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Dalla Germania all’Europa, così l’onda Verde può cambiare la politica

La vittoria alle elezioni europee di Die Grünen, che conquistando il 20,5% dei voti per la prima volta nella storia a livello federale è diventato il secondo partito in Germania prima dei socialdemocratici, è stata definita di portata epocale, come la rivoluzione giovanile del ’68, tale da poter stravolgere lo scenario politico tedesco.

Ma i leader dei Verdi tedeschi, un partito fondato negli anni ‘80 con i suoi primi parlamentari pacifisti e ambientalisti che si rifiutavano di indossare giacca e cravatta nel Bundestag, ne hanno fatta di strada da allora, sono entrati nella politica del fare e non del promettere, sono in governi di coalizione in sette Länder e nel Baden-Württemberg hanno il primo ministro. Sono ora consapevoli della grande sfida che li attende: pur rappresentando sulla carta un quinto dell’elettorato, in Parlamento hanno soltanto 67 seggi su 709, equivalenti all’8,9% dei voti presi alle politiche del settembre 2017.

L’EUROPA È PIÙ VERDE
Alle Europee del 26 maggio la lista Verdi/Alleanza Libera Europea ha conseguito un importante successo conquistando 69 seggi nel nuovo Europarlamento

Ha votato verde in Germania il 33% tra i 18 e i 24 anni, primo partito, e il 22% tra i 25 e i 34 anni anche qui primo partito. «Non siamo mai stati il primo partito degli elettori con oltre 65 anni di età, questa sarà una delle nostre prossime sfide», ha osservato un alto esponente del partito, subito aggiungendo: «Ora la nostra più grande sfida è non deludere i giovani, dobbiamo dar loro prova che siamo in grado di fare e attuare il nostro programma. Ma non sarà facile, perché non siamo nel governo federale e in Parlamento pesiamo all’8,9%», ha detto l’esponente del partito, echeggiando le stesse preoccupazioni esternate dopo la vittoria dal leader Robert Habeck. I sondaggi successivi al voto del 26 maggio continuano a premiare i Verdi, che secondo più di una rilevazione avrebbero lo stesso consenso della Cdu/Csu se non di più.

L’ambizione federale

Quel che i Verdi in Germania devono riuscire a fare ora è trasformare la vittoria delle europee, coronamento di alcune importanti conquiste regionali, in una vittoria federale tedesca. L’intenzione è quella di coniugare al meglio gli obiettivi noti del movimento ambientalista con i grandi temi economici della Germania che ha il più grande Pil in Europa, ma infrastrutture arretrate e un’economia in rallentamento. La radiografia di chi ha votato verde alle elezioni europee in Germania consiglia al partito di muoversi su questo doppio binario: «Siamo stati il secondo partito più votato dai disoccupati, alle europee, non è vero che siamo il partito dei ricchi. E siamo stati il partito più votato dagli impiegati, la categoria degli “Angestellte”.” – sottolinea Franziska Brantner, capogruppo dei Grüne per i temi europei al Parlamento federale. Alle europee, il partito più votato dai disoccupati è stato Afd: ma i Verdi sono stati a loro volta l’unico partito ad aver preso elettori da Afd.

Altra evoluzione in corso e sulla quale puntare in futuro: i verdi non sono stati votati alle europee solo nelle città, hanno raccolto voti nelle zone rurali. Questo significa che il grande salto, consolidarsi sopra l’Spd con elettori trasversali, è possibile. In questo i Verdi dovranno usare come leva i loro successi nei governi di coalizione nei Länder.

GUARDA IL VIDEO / Europee, l'onda dei Verdi: 70 seggi, ne avevano 50

«Il voto europeo non è stato un fulmine a ciel sereno ma è stato un crescendo negli ultimi anni in Germania – commenta Brantner -. Abbiamo governato bene finora a livello di Land, mettendo assieme la protezione dell’ambiente e le tematiche del clima con l’innovazione e la creazione di posti di lavoro, rafforzando il bene pubblico per una società più inclusiva. Gli elettori si stanno rendendo conto che negli Stati dove siamo al governo, l’economia è migliorata, questo è sicuramente vero dal 2011 nel Baden-Württemberg». I Verdi al governo regionale hanno combattuto per esempio per riaprire tratte di linee ferroviarie locali chiuse, per evitare di tagliare fuori i piccoli centri.

Economia e ambiente. Risorse finanziarie e ambiente. Non è un caso quindi se Die Grünen siano entrati proprio ora nella mischia del dibattito divampato di recente in Germania sullo “Schwarze Null”, lo zero nero, il pareggio di bilancio entrato in Costituzione nel 2009. Anche i Verdi si domandano quanto sia opportuno il freno sul debito pubblico in un momento in cui i tassi sono bassissimi e quando servono più investimenti pubblici per modernizzare il Paese.

Die Grünen hanno conquistato il 20,5% alle europee puntando non solo sul cambiamento climatico e sulla tutela dell’ambiente ma anche su digitalizzazione, innovazione, creazione di nuovi posti di lavoro, con una visione che guarda al futuro di una Europa e dunque una Germania più verde ma anche più moderna e con una società più inclusiva.

L’ancoraggio al territorio

E ancora. I Verdi tedeschi daranno priorità alle Pmi, sapendo che per le piccole e medie imprese la sostenibilità ambientale ha costi a volte troppo elevati. «Le grandi aziende, come Bayer e Thyssenkrupp e quelle dell’industria dell’auto, non hanno investito come avrebbero dovuto in politiche sostenibili e adesso ne pagano le conseguenze, vanno giù. E le Pmi sanno che avranno tutto da perdere se non investiranno nella sostenibilità e noi vogliamo aiutare i piccoli imprenditori a investire di più in R&S e innovazione», afferma Brantner. E questo discorso si estende tale e quale a livello europeo: Die Grünen sono apertamente un partito molto europeista, «che non lascia indietro nessun Paese (ndr. pensando all’Italia), siamo favorevoli a un budget europeo più elevato, per un’Europa per tutti».

Anche i poveri e le classi meno agiate sono un bacino elettorale importante dei Verdi in Germania, anche se Die Grünen rifiutano l’etichetta di partito di “sinistra” avendo strappato alla Cdu oltre un milione di elettori alle europee. E per avvicinarsi verso questo obiettivo, le elezioni autunnali in tre Länder dell’ex-Germania dell’Est (Brandeburgo e Sassonia il primo settembre, Turingia il 10 ottobre) saranno cruciali. Qui è dove i Verdi tradizionalmente sono andati male in passato. «Siamo stati strutturalmente deboli in Germania orientale. Ora stiamo investendo molto per prepararci alle prossime elezioni in autunno – ha detto Brantner -. Speriamo di riuscire a convincere più elettori nei tre Länder a diventare verdi. I poveri sono le più grandi vittime dell’inquinamento rispetto ai ricchi che lo hanno causato». Ma nelle regioni più povere, che sono per l’appunto quelle dell’ex-Germania dell’Est, la prima preoccupazione non è l’inquinamento ma il posto di lavoro e il potere d’acquisto. Ed è su questo banco di prova in autunno che i Verdi potranno sondare gli umori dell’elettorato più difficile per un partito ambientalista: il messaggio è ora, non solo cambiamento climatico e protezione dell’ambiente ma anche una Germania più solidale, più moderna, più inclusiva.

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