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Lancia Flaminia berlina, una Cenerentola del mercato che merita di essere…

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a 60 anni dal lancio

Lancia Flaminia berlina, una Cenerentola del mercato che merita di essere principessa

Lancia Flaminia Berlina
Lancia Flaminia Berlina

Questa volta vogliamo parlare della berlina: questa magnifica Cenerentola del mercato che, pur in un periodo di effervescenza delle quotazioni delle sue derivate sportive, sconta un disinteresse da parte del mercato che giudichiamo incredibile ed ingiustificato. In fin dei conti la saga della Lancia Flaminia comincia con lei al Salone di Ginevra del 1957; ma non è per questo che riteniamo essa sia una protagonista della storia del Marchio torinese; essa ha meriti propri che bastano e avanzano. A cominciare dalla linea derivata strettamente da quella Lancia Aurelia Florida a quattro porte, svelata nel Settembre 1955, che con la sua linea bassa e slanciata e le personalissime pinne caudali che circondano anche il lunotto rappresenta una delle migliori realizzazioni della Pinin Farina nell’ambito delle berline di grossa taglia.

Per proseguire con la qualità del progetto curato dall’ingegner Antonio Fessia, appena giunto a Borgo San Paolo alla corte di Carlo Pesenti; da poco subentrato alla famiglia Lancia nella proprietà dell’Azienda, sarà pur stato un «cementiere», ma fu automobilisticamente così illuminato da affidare la direzione tecnica a quest’uomo geniale e noto per essere stato secondo solo ad Ettore Bugatti nel disinteresse verso i costi di costruzione. Pur essendo un convinto assertore della trazione anteriore, lo si vedrà con la Flavia, riuscì a compiere un capolavoro nel concepire la vettura che avrebbe dovuto sostituire, nelle preferenze delle più antiche famiglie dell’alta borghesia italiana, la ormai difficilmente perfettibile e, per certi versi obsoleta Lancia Aurelia B12.

La macchina che ne esce ha buon successo ed una tranquilla vita commerciale, che descriveremo per sommi capi, ma ci preme subito sottolineare che, vista con gli occhi di oggi, essa è semplicemente incantevole: quasi sempre bicolore con accostamenti di gusto sopraffino, dimostra palesemente la noncuranza di Fessia per i costi attraverso i deflettori posteriori comandabili pneumaticamente dal posto guida e le quattro racchette tergicristallo, due esterne e due interne, al lunotto per mantenerlo sgombro, rispettivamente, da pioggia e da condensa. La chiusura delle porte, con un sommesso «clik» che nessuno è mai riuscito ad imitare, dà la misura della qualità del montaggio mentre la selleria è raramente in pelle, ottenibile comunque a richiesta, in quanto è risaputo che il panno Lancia è più fresco d’estate e più caldo d’inverno.

Relativamente al motore, come è noto, ci aveva pensato Francesco de Virgilio a creare un capolavoro di fluidità e quindi fu sufficiente adottarne uno della cubatura, 2,5 litri, utilizzata sulle Aurelia sportive, debitamente depotenziato a 102 CV per renderlo ancora più elastico, per non avere problemi nella gestione della pesante Flaminia: questo il magnifico nome prescelto dalla Casa, sempre nella tradizione delle strade consolari. Nel 1960 l’indicatore di direzione si sposta, nel rispetto del Codice della Strada, dal montante posteriore al parafango anteriore e le spazzole al lunotto, di funzionamento effettivamente piuttosto macchinoso, vengono abbandonate.

Nel 1961, al Salone di Torino, nasce una seconda serie della Flaminia 2,5 di brevissima durata e molto rara, poco più di seicento esemplari in tutto, caratterizzata dai freni a disco e da un motore con più elevato rapporto di compressione e 110 CV a disposizione; a Francoforte nel 1963 è invece la volta della «definitiva» 2,8 che, in questa configurazione motoristica mono-carburatore, sviluppa 129 CV in un sussurro e resterà in listino, pur ormai quasi dimenticata, fino al 1970.

Oggi queste superbe automobili sono ridicolmente snobbate dal mercato; è una sorte abbastanza condivisa da tutte le berline che, evidentemente, non riescono a comunicare agli appassionati i vantaggi pratici che esse portano seco al proprietario che le privilegiasse. Indubbiamente il fattore investimento che le auto sportive rappresentano è un fattore da non sottovalutare, ma anche il fatto di potersi sedere al volante di una lussuosa Lancia a sei cilindri, di godere intimamente della morbidezza del suo motore, delle sue sospensioni e del suo delizioso cambio al volante, di filare in autostrada a 130 all’ora ascoltando la musica preferita nel silenzio circostante ed anche, volendo, di comunicare al mondo la gentilezza del proprio animo ed il proprio buon gusto, per meno di ventimila Euro ci pare un opzione da tenere presente.

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