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Cisitalia 202, una «scultura in movimento» che compie…

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anniversari

Cisitalia 202, una «scultura in movimento» che compie settant’anni

Un’esemplare di Cisitalia 202
Un’esemplare di Cisitalia 202

Liquidiamo subito la circostanza relativa al fatto che un’esemplare di Cisitalia 202 sia esposta permanentemente al Museum of Modern Art di New York quale esempio mirabile di «Scultura in movimento»: è una non notizia che però, festeggiando il suo settantesimo compleanno, non poteva essere ignorata soprattutto perché risulta sia l’unica auto ad avere avuto questo privilegio.
D’altronde, parliamoci chiaro: conoscete qualcosa (o qualcuno) d’altro che a settant’anni si presenti ancora così attuale? A noi viene in mente solo Jane Fonda, ma con tutti i trucchi che la Tv le può offrire.

La 202 no: lei è proprio così anche dal vivo; anzi: è ancora più emozionante! Ma da dove viene tutta questa bellezza!? Incredibilmente da un lavoro a quattro mani: l’ingegner Giovanni Savonuzzi, grande esperto di aerodinamica che collaborava con la Casa torinese nell’allestimento delle sue vetture da competizione, ne traccia le linee essenziali ispirandosi alla efficacissima Fiat 508 C Mille Miglia, mentre alla Pinin Farina vengono smussate certe rudezze insite in quel progetto avendo bene in mente il tipo di pubblico al quale l’auto si sarebbe rivolta.

Costruita in piccola serie, praticamente su ordinazione, la Cisitalia 202 è sempre stata piuttosto cara e quindi rivolta ad una clientela molto benestante e particolarmente sensibile all’eleganza; caratteristica che la nuova vettura mostrava, e mostra, a piene mani e metteva a frutto vincendo, sotto gli occhi dei potenziali compratori, tutti i concorsi di eleganza cui si presentava, Villa d’Este compreso. Vi era, però, un altro aspetto assolutamente eccezionale su questa vettura e precisamente la meccanica: che, per quanto costituita principalmente da componenti Fiat presi dalla grande serie, veniva elaborata ed affinata dai valenti tecnici della Casa al punto da farne una piccola Gran Turismo con ben pochi complessi di inferiorità anche nei confronti della ben più grande (in tutti i sensi tranne il prezzo) lancia Aurelia B20.

Data la leggerezza e le minute dimensioni, e pur con solo una sessantina di cavalli disponibili (che non erano poi neanche pochi per un motore da 1,1 litri negli anni '40 del secolo scorso) la nostra impertinente Cisitalia era infatti in grado di superare i centosessanta chilometri orari con una maneggevolezza da riferimento. Peraltro, che questi piccoli “Davide” fossero in grado di imprese impensabili, era stato già dimostrato ancor prima della loro presentazione al pubblico avvenuta nel Settembre del 1947 a Milano (l’Autodromo di Monza era ancora inagibile per i danni bellici) come prologo del gran Premio d’Italia dove non mancò di ipnotizzare i presenti con le sue linee del tutto inedite per una vettura stradale.

Tornando alle imprese cui si è accennato, è abbastanza noto che alla prima Mille Miglia del dopoguerra, svoltasi nella primavera dello stesso anno, una Cisitalia Sport 1100, pilotata da Tazio Nuvolari, vide sfuggirle la vittoria assoluta negli ultimi chilometri a causa di un fortunale che allagò la sua leggera carrozzeria aperta avvantaggiando ancor di più, lungo gli ultimi velocissimi rettilinei verso Brescia, l’Alfa Romeo 2900B di Clemente Biondetti, di cilindrata quasi tripla e dotata di carrozzeria chiusa.

Per darsi ancor meglio ragione dello spessore del prodotto Cisitalia e delle sue imprese sportive è importante sapere che dietro di esse c’era anche la mano di Dante Giacosa, per una volta non attanagliato dai costi di produzione come durante le gestazioni delle tante straordinarie utilitarie da lui progettate. Il risultato fu un magnifico telaio tubolare che, sulla 202, fu capace di sublimare lo sterzo della Topolino ed i freni, il motore ed il cambio derivati da quelli della varie «Fiat 1100 Musone» fino ai livelli di competitività appena descritti.

Disponibile con carrozzeria chiusa e aperta la Cisitalia 202, come detto, è sempre stata alla portata di pochi e oggi, forse come non mai, si giova ai fini della sua appetibilità anche dei numeri di produzione estremamente ridotti ( specchio della travagliata vita della Casa in quegli anni folli quando Piero Dusio, il Fondatore, inseguiva il sogno di una monoposto rivoluzionaria, la 360, che pur prosciugandogli le finanze non riuscì mai a scendere in pista). Così della 202, dal 1947 al 1952, non più di centosettanta esemplari vennero consegnati; ne conseguono le stratosferiche quotazioni odierne: da cinquecento a settecentocinquantamila Euro per esemplari da ottimi a pronti per la vittoria ad un Concorso d’Eleganza: tipo di manifestazione cui, sia detto per inciso, queste auto sono sempre più che benvenute. Un investimento, quindi, ad altissimi livelli e rivolto a Collezionisti cui non ci sentiamo in grado di dare alcun consiglio sulla validità dei loro investimenti.

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