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Tasse, a Napoli si paga più del doppio di Aosta. Guarda chi versa…

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TASSE E TERRITORI

Tasse, a Napoli si paga più del doppio di Aosta. Guarda chi versa meno

Molte imprese cercano di collocare la sede legale dove il fisco è più conveniente. Immaginiamo che a farlo possano essere anche i privati, cercando la migliore incidenza del prelievo fiscale locale, considerando l’ammontare dei tributi le cui aliquote vengono decise a livello regionale, provinciale e comunale. Tralasciamo quindi la parte più consistente della pressione fiscale, data dall’Irpef nazionale, uguale per tutti. Il risultato è sorprendente, soprattutto in termini di differenza: nel 2015, a Napoli la famiglia-tipo ha pagato 2.416 euro; ad Aosta 1.100 euro in meno.

Per fotografare la situazione ci affidiamo al nucleo familiare standard individuato dalla Banca d’Italia - chiamamola per comodità la famiglia Rossi -: due genitori, lavoratori dipendenti, e due figli minorenni a carico, abitazione principale di 100 metri quadrati, auto del segmento B (Fiat Punto) e un reddito imponibile di 44.080 euro. Ebbene, in questo Giro d’Italia fiscale, dove le è più conveniente fare tappa?

Dall’indagine «Le economie regionali» elaborata da Bankitalia, il traguardo della minore spesa è posizionato in Valle d’Aosta, dove si colloca una sorta di “Cima Coppi” del risparmio fiscale: rispetto alla media nazionale, infatti, i valligiani pagano ben il 34,3% in meno, visto che il loro prelievo medio ammonta a 1.302 euro, il 3% del reddito disponibile, nonostante l’imposizione sulle famiglie nel 2015 sia aumentata del 2,6% rispetto all’anno precedente. Difficile non intravedere in questo primato anche i riflessi della fiscalità connessa allo statuto speciale.

La famiglia Rossi potrebbe accasarsi bene anche in Friuli Venezia Giulia: qui si pagano in media 1.553 euro (-21,7% della media nazionale), un gap che «riflette aliquote più basse rispetto alla media delle Regioni a statuto speciale» sul versante delle addizionali Irpef, sia regionale che comunali. Fossero, poi, in cerca anche di un clima (non solo fiscale) più mite, i Rossi dovrebbero trasferirsi in Basilicata, dove si risparmia il 17,8% (prelievo di 1.630 euro). Attenzione, però: questa «è la regione dove l’imposizione locale sulla famiglia è aumentata di più in percentuale sul 2014, pur mantenendo un prelievo più basso della media soprattutto su addizionale regionale e tassazione sull’abitazione».

Sarà forse l’influsso negativo delle “correnti tributarie” che soffiano dalla vicina Campania? È la regione maglia nera, visto che il prelievo locale medio arriva a 2.416 euro (1.114 in più della Valle d’Aosta). «Particolarmente onerosi» risultano l’addizionale regionale Irpef - legata ai conti della sanità -, la tassazione sui rifiuti (la più elevata d’Italia) e quella sulle assicurazioni Rc auto. Tre capitoli che riflettono altrettante inefficienze storiche del sistema locale.

Risalendo l’Italia, i Rossi farebbero bene a saltare il Lazio, la seconda regione dove il fisco è più caro: qui il prelievo locale arriva a 2.311 euro, il 16,5% in più della media nazionale, anche per il peso della fiscalità di Roma, dove Imu e addizionale regionale sono ai massimi. Da evitare anche il Piemonte, al terzo posto con 2.210 euro. E le altre regioni? In territorio positivo si collocano, nell’ordine, Sardegna, Veneto, Marche, Umbria, Toscana, Lombardia, Puglia, Sicilia e Abruzzo. Con la Calabria si scollina in territorio negativo, e da qui in avanti - attraverso Molise, Emilia Romagna, Liguria fino a Piemonte, Lazio e Campania - l’erta del prelievo fiscale, per la famiglia Rossi, si fa via via più impervia.

Dal punto di vista delle imposte locali il 2015 è stato un anno di rincari, prima che la legge di Stabilità 2016 intervenisse a congelare gli aumenti. Anche se i ritocchi dell’addizionale all’Irpef decisi dai 1.102 Comuni che l’anno scorso hanno aumentato le aliquote (contro i tre che le hanno abbassate) si stanno sentendo proprio in questi mesi. Mentre è uno stop a tutti gli effetti quello delle imposte immobiliari, che oltretutto vedono anche l’esenzione di 19,8 milioni di abitazioni principali.

Dove potrebbero esserci rincari più o meno pesanti anche quest’anno è nel prelievo sui rifiuti, che è escluso dallo stop deciso dalla manovra 2016. Ma qui pesa soprattutto l’obbligo di coprire con le entrate tutti i costi del servizio, il che rende subito evidenti eventuali inefficienze nella raccolta o nello smaltimento.

In generale, le imposte locali negli ultimi anni hanno risentito di una dinamica “dare-avere”: da un lato, lo Stato tagliava i trasferimenti; dall’altro, sindaci e governatori aumentavano le tasse. Il tutto con l’immancabile polemica sull’incapacità di ridurre gli sprechi locali. Non è un caso che la manovra 2016, oltre a bloccare i rincari, non preveda riduzioni nei trasferimenti. Ora si tratta di vedere se il trend proseguirà.

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