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L’Eldorado del risparmio è in Liguria

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L’Eldorado del risparmio è in Liguria

È l’Eldorado dei risparmiatori, con una ricchezza netta pro capite di 30omila euro, quasi il doppio di quella italiana e pari a oltre 14 volte il reddito disponibile. Benvenuti in Liguria, la regione che brilla per rapporto tra le disponibilità immobiliari e finanziarie al netto dei debiti e delle passività. Lo segnala la fotografia scattata dalla Banca d’Italia che in questo caso ha il fermo immagine al 2014 e non tiene dunque conto dello shock della Brexit che in queste settimane si è abbattuto sui mercati. Si tratta, certo, di una media come il famoso mezzo pollo di Trilussa che non lascia intravedere le sfumature e l’atteggiamento delle varie fasce di reddito nei confronti del risparmio. Ma rivela che dal 2005 il valore dei beni posseduto dai liguri è cresciuto, sempre a livello pro capite, del 15 per cento. Più di tre quarti di questo gruzzolo sono dovuti alle attività reali (terreni e fabbricati), dove la voce «casa» vale il 92 per cento. Al secondo posto è la Valle d’Aosta, con 253mila euro pro capite, 12 volte il reddito disponibile. La Lombardia primeggia invece per gli investimenti finanziari (circa 97mila euro pro capite), mentre al polo opposto è la Sicilia, dove la ricchezza netta è 1,7 volte il reddito disponibile e le attività finanziarie sono un terzo di quelle lombarde.

Restringendo il focus sul risparmio finanziario a livello nazionale si assiste a un aumento dei depositi e a una diminuzione complessiva dei titoli. L’abbondante liquidità grazie alle misure delle Bce e la prudenza suggerita dagli scossoni della crisi hanno infatti portato famiglie e risparmiatori a riequibrare il loro portafoglio. La tendenza è stata particolarmente accentuata in Trentino Alto Adige. Qui gli stock dei depositi sono aumentati dell’8,8% nel 2015 rispetto all’anno precedente, con un balzo del 17% per quelli delle imprese della provincia autonoma di Trento.

I risparmiatori hanno inoltre preferito i depositi in conto corrente a scapito di quelli a risparmio. L’aumento più significativo su questo fronte è stato osservato in Veneto, con un balzo del 10 per cento. Nella stessa regione si è però registrato il calo più marcato del portafoglio titoli complessivo (-6,7 per cento).

A soffrire maggiormente sono state le obbligazioni bancarie italiane, nello stesso anno in cui si è alzato il sipario sullo scandalo di banca Etruria e degli altri tre istituti finiti nel mirino. Il calo è stato di quasi il 30% in Trentino, ma una diminuzione dello stock è evidente anche in Sicilia (-24%), nelle Marche (-245) e in Toscana (-21 per cento). Il Friuli Venezia Giulia spicca invece per la maggiore frenata delle consistenze di titoli di Stato italiani (-18 per cento).

Alcune regioni viaggiano poi in controtendenza e registrano un aumento delle azioni detenute. È il caso dell’Emilia-Romagna, dove questa voce è salita del 14% e la Lombardia (11 per cento). In aumento anche le risorse affidate al risparmio gestito. Se la Lombardia vanta lo stock maggiore (oltre 88 miliardi di euro), i rialzi più marcati sono stati segnati in Puglia (17%), Emilia-Romagna e Toscana (entrambe +15 per cento).

La capitale della finanza primeggia poi, guarda caso, anche per il maggior numero di sportelli bancari sul suo territorio: oltre 5.800, ma in leggero calo rispetto al 2014 grazie a un aumento del ricorso ai canali digitali, previsto oggi nella regione per due terzi dei conti correnti. Al polo opposto è il Molise con appena 137 sportelli. La Lombardia si mette in luce anche per il maggior numero di contratti di finanziamento per filiale (2.466) e per gli sportelli bancomat (oltre 8mila). Nella piccola e ricca Valle d’Aosta se ne contano invece appena 156.

In tutte le regioni sono poi aumentati negli ultimi anni i negozi e gli studi di professionisti con il «Pos» per il pagamento elettronico. Con un’unica eccezione: la Calabria, dove il numero dei dispositivi installati si è ridotto a circa 39mila, dopo il deciso aumento registrato nel 2014 in seguito all’introduzione dell’obbligo di accettare pagamenti con moneta elettronica. Fare acquisti in Molise senza contanti potrebbe infine rivelarsi rischioso, perché nella piccola regione i «Pos» installati sono appena 8mila.

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