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Seicento Multipla, l’auto da famiglia diventata oggetto di culto

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sessant’anni dopo

Seicento Multipla, l’auto da famiglia diventata oggetto di culto

Nel gennaio di sessanta anni fa, al Salone di Bruxelles, la Fiat presenta la versione della sua 600 destinata alle famiglie numerose e agli artigiani; non volendola chiamare Giardiniera o Belvedere nel solco delle precedenti 500, causa totalmente diversa impostazione tecnico stilistica, la Fiat si inventa il nome «Multipla» che, pur oggettivamente privo di senso se riferito ad un’auto, risulta subito centrato in quanto richiama efficacemente il moltiplicarsi delle cose in essa stivabili. La linea particolare, cui si è accennato, non è solo frutto della presenza del motore posteriore; la trasformazione in monovolume di un’auto così concepita non era, infatti, un’operazione inedita visto che, alla nascita della Multipla, il Volkswagen Typ 2, molto meno sconcertante alla vista, stava già sgobbando sulle strade del mondo da quasi sette anni.

Il motivo per cui la Fiat riesce a disorientare pubblico e critica, tanto da compromettere il successo commerciale di una vettura nata proprio nel momento giusto, sta nell’economia, spinta fino al maniacale, che la dirigenza Fiat aveva imposto al “povero” ingegner Dante Giacosa fin dall’inizio del progetto «100» (quello della 600); fu per questo motivo che sulla Multipla si fu costretti ad adottare cofano motore, fanaleria posteriore e cristalli della terza luce presi dalla berlina con il risultato di mettere sul mercato un veicolo che, con il suo muso verticale e la coda sfuggente, sembrava procedere in senso contrario.
Micragnosità che si spinse perfino a non prevedere il ventilatore per il riscaldamento dell’abitacolo, affidando la portata di aria calda, immessa attraverso la piccola griglia anteriore, solamente alla velocità di avanzamento della vettura; immaginiamo il flusso di tepore ai posti posteriori in una sera nebbiosa di Gennaio ai trenta all’ora.

Dove, invece, si cercò di fare le cose in regola fu nella meccanica che dovette essere rivista in seguito alla rivoluzione operata nella distribuzione dei pesi: per mantenere la guidabilità ad un livello decente si adottarono quindi sospensioni e freni anteriori della Fiat 1100/103 mentre, viste le molto maggiori masse in gioco, i rapporti di trasmissione furono accorciati.

Torniamo un attimo alla linea, vera croce di questa automobile, per dire che oggi la “bruttezza” della 600 Multipla si è tramutata in irresistibile simpatia grazie essenzialmente alla sua unicità che si spinse fino ad essere proposta, per tutta la sua prima serie, solo con verniciatura bicolore: cosa che le dona una vivacità senza paragoni nel panorama automobilistico attuale. Opzione che rimase disponibile, e che molti scelsero, anche sulla seconda serie del settembre 1960, quando il motore ricevette quegli aumenti di cilindrata (da 633 a 767 cc) e potenza (da 22 a 29 CV) che sarebbero stati necessari fin dal primo giorno per dare un minimo di dinamicità a questa vetturetta dalle elevatissime possibilità di carico.

Si pensi che, in soli tre metri e mezzo di lunghezza, si poteva scegliere tra una configurazione a cinque posti e bagagliaio dietro al divanetto posteriore ed una a sei posti senza bagagliaio; da aprile 1956 sarà disponibile anche la versione “tassì” con, davanti, il solo sedile del guidatore affiancato da un ripiano per i bagagli e, dietro, un salottino per cinque persone formato dal divanetto e da due strapuntini. Di dimensioni ideali per sgusciare nelle città, spaziosa ed economica, convinse molti tassisti ad ignorare le disarmonie della linea assicurandosela come fidata compagna di lavoro: se la 600 Multipla è presente nell’immaginario di tutti gli ultracinquantenni è, infatti, per merito di questo piccolo esercito nero/verde che ha presidiato per anni le strade delle nostre metropoli.

Una volta trovata la sua dimensione di mercato e spostatane la produzione alla Autobianchi di Desio (MI), la Fiat la tenne in listino fino al 1967 quando ormai era già stata affiancata dalla 850 Familiare derivata dall’omonimo furgoncino.
Per quest’ultima la Fiat mette in campo minore estro e la sua linea, in effetti, è quella squadrata che ci si aspetta da pulmino; guardandola oggi però si benedice la follia che ci ha regalato la Multipla. Con la sua coda spiovente ed i suoi occhietti sporgenti da salamandra rappresenta un esempio di piccola monovolume dalla personalità inimitabile e, con la sua griglia a mo’ di ghigno, sembra voler dire: mi avete snobbata, criticata, derisa e adesso.... venitemi a comprare!

Per la cronaca ci vogliono, per un buon esemplare, almeno venticinquemila Euro; e non è neppure facile trovarla; d’altronde si tratta di un must per qualsiasi seria collezione di utilitarie ed è richiestissima anche all'estero. Si sconsiglia, invece, l’uso quotidiano: è troppo lenta, preziosa (i ricambi di carrozzeria sono introvabili) e...pericolosa: piedi e ginocchia sono a pochi centimetri dal traffico circostante.

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