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Gli studi di settore meritano una vera semplificazione

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Fiscal view

Gli studi di settore meritano una vera semplificazione

  • –di Gian Paolo Ranocchi

Al via l’ennesimo tentativo di semplificazione del sistema studi di settore. Nel corso della video conferenza del 18 maggio scorso l’agenzia delle Entrate, infatti, ha preannunciato una serie di interventi tesi a rendere meno complessa la gestione della partita che più di 4 milioni di partite Iva sono chiamate ogni anno a giocare quando devono compilare il modello inerente lo studio di settore specifico (che più di qualcuno ancora oggi definisce “lunare”).
Tralasciando le questioni che attengono alle modalità di utilizzo degli studi stessi in un’ottica di controllo e accertamento, la questione principale in tema di semplificazione, attiene senza dubbio sul piano pratico alla gestione delle informazioni richieste nei modelli.

Oggi, infatti, nelle svariate pagine che compongono gli studi, sono previsto una gran quantità di dati strutturali per descrivere puntualmente le modalità di svolgimento dell’attività, dati che non sono di facile reperibilità e men che meno di semplice manutenzione. Sul punto, quindi, c’è da chiedersi se lo sforzo cui sono chiamati contribuenti e consulenti nella gestione di queste informazioni, valga poi la candela in merito alla quantità e alla qualità dei dati induttivi che si possono ricavare dall’elaborazione della massa di questi dati. Se è vero che si sta via via abbandonando l’idea di uno studio di settore inteso come strumento di accertamento super affidabile nello scovare gli evasori e si sta andando verso un mezzo di segnalazione per individuare delle significative anomalie in relazione alle quali indirizzare poi i controlli sul campo, non dovrebbe essere difficile sfoltire le informazioni richieste nei modelli per limitarle a quelle più importanti nell’analisi di congruità, normalità e coerenza.

“L’ideale sarebbe avere un modello con 3, massimo 4 pagine”

 

L’ideale sarebbe avere un modello con 3, massimo 4 pagine. Quella inerente il monitoraggio della forza lavoro utilizzata. 1 o al massimo 2 pagine di informazioni inerenti i dati strutturali dell'attività. E una pagina (come è attualmente) per il monitoraggio dei dati contabili. Con poche ed essenziali informazioni richieste, sarebbe garantita l’affidabilità e la manutenzione annuale dei dati e finalmente contribuenti e consulenti potrebbero contare su una gestione semplificata del modello.

Un altro intervento che potrebbe condurre a una effettiva semplificazione è quello che attiene alla gestione e all’invio dei modelli studi di settore da parte di una serie di soggetti nei confronti dei quali l’attività di accertamento basata sugli studi è comunque preclusa.

Ci riferiamo ai contribuenti forfetari, a coloro che dichiarano un volume di ricavi superiore a 5.164 mila euro ma inferiore ai 7.500 mila euro e a coloro che non si trovano in una situazione di normale svolgimento dell’attività. In tutti questi casi, infatti, oggi occorre comunque presentare il modello studi di settore integrale, per quanto ai soli fini statistici. In tutti questi casi sarebbe quindi auspicabile la soppressione dell’obbligo di invio dei modelli in questione o quanto meno una drastica riduzione del numero delle informazioni richieste.

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