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Chi è Manfred Weber e perché gli serve l’appoggio di Conte

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Servizio |LA CORSA ALLA COMMISSIONE

Chi è Manfred Weber e perché gli serve l’appoggio di Conte

Gli avversari lo accusano di essere privo di carisma. I suoi sostenitori lo apprezzano per una dote affinata in 15 anni di attività all’Eurocamera: il pragmatismo o, a seconda dei casi, lo spirito di adattamento. Manfred Weber, 47 anni, è l’uomo politico bavarese che oggi (10 giugno) è in visita da Giuseppe Conte il 10 giugno per sponsorizzare la sua candidatura a presidente della Commissione europea.

Weber ricopre ufficialmente la carica di spitzenkandidat (candidato guida) per il Partito popolare europeo, la famiglia di centrodestra reduce da un tonfo di quasi 37 seggi all’ultimo voto continentale. Il suo nome è sostenuto ufficialmente da Angela Merkel e dai vertici del Ppe, ma la posizione resta fragile. Emmanuel Macron lo giudica inadatto al ruolo, preferendogli il connazionale Michel Barnier (capo-negoziatore della Ue per la Brexit) o l’ex commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.

La stessa Merkel fa valere il suo supporto in maniera formale, ma senza dare battaglia e guardando con altrettanto o maggiore interesse alla sfida per la presidenza della Bce. A Weber non restano che le trattative individuali, con un tour europeo che fa tappa oggi da Giuseppe Conte. Il leader di un governo agli antipodi rispetto al Ppe, ma comunque in rappresentanza di un paese che conta (o contava) sugli equilibri generali dell’Europa.

Chi è Weber e perché gli serve l’appoggio di Conte
Nato nel 1972 a Landshut, cittadina di 70mila abitanti nella Bassa Baviera, Weber si laurea in ingegneria al Politecnico di Monaco e fonda «due aziende di successo», come scrive lui nella sua pagina biografica. Nel 2002, a 29 anni, entra nel Parlamento della Baviera come deputato dell’Unione cristiano-sociale, il partito gemello della Unione cristiano democratica di Angela Merkel. Ci resta due anni prima di sbarcare nella sua attuale casa politica, il Parlamento europeo, dove viene eletto nel 2004. Da allora la sua carriera politica si svolge in parallelo fra Bruxelles e la Baviera. In Europa, Weber viene eletto come uno dei 10 vicepresidenti dei Popolari nel 2009 e ricopre incarichi in diverse commissioni, fino alla nomina del 2014 come capogruppo dei Popolari al Parlamento Ue. Nel suo Land di origine, guida dal 2003 al 2007 la sezione giovanile della Csu (Jungen Union Bayern). Nel 2008 diventa presidente nel distretto della Bassa Baviera, incassando la riconferma fino al 2013, per poi diventare membro del Comitato esecutivo del partito. Il suo nome inizia a farsi conoscere fuori dalla «bolla» di Bruxelles quando viene indicato dal Ppe come spitzenkandidat: il candidato scelto dal partito per la carica di presidente della Commissione europea, secondo la prassi di far scegliere ai gruppi parlamentari un proprio nome per l’esecutivo.

Il Consiglio europeo deve tenere conto delle indicazioni e designare un candidato, sottoponendolo poi al voto finale dell’Eurocamera. E qui arriviamo al presente. Il colloquio con Conte nasce dall’esigenza di cercare alleanze per tenere in piedi la sua candidatura, uscita indebolita dal voto alle Europee. Il Ppe resta il primo partito dell’E urocamera, ma con 179 seggi contro i 216 di cinque anni fa, ai tempi della nomina di Juncker come uomo di punta dei Popolari. Non bastasse, alcuni leader europei contestano il meccanismo stesso degli spitzenkandidaten, rivendicando il potere del Consiglio di individuare in autonomia il proprio candidato alla Commissione. In quest’ottica “persino” l’appoggio di un paese come l’Italia diventa fondamentale per cercare una maggioranza favorevole fra i capi di Stato del Consiglio, prima di passare per l’eventuale via libera (o meno) del Parlamento europeo. Nell’assemblea del Partito popolare europea che si è svolt a ad Atene a febbraio, Weber aveva indicato proprio il governo Lega-Cinque stelle come un esempio dei «risultati del populismo» al governo, ribadendo poi la distanza siderale del Ppe da «estremisti e nazionalisti». Il giudizio dovrà essere sfumato ora, in vista di un dialogo con Conte che segna uno dei primi disgeli fra l’establishment europeo e l’Italia dopo il boom elettorale della Lega alle Europee del 2019.

