Jeep è sempre stato il brand principe della galassia Fca. Nome icona del mondo dei suv (e dei fuoristrada) si trova ora in un mercato delle auto a ruote alte in forte crescita. Al punto che si stima che la quota possa arrivare almeno 40% dei volumi totali del mercato dell'auto.
E il marchio americano è passato da 400mila unità dei tempi delle fusione con Fca agli aiutali 2milioni, merito di manager come Manley? Sì, certo, ma soprattutto di prodotti che vendono in un mercato in rialzo costante come quello degli sport utility.
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Ma come saranno le Jeep del futuro? Saranno Elettrificate, autonome, e connesse. E questo è stato rivelato durante la presentazione, il primo giugno, del piano industriale di Fca dove guarda caso Jeep (accompagnata da Alfa Romeo e Maserati) è stata la vera star. E il diesel non ci sarà più: sparirà entro il 2022 progressivamente.
Con questa affermazione Mike Manley, oggi erede di Sergio Marchionne ma fino alla settimana scorsa ceo di Jeep, aveva dichiarato durante la sua presentazione al market day di Fca che i futuri modelli Jeep avranno una variante elettrica. Come vi avevamo raccontato, il piano di sviluppo tracciato da Sergio Marchionne è chiaro: elettrificazione a 360 gradi, partendo da Jeep fino ad arrivare ai modelli superpremium come la Maserati Alfieri.
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Per rispettare la programmazione comunicata lo scorso giugno sembra però sempre più indispensabile un partner automobilistico che abbia in casa la tecnologia necessaria ad alla realizzazione di una gamma a zero emissioni, e fu proprio lo stesso Sergio
Marchionne ad anticipare una intesa con Hyundai per le tecnologie dell'idrogeno. Nonostante i 9 miiardi di euro messi sul
tavolo per l'elettrico, l'ipotesi di una fusione sul Pacifico (già ventilata durante l'estate) è intrigante per una serie
di motivi.
Hyundai Motor Company, che controlla anche Kia, fa parte di un chaebol (cioè un megagruppo multisettoriale) che ha accesso facilitato non solo a grandi risorse finanziarie, ma anche a tecnologie
di punta (robot industriali ed elettronica, ad esempio) e persino (questo è un punto chiave) a materie prime come l'acciaio.
Hyundai Steel, che è integrata in Hyundai Motors, è una vera major dell'acciaio. Avere la materia prima in casa è un grande
asset per una casa automobilistica. Per quanto riguarda il prodotto, un patto tra Hyundai e Fca potrebbe fare del bene a entrambi.
Da una parte i coreani dispongono di piattaforme moderne (più attuali e sofisticate di quelle di Fca), motori di concezione
moderna, soluzioni green che spaziano dall'ibrido all'elettrico, dal gas fino all'idrogeno. Inoltre i coreani esibiscono una
gamma di modelli di ultima generazione che coprono molti segmenti e in particolare quello, cruciale, dei suv.
Tuttavia i due marchi coreani, a dispetto della qualità dei prodotti (cresciuta enormemente in pochi anni) scontano un 'immagine ancora poco appetibile in alcuni mercati. Fca, invece, ha in portafoglio
marchi di grande rilevanza: Jeep, Alfa Romeo e Maserati in primis. Hyundai invece vanta una copertura commerciale globale
(Hyundai e Kia sono forti anche negli Usa), centri di ricerca e di design in tutto il mondo (come quello tedesco di Rüsselsheim
in Germania, nella cittadella di Opel) e fabbriche diffuse globalmente, anche in Europa (a Žilina in Slovacchia e a Nošovice
nella Repubblica Ceca). Sono questi ulteriori punti a favore di un'ipotetica alleanza tra le due case automobilistiche che
riguarderebbe anche i veicoli commerciali. Insomma, i presupposti di sinergie tra i brand americani, italiani e coreani ci
sono. Una collaborazione (ma non è da escludere una fusione) con il Gruppo Hyundai velocizzerebbe notevolmente la futura produzione
Jeep.
Infine una curiosità, nelle scorse settimane, durante il Festival of Speed di Goodwood nel Regno Unito, tra le tante voci che circolavano fra addetti
ai lavori e giornalisti dell'automotive una era insistente e faceva pensare: “Cristiano Ronaldo è stato pagato con i soldi
di Hyundai”. Certo era poco più di una battuta. Ma comunque qualche suggestione la crea. Hyundai è legata al calcio: Main
sponsor della coppa del mondo e della Roma. E sempre per restare sul tema calcio-auto con non ricordare che il “volto” delle
Jeep è caratterizzato da 7 feritoie. E, forse, non ci starebbe male una Jeep “CR7, che riprenda anche la “C” dei modelli Jeep
(come la CJ erede della Willys”). Magari una serie speciale della nuova Wrangler? Sono solo ipotesi.
Oltre alla Renegade elettrificata, Jeep punta ad entrare in tre nuovi segmenti di mercato, quello degli urban suv con un modello realizzato sulla base della piattaforma della Fiat Panda, quello dei pick up che avrà la piattaforma della nuova Wrangler e quello dei grandi suv con l'ammiraglia del brand Jeep la Wagoneer e Grand Wagoneer in versione rispettivamente a 5 e 7 posti. A fine del piano tutta la gamma di Jeep sarà completamente elettrificata con modelli soprattutto ibridi destinati soprattutto a mercati altamente ricettivi come la Cina.
Entro il 2022 ci saranno ben 8 modelli nuovi al fine di coprire al 100% il mercato, ormai strategico, dei suv. Confermata alla base della gamma la baby Renegade. E la stessa Renegade sarà interamente rivista con una seconda serie. Ma non solo: ci saranno, nei prossimi cinque anni modelli a guida assistita di livello 3 Sae entro il 2021 e una completa espansione della gamma anche con grandi suv a sette posti. E uno dei modelli più importanti sarà il prossimo Grand Wagoneer atteso per il 2022, un modello che rilancia un nome storico. Jeep è dunque al centro dell'evoluzione di Fca grazie ad produzione cresciuta a doppia cifra ma soprattutto in grado di diventare uno dei marchi leader nel sempre più affollato ed esteso segmento dei suv, partendo dal baby Renegade fino alla maxi Wagoneer.
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