È risaputo che la Lancia, attorno alla metà degli anni '80 del secolo scorso, aveva puntato tutte le sue carte per il Campionato del Mondo Rally sulla Delta S4 gruppo B: una bestia vincente ma talmente potente ed impegnativa da essere stata la responsabile della cancellazione di quel Gruppo dal panorama dello sport automobilistico in seguito all'incidente in Corsica che causò la morte di Henry Toivonen e di Sergio Cresto nel 1986. E quindi, a parte il terribile lutto, a fine stagione la Lancia aveva anche il problema di sostituire il proprio cavallo di battaglia; la soluzione, però, era già presente in casa ed aveva le sembianze della Delta HF 4WD: vediamone la genesi.
Già dal 1983 la Lancia aveva “turbizzato” la Delta: una berlina compatta due volumi nata nel 1979 e di notevole successo; motore 1600 da 130 CV, nacque per dare fastidio alla VW Golf GTI come tentavano di fare tutti i costruttori d'Europa. Lo stesso motore, l'anno prima, era comparso su di un prototipo di studio, chiamato Lancia Delta Turbo 4X4, a quattro ruote motrici che aveva costituito un importantissimo banco prova sia per la sovralimentazione tramite turbocompressore sia per il sistema di trazione integrale che, una volta definito per la produzione, si dimostrerà un mostro di efficienza e robustezza. Lo schema è a tre differenziali di cui quello centrale abbinato ad un giunto viscoso tipo Ferguson autobloccante che, in condizioni normali, distribuisce la coppia per il 56% all'anteriore e per il 44% al posteriore; dietro, il differenziale è di tipo Torsen a bloccaggio progressivo.
Come poi si vedrà i cavalli non faranno mai paura a tale sistema e quindi il montaggio sulla Delta così equipaggiata del motore due litri bialbero sovralimentato da 165 CV, che aveva debuttato poco più di un anno prima sulla Thema i.e.Turbo, dà vita immediatamente ad un piccolo purosangue dalle prestazioni esuberanti, molto affidabile e dalle possibilità di sviluppo quasi infinite. Prima di essere affidata alle mani esperte ma brutali dei piloti della Squadra HF Martini, la Delta HF 4WD viene consegnata alla clientela normale in un allestimento sobrio, ma che la differenzia alla prima occhiata dalle sorelline borghesi: una impostazione che la rende immediatamente, complice l'adozione (finalmente!) del servosterzo, una beniamina tra il pubblico che fa tendenza.
Rispetto alla Delta 1,3 che usa la moglie, questa presenta il frontale con quattro fari rotondi di differente diametro, i fendinebbia di serie incassati nel fascione paraurti, i cerchi in lega da 14” di nuovo disegno ed una doppia filettatura sulla fiancata in colore contrastante. All'interno si trova il volante sportivo a tre razze rivestito in pelle, una strumentazione completissima con indicatori gialli e, a richiesta ma montati praticamente da tutti, i comodi ed evocativi sedili anatomici 'Recaro' rivestiti in 'Alcantara' con inserti a righe multicolori riportati anche sui pannelli porta. Unica pecca ma enorme, e potenzialmente fastidiosa anche oggi, era l'impossibilità di montare il condizionatore per presunta mancanza di spazio nel vano motore; fortunatamente, sulle versioni seguenti, gli ingegneri della Lancia, accortisi che veniva reclamato a gran voce, riuscirono a farcelo stare e quindi molti lo hanno montato anche sulla loro 4WD, cosa che è sempre possibile fare anche oggi.
Come accennato, con la stagione sportiva 1987, la macchina viene elaborata con le regole del nuovo gruppo A ed impiegata nel Campionato Mondiale Rally; Trofeo che vince subito con Juha Kankunnen/Juha Piironen e si posiziona anche al secondo e terzo posto rispettivamente con Miki Biasion/Tiziano Siviero e Markku Alen/Ikka Kivimaki. E non solo: porta a casa anche il Campionato del Mondo Rally Produzione con Alessandro Fiorio/Luigi Pirollo ai comandi di una Lancia Delta HF 4WD quasi di serie: «Strike!».
Quanto brevemente raccontato sarebbe sufficiente, secondo logica, per proiettarla nell’empireo dei collezionisti poiché oltretutto, come è noto, è stata la capostipite di una dinastia che vinse altri cinque Campionati del Mondo consecutivi. Incredibilmente, i suddetti collezionisti si sono accorti solamente della ultima «Evoluzione», di nome e di fatto, facendone schizzare le quotazioni verso cifre molto elevate. Noi crediamo invece sia il caso di usare grande saggezza cercando, oggi che sta diventando esentasse su tutto il territorio nazionale, una di queste vetture dall'importanza storica forse inimitabile; la cifra giusta da pagare per un'esemplare impeccabile, l'unico da prendere in considerazione, è attorno ai dodici/tredicimila Euro con alcune avvertenze: uso passato sempre e solo stradale, attenzione alla ruggine malamente occultata e piedi per terra: la Delta 4WD, pur essendo certamente un buon investimento (non foss'altro che per la gioia di guidarla), a nostro avviso mai otterrà le valutazioni delle Evo.
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