Gli equilibrismi del giovane Weber
D’altronde Weber non è nuovo alla ricerca di compromessi, soluzione necessaria all’Eurocamera e in un gruppo eterogeneo come il Ppe. È stato lui a rimandare fino all’ultimo l’avvio di una procedura di espulsione contro il primo ministro ungherese Viktor Orban e il suo partito, Fidesz, tra l’altro sfociata nella formula ambigua della «sospensione» (tradotto: Orban e il suo drappello di eurodeputati rimangono nel Partito, anche al costo di qualche frizione occasionale con i vertici). Un atteggiamento che confligge con l’ostilità dichiarata alle forze che orbitano a destra del Ppe, dalla Lega di Matteo Salvini ad Alternativa per la Germania, il partito nazionalista che corteggia l’elettorato conservatore deluso dagli anni della «grande coalizione» fra Cdu e Socialdemocratici. Lo stesso principio di realpolitik è servito, evidentemente, per sedersi al tavolo con il premier della coalizione più avversa al Ppe tra i vari governi europei. La tempistica gioca a favore, perché proprio Conte sta spingendo per un maggior dialogo con i vertici Ue e in particolare la Commissione, l’istituto che Weber mira a guidare nella legislatura 2019-2024. Dopo l’avvio della procedura di infrazione per debito eccessivo, il premier sta cercando di ricucire con Bruxelles, evitando lo scontro frontale minacciato da Matteo Salvini. Weber al momento non ha alcun ruolo nell’esecutivo Ue e, nel caso, entrerebbe in carica mesi dopo la decisione finale sulla procedura, calendarizzata per il 9 luglio in occasione dell’Ecofin. Ma in futuro potrebbe averne uno, quello principale, attivando forse un effetto domino favorevole all’Italia. La nomina di un tedesco alla Commissione allenterebbe il pressing di Berlino per la scelta di un connazionale (o una figura vicina) alla Bce, virando magari su personalità con una linea di politica monetaria più accomodante rispetto a «falchi» come il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann.

I critici: solo un’ultima spiaggia, Weber fuori dai giochi
A Bruxelles, però, c’è chi fa notare che il dialogo di Weber con Conte assomiglia più che altro alla «ultima spiaggia» di un candidato sempre più debole. «Il contesto di questo tour europeo di Weber è dettato da un indebolimento delle sua canddidatura e ancora più del meccanismo dello spitzenkandidat - dice al Sole 24 Ore Alberto Alemanno, professore di diritto europeo all'École des hautes études commerciales de Paris - L'avvicinamento all'Italia è un gesto di ultima ratio per dare respiro al suo nome. Probabilmente Weber spera di ottenere un appoggio sapendo che l’Italia non avrà suoi candidati per le istituzioni Ue, ma non avrebbe granché da offrire». Oltretutto, fa notare Alemanno, l’affinità tra il governo italiano e una «Commissione Weber» potrebbe reggersi a fatica con l’attuale esecutivo. Ma finirebbe per incrinarsi con l’arrivo di un nuovo governo italiano sbilanciato a destra, ipotesi ritenuta probabile a Bruxelles. Nonostante le sue ambivalenze con il blocco dell’Est Europa, a partire da Orban, Weber mantiene una linea di rigore nei rapporti con i nazionalisti. Atteggiamento che si concilierebbe poco, e male, con un governo trainato esclusivamente da Salvini.

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