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Brexit, conservatori: a Boris Johnson il primo round. Ma il…

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la scelta del nuovo leader

Brexit, conservatori: a Boris Johnson il primo round. Ma il favorito non vince mai

Boris Johnson si conferma superfavorito nella corsa a diventare leader del partito conservatore e premier britannico. L’ex ministro degli Esteri oggi ha staccato i rivali con un margine superiore alle previsioni.
Al primo round di votazioni Johnson ha ottenuto il sostegno di 114 deputati, più di un terzo del totale dei deputati conservatori e oltre il doppio del suo rivale più prossimo. Il ministro degli Esteri Jeremy Hunt si è piazzato secondo con 43 voti.
Michael Gove, il ministro dell’Ambiente criticato per l’ammissione di avere usato cocaina diverse volte anni fa, ha ottenuto 37 voti, mentre l’ex ministro responsabile di Brexit Dominic Raab ne ha avuti 27.

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Johnson era comunque in pole position, ma fino a stamani aveva ottenuto il sostegno pubblico di 85 deputati su 313. Il brusco aumento nel numero di parlamentari disposti a votare per lui dimostra che la sua campagna ha ormai il vento in poppa. Le società di scommesse lo danno vincente con l’83% di probabilità di essere eletto leader.

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Johnson a rischio gaffe
Johnson non ha rilasciato interviste e non ha ancora accettato di partecipare alla diretta televisiva tra concorrenti la settimana prossima. Secondo i suoi rivali il favorito, notoriamente prono alle gaffe, non vuole rischiare di rovinare le sue chance con qualche affermazione controversa o offensiva. «Boris è il peggiore nemico di Boris», ha detto Sir Alan Duncan, sottosegretario agli Esteri ed ex braccio destro di Johnson. Gli altri concorrenti però stanno facendo pressioni perché tutti i candidati in lizza accettino di partecipare e rispondere a domande.
Johnson ha detto che la priorità è attuare Brexit entro il 31 ottobre e che il Governo deve essere pronto a uscire anche senza un accordo se le trattative con l’Unione Europea non andranno a buon fine. Non ha neanche escluso di esautorare il Parlamento per impedire una votazione contro no deal, proposta altamente controversa e contrastata da tutti gli altri candidati tranne Raab.

Il favorito non vince mai
Diversi veterani del partito hanno anche avvertito che la storia insegna che il favorito non vince mai nella corsa alla leadership dei Tories. Margaret Thatcher aveva trionfato a sorpresa invece di Ted Heath, John Major aveva sconfitto Michael Heseltine, William Hague aveva battuto Ken Clarke e più di recente David Cameron aveva bloccato David Davis.

Martedì nuova scrematura
I tre candidati che oggi hanno ottenuto meno voti – Mark Harper, Esther McVey e Andrea Leadsom – sono stati eliminati. Restano in lizza sette concorrenti, almeno fino al prossimo round di votazioni che si terrà martedi prossimo.
Alcuni dei candidati che hanno ottenuto meno voti, come il ministro dell’Interno Sajid Javid (23) e il ministro della Sanità Matt Hancock (20) potrebbero però decidere di ritirarsi dalla corsa offrendo il loro sostegno a uno dei favoriti assicurandosi così un incarico ministeriale nel prossimo governo.
Intende invece restare in pista Rory Stewart, il ministro dello Sviluppo Internazionale, che ha avuto solo 19 voti ma molti di più del previsto e che ha detto di «essere solo all’inizio della traiettoria ascendente». Stewart è l’unico candidato che ha apertamente criticato Johnson.

La parola finale ai 120mila iscritti al partito
Salvo colpi di scena, sembra certo che Johnson sarà nella rosa finale di due nomi tra i quali dovranno scegliere gli oltre 120mila membri del partito conservatore in un voto postale il mese prossimo. L’annuncio di chi sarà il nuovo leader dei Tories e il prossimo premier britannico verrà fatto entro fine luglio prima della chiusura estiva del Parlamento.

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