DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
FRANCOFORTE - Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha riconosciuto pubblicamente che le OMT sono a tutti gli effetti
«uno strumento della politica monetaria corrente della Bce». In controtendenza alle sue posizioni notoriamente da falco che
lo hanno portato in passato a votare contro le OMT nel Consiglio direttivo al picco della crisi dell’euro, per la prima volta
il numero uno della Buba ha diramato ieri una dichiarazione, tramite Zeit online, con un esplicito, anche se non definitivo,
messaggio da colomba sullo strumento non convenzionale principe dell’era Draghi.
«La Corte di Giustizia europea ha esaminato le OMT e ha stabilito che sono legali», ha puntualizzato Weidmann, aggiungendo un commento che pur avvicinandosi molto a una linea di condotta proiettata sul futuro, lascia aperto il margine della discrezionalità: «La mia posizione sulle OMT all’epoca non aveva una base legale – ha puntualizzato, riferendosi alla sua posizione contraria -. Mi sono lasciato guidare dalla preoccupazione che la politica monetaria finisse nella scia della politica fiscale. Ovviamente, una banca centrale deve agire in maniera decisa a fronte dello scenario peggiore, ma tenuto conto della sua indipendenza, non deve esserci dubbio che stia agendo dentro la cornice del suo mandato».
Conversione dell’ultim’ora al «whatever it takes»
Weidmann ha dunque fatto intuire che, se si trovasse alla guida della Bce in una situazione di grave crisi, agirebbe nella
maniera adeguata per il bene dell’euro e dell’Eurozona, calandosi nei panni del banchiere centrale europeo: ma non ha detto
esplicitamente in quale scenario futuro voterebbe a favore dell’utilizzo delle OMT, che finora non sono mai state usate. Chi
lo conosce sa che Weidmann pensa che i prossimi otto anni saranno intensi tanto quanto quelli del mandato di Draghi, e che
le sfide saranno importanti per la Bce e che si sente pronto ad affrontarle con tutti gli strumenti via via necessari.
Le “operazioni definitive monetarie” (Outright monetary transactions) sono però qualcosa di diverso rispetto ai tassi negativi e al QE, due strumenti non convenzionali osteggiati da Weidmann in passato ma ora accettati nell’ambito della politica accomodante in corso: le OMT sono state concepite nel settembre 2012 sull’onda del discorso del “whatever it takes” pronunciato a Londra dal presidente della Bce Mario Draghi nel luglio dello stesso anno. Alle OMT viene riconosciuto su scala mondiale il merito di aver salvato l’euro dal rischio di disintegrazione e di aver fermato la deriva della crisi del debito sovrano europeo nel 2012.
Uno strumento potente e mai usato
Weidmann è uscito ieri allo scoperto, dopo una sua rara apparizione alla conferenza della Bce a Sintra e non a caso, alla
vigilia del Consiglio europeo che tra oggi e domani valuterà i candidati di un corposo pacchetto di nomine, tra le quali quella
del presidente della Bce dal primo novembre di quest’anno. Il chiarimento sulle OMT dal numero uno della Buba è arrivato come
un evidente tentativo dell’ultim’ora di dissipare la folta nebbia di dubbi, non solo del mercato ma anche di molti esponenti
politici europei, sulla sua posizione rispetto alle OMT, strumento chiave.
Draghi proprio in questa sua ultima conferenza a Sintra ha sottolineato, ricostruendo il ventennio dell’euro, l’importanza
fondamentale delle OMT contro il rischio di ridenominazione dell’euro: «Il loro impatto è stato pari a quello del QE negli
Usa e nel Regno Unito – ha detto il presidente della Bce – uno stimolo equiparabile a un QE di grande portata, hanno fatto
calare i rendimenti di oltre 400 punti base in due anni».
Le OMT consentono alla Bce di acquistare sul mercato secondario i titoli di Stato di un Paese in difficoltà e già aiutato da una linea precauzionale dell’ESM e dunque soggette a condizionalità: alla Bce è proibito il finanziamento degli Stati ma gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario rientrano nell'ambito del suo mandato di politica monetaria, per garantire la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria.
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