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Pensioni: rimborso di un solo anno, costo ridotto a 2-3 miliardi

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governo al lavoro sul decreto

Pensioni: rimborso di un solo anno, costo ridotto a 2-3 miliardi

Un rimborso in due tappe per rispondere alla sentenza della Corte costituzionale e nel rispetto dell’equilibrio di bilancio. Il nodo della mancata rivalutazione delle pensioni superiori a 1.486 euro lordi verrà sciolto con ogni probabilità dal Consiglio dei ministri di lunedì per decreto legge.

Una norma d’urgenza per restituire parte dell’indicizzazione perduta nel biennio 2012 e 2013 con un criterio di progressività basato sulle fasce di reddito pensionistico che potrebbe essere molto simile al décalage varato con la legge di stabilità 2014 del governo Letta. Ma con l’introduzione di un tetto attorno ai 3.000-3.200 euro lordi oltre il quale il blocco potrebbe esser confermato.

Per conoscere lo schema preciso dell’intervento bisognerà aspettare ancora qualche giorno ma il sentiero sarebbe segnato. Con l’ipotesi, nuova tra le diverse sul tavolo, di rimborsare uno solo dei due anni bloccati dal “Salva Italia” (il 2012 e il 2013) per ridurre ulteriormente l’impatto sui conti e con il ricalcolo delle indicizzazioni del 2014 e 2015. Le risorse da reperire sarebbero in calo rispetto a quanto ipotizzato finora: 2-2,8 miliardi netti per l’anno in corso, cui potrebbe aggiungersi un altro miliardo sugli anni a seguire con rimborsi rateizzati, da definire con la prossima legge di Stabilità. L’intervento, che impatta come una tantum sul deficit nominale dell’anno in corso (resterà al 2,6% programmato) verrebbe coperto utilizzando gli accantonamenti di bilancio per un importo equivalente a 1,6 miliardi (la differenza tra deficit tendenziale e programmatico)e contando sulle maggiori entrate che si determinerebbero con la voluntary disclosure. Ma entrambe queste fonti di copertura avranno comunque bisogno di una clausola di salvaguardia perché saranno verificate solo in sede di assestamento.

Ma il fronte delle coperture sarebbe ancora apertissimo. E la soluzione che verrà individuata sarà letta con grande attenzione a Bruxelles, poiché da essa dipenderà la decisione di redigere o meno un rapporto sul debito pubblico italiano ai sensi dell’articolo 126.3 del Trattato, come ha affermato ieri il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici. Un rilievo registrato dal ministero dell’Economia con una nota di soddisfazione per i giudizi contenuti nella raccomandazioni e nella quale si fa notare come «la Commissione ritiene conforme alla regola del debito l’impegno del governo a raggiungere l’obiettivo di medio termine, ossia il pareggio di bilancio strutturale, nel 2017, e ad implementare le riforme per migliorare le performance del Paese in termini di sviluppo, competitività e creazione di posti di lavoro». Mentre sul problema dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione «il governo - prosegue la nota - ha già affermato l’intenzione di presentare a breve una soluzione rispettosa del dettato della Consulta e in linea con gli obiettivi di bilancio indicati nel Def».

Sulla questione ieri mattina il premier Matteo Renzi e il ministro all’Economia Pier Carlo Padoan hanno avuto un nuovo confronto, al termine del quale è stato deciso di convocare il Consiglio di lunedì ma senza indicare alcun ordine del giorno. Oggi è probabile che il pre-consiglio fissi gli aspetti tecnici delle soluzioni possibili in attesa della decisione politica.

Intanto sulla sentenza della Consulta il Governo ha fatto le sue prime comunicazioni in Parlamento. La prima con il vicemimistro all’Economia, Enrico Morando, in commissione Bilancio del Senato. La seconda nel question time con il ministro Giuliano Poletti alla Camera.

Faremo presto e bene, ha affermato Morando, secondo il quale la Consulta ha indicato due ragioni di illegittimità: «La temporaneità, perché due anni erano troppi, e la mancata progressività» dello stop all’indicizzazione. Sarebbe dunque escluso, secondo questa lettura, che la Corte chieda il rimborso per tutti i pensionati interessati. «Non c’è il problema della data delle elezioni» per varare il decreto, ha detto il ministro della Lavoro alla Camera, l’obiettivo è di «arrivare molto prima alla decisione». Poletti ha soprattutto assicurato che la sentenza sarà applicata rispettando i principi di «equità e senza scaricare ulteriori pesi sulle future generazioni».

Una linea di equità che è stata sollecitata anche dal presidente dell’Inps Tito Boeri che, dopo aver confermato come l’Istituto sia pronto per far partire gli adeguamenti, ha auspicato una decisione «improntata sull’equità non solo tra chi ha più e meno, ma anche da chi è chiamato a dare di più e domani avrà di meno», ha detto in audizione nella commissione sull’Anagrafe tributaria. Anche l’ex commissario straordinario dell’Inps, Tiziano Treu, ha suggerito la strada della solidarietà sostenendo che si dovrebbe togliere qualcosa «alle pensioni ricche per sostenere quelle povere». Secondo Treu vanno riviste le pensioni calcolate con il metodo retributivo e quelle che beneficiano ancora di rendimenti più alti della media come quelle erogate da molti fondi speciali «calcolando un prelievo di solidarietà sulla differenza» tra contributi versati e prestazione.

Dalle opposizioni continuano ad arrivare richieste di rimborsi integrali (Fratelli d’Italia annuncia una class action all’Inps) mentre Cesare Damiano (Pd) è tornato a chiedere un incontro tra Governo e parti sociali prima del varo del decreto.

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