Norme & Tributi

Unioni civili, dallo stato civile al codice penale le novità approvate…

  • Abbonati
  • Accedi
CONSIGLIO DEI MINISTRI

Unioni civili, dallo stato civile al codice penale le novità approvate dal Governo

A quattro mesi dall’entrata in vigore della legge sulle unioni civili prende forma la cornice attuativa, affidata nel frattempo in via provvisoria a una normativa “ponte”. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare, su proposta del guardasigilli Andrea Orlando, i tre decreti legislativi necessari a dare un assetto definitivo alla disciplina varata dal Parlamento, con un voto di fiducia, il 12 maggio scorso e diventata efficace il 5 giugno (legge 76/2016) .

I provvedimenti adeguano (e coordinano) alla nuova disciplina sulle unioni tra persone dello stesso sesso: le disposizioni attualmente esistenti sull’ordinamento dello stato civile e le leggi, gli atti aventi forza di legge, i regolamenti e i decreti, su cui le nuove norme hanno un impatto, quelle di diritto internazionale privato e quelle in materia penale.

Per quanto riguarda il primo decreto sulle iscrizioni, le trascrizioni e le annotazioni negli uffici dello stato civile, viene previsto che, come per il matrimonio, il partner dell’unione civile che aggiunge al suo il cognome dell’altro partner non perde il suo cognome d’origine. Rispetto al decreto ponte (Dpcm 144/2016) - che tra l’altro istituisce nei comuni il registro provvisorio delle unioni - con tali norme non è necessario produrre alcuna modifica anagrafica.

“I provvedimenti adeguano (e coordinano) alla nuova disciplina sulle unioni tra persone dello stesso sesso”

 

Sotto il profilo del diritto internazionale (secondo decreto), le norme che hanno avuto ieri l’ok preliminare di Palazzo Chigi evitano le possibili elusioni della disciplina italiana quando non esistono profili oggettivi di transnazionalità, come per esempio quando si tratta di un’unione civile contratta all’estero da cittadini italiani che abitualmente vivono nel nostro Paese. Anche in questo caso l’unione è regolata dalla normativa italiana.

Mentre il terzo decreto interviene sul codice penale, modificandone alcuni articoli per consentire, anche in questo ambito, l’equiparazione del partner dello stesso sesso nell’unione civile, al coniuge. In questo modo si rende configurabile il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare quando le inadempienze siano del partner dell’unione civile nei confronti dell’altro. E si potrà anche applicare al reato di omicidio l’aggravante prevista se la vittima è coniuge di chi commette il fatto, anche quando il fatto avvenga tra due soggetti legati da unione civile.

Ora i tre decreti legislativi andranno all’esame delle commissioni competenti di Camera e Senato che avranno sessanta giorni per esprimere il proprio parere. Lo stesso tempo che in teoria resterebbe al Governo per il via libera definitivo ai provvedimenti fissato al 5 dicembre (sei mesi dall’entrata in vigore della legge). Ma la legge 76 lascia una via d’uscita: visto che il termine fissato per i pareri è troppo ravvicinato alla scadenza per l’esecutivo, a meno di un esame lampo in Parlamento, Palazzo Chigi avrà infatti altri tre mesi (fino al 5 marzo) per l’adozione definitiva. Intanto si continuerà ad applicare la normativa ponte. Con tutto il corredo di 24 formule, dalla richiesta alla trascrizione, stabilite dal Viminale a fine luglio per la celebrazione delle unioni civili.

© Riproduzione riservata