basterebbe un intero quartiere di Amsterdam per ospitarli.

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    Sulla Amstelplein, proprio di fronte al palazzo della Intertrust, in un edificio che ospita anche una società editoriale si nasconde, tra le altre, la presenza di due filiali eBay, la piattaforma digitale di commercio elettronico. Ancora pochi metri e si raggiunge il quartier generale di Uber. In questo palazzo di vetro e acciaio sono ben 16 le società che fanno capo alla multinazionale di San Francisco, la tra quali Uber Filippine e Uber Pacific. A Baarn, un paese in provincia di Utrecht che conta appena 24mila abitanti e sorge a 35 da Amsterdam c'è addirittura la sede di Uber Yachting, che gestisce la app per ricchi diportisti che hanno voglia di girare il mondo in mare.

    Bisogna invece prendere la metropolitana per raggiungere la sede di Google nel cuore del quartiere finanziario di Zuidas, un distretto in piena crescita che entro la fine dell'anno ospiterà anche la sede dell'Agenzia europea del farmaco. All'interno della Vinoly Tower, progettata dall'archistar uruguaiano Rafael Vinoly Beceiro, a due passi dal quartier generale della Abn Amro, Google occupa ben cinque piani con le sue società. Qui c'è il motore del meccanismo che ha consentito al gruppo di Mountain View di pagare imposte irrisorie nei paesi europei a fronte di incassi miliardari. Lo schema era chiamato “Double Irish with a Dutch Sandwich” e faceva transitare i pagamenti di ogni acquirente attraverso due società irlandesi e una olandese per poi far confluire gli incassi nelle Bermuda.

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    A 30 chilometri da Amsterdam una nuova tappa. A Hilversum, una cittadina di 89mila abitanti un anonimo complesso ospita 26 società della Nike, brand statunitense dello sport e tempo libero. Nell'elenco figurano Nike Chile, Nike Uk, Nike Asia, la holding europea, Nike India e Nike Canada. Che ci fanno in Olanda, a migliaia di chilometri di distanza, società che dovrebbero gestire gli affari della Nike nei rispettivi paesi? La risposta è sempre una: l'enorme vantaggio fiscale, che vede nella Nike Innovate uno snodo importante. La proprietà del logo “swoosh” è stata trasferita nel 2014 dalla controllata della Nike nelle isole Bermuda alla filiale olandese Nike Innovate, che è domiciliata nello stesso edificio di Hilversum.

    La Nike Innovate ha una particolare forma giuridica - Cv dall'olandese commanditaire vennootschap - utilizzata in modo massiccio soprattutto dalle multinazionali per pagare poche tasse. Le Cv sono equiparabili alle società in accomandita semplice e si tramutano spesso in “fantasmi fiscali” invisibili all'erario perché i partner che costituiscono la società possono risiedere all'estero. In questo caso non pagano le imposte in Olanda, che presuppone che le paghino in madrepatria, ma nemmeno nel loro paese, che a sua volta presume che le tasse vengano versate nei Paesi Bassi.

    Ma anche a Leida, 40 chilometri da Amsterdam, proprio dietro la stazione ferroviaria ci sono gli uffici di Ikea. Non quelli che si possono incontrare in qualunque città all'interno dei centri commerciali. Qui c'è il cuore di Ikea, svedese nel Dna ma olandese nel portafoglio. All'interno del palazzo, oltre alla capogruppo Ingka Holding, ci sono altre cinque società del gruppo, compresa quella che gestisce le foreste che Ikea possiede in Romania e nei paesi baltici.
    Pochi giorni fa l'organizzazione Tax Justice Network ha collocato l'Olanda al quarto posto tra i paesi del Corporate Tax Haven Index, che classifica i principali paradisi fiscali per le multinazionali. Dopo le Isole vergini britanniche, Bermuda e Cayman ci sono proprio i Paesi Bassi.

    Già, perché come ogni cosa anche qui c'è un rovescio della medaglia. E per ogni multinazionale che arriva ad Amsterdam per comprensibili ragioni di ottimizzazione tributaria o di governance, ce ne sono altre il cui unico scopo è la pura e semplice elusione fiscale.

    Il 6 novembre 2018 il ministero delle Finanze olandese ha inviato un rapporto al Parlamento dell'Aja nel quale si legge che nei Paesi Bassi esistono circa 15mila società finanziarie speciali (spesso note come società “bucalettere”) attraverso le quali passano circa 4.500 miliardi di euro all'anno. Soltanto una piccola percentuale di questo importo è soggetto a tassazione: appena 199 miliardi.

    La Intertrust è l'emblema di un paese dove ci sono migliaia di società utilizzate soltanto per far transitare sulla carta flussi finanziari e pagare meno tasse possibili nella nazione di origine. La maggior parte sono società “bucalettere”, prive di personale e di una reale attività nei Paesi Bassi.

    Nel 2009 l'80% delle entrate e il 76% delle uscite degli investimenti stranieri in Olanda passava attraverso società “bucalettere”. Quattro anni dopo, nel 2013, le percentuali sono rispettivamente salite all'83% e al 78%. È un recente rapporto dell'organizzazione non governativa Oxfam a dirlo. E a confermarlo, nell'ottobre dello scorso anno, è giunto un rapporto del Parlamento europeo sulle società “scudo” (shell companies), che ha preso come indicatore lo stock degli investimenti esteri diretti in relazione al Prodotto interno lordo dei paesi dell'Unione europea. Gli investimenti esteri in Olanda sono pari a più di cinque volte il Pil.

    I due lati della medaglia fanno oggi dell'Olanda il paese più attrattivo in Europa per le multinazionali. E Mediaset non sarà certo l'ultima a preferire i placidi canali olandesi.

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