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Pensioni, ultimo nodo: chi rientra nell’anticipo a costo zero

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LA PLATEA DELL’«APE SOCIAL»

Pensioni, ultimo nodo: chi rientra nell’anticipo a costo zero

La platea dei lavoratori impegnati in attività “gravose o faticose” e il tetto di reddito da pensione. Sono gli ultimi due aspetti da definire per l’accesso all’Ape social gratuita e, con ogni probabilità, saranno resi noti oggi a palazzo Chigi nell’incontro a livello tecnico fissato con la delegazione sindacale. Tutte le altre misure del “pacchetto previdenza” sono fissate e ricalcano il verbale già siglato dai leader sindacali dopo l’incontro con il Governo del 28 settembre scorso.

Ieri a rivendicare un tetto di accesso all’Ape social non superiore a 1.300-1.400 euro al mese sono state le federazioni dei lavoratori del settore edilizia, una delle categorie più mobilitate per cogliere questa nuova prestazione assistenziale che dovrebbe essere estesa a un’altra decina di soggetti oltre ai disoccupati di lungo corso con Naspi scaduta, ai lavoratori in condizione di salute precaria o, ancora, con carichi familiari appesantiti dalla presenza di un convivente disabile. Ad attendere una risposta dal Governo ci sono macchinisti, personale navigante, maestre d’asilo, infermieri di sala, assistenti di disabili, operai agricoli e del settore conciario.

Tutti coloro che potranno accedere all’Ape social avranno la garanzia della totale gratuità del prestito-ponte solo se la pensione futura certificata dall’Inps sarà, appunto, inferiore a una certa soglia. Oltre questo livello di reddito da pensione (non è ancora chiaro se sarà preso in considerazione solo il reddito individuale complessivo o anche quello famigliare) un piccolo onere ci sarà sul rimborso ventennale con prelievo sull’assegno Inps (si era ipotizzato non oltre lo 0,5% per ogni anno di anticipo ma anche su questa quota non si hanno certezze).

A ribadire che sotto il “tetto” l’Ape social sarà «interamente a carico dello Stato» è stato ieri il sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini. Che, intervenendo al Tg2, ha detto che l’Ape volontaria costerà tra il 4,5% e il 5% per ogni anno di anticipo. E ha confermato che i soggetti che già percepiscono la quattordicesima beneficeranno di un aumento di 100-150 euro mentre quelli che, attraverso l’estensione della platea, la percepiranno per la prima volta percepiranno assegni tra i 330 e i 500 euro (v. Il Sole 24 Ore di ieri)

Ieri anche il premier, Matteo Renzi, è tornato sull’accordo sindacale sulle pensioni: «È oggettivamente un passo in avanti significativo, vediamo se apre spazi nuovi nel turn over nel pubblico, non so quanti accetteranno» ha affermato all’assemblea Anci a Bari. Il riferimento è all’intero “pacchetto” di misure previdenziali, anche se il riferimento al turn over pubblico fa pensare alle adesioni attese per l’Ape di mercato, quella che prevede un costo di rimborso attorno al 4,5-4,7% per ogni anno di anticipo (massimo 3 anni e sette mesi) al netto dello sconto via detrazione fiscale sul 50% degli oneri per interessi legati al piano di rientro ventennale.

Una parola definitiva del Governo sulle platee di riferimento è attesa anche per il “bonus” precoci, ovvero la norma che dovrebbe eliminare le penalizzazioni per chi si pensiona a 62 anni avendo almeno 12 mesi di contributi versati prima di compiere i 19 anni o, in alternativa, garantire l’uscita anticipata a 41 anni per disoccupati senza ammortizzatore sociale o con carichi familiari gravosi.

Ieri fonti tecniche riferivano di verifiche in corso anche sull’utilizzo dell’opzione donna che potrebbe essere prorogata. Così come si verificherà l’andamento dell’altra misura lavoristico-previdenziale introdotta l’anno scorso e operativa da giugno: il part-time agevolato, ovvero la possibilità per i lavoratori vicini alla pensione di ridurre l’orario senza perdere i contributi e parte della retribuzione: per accedervi occorrono gli stessi requisiti dell’Ape.

Al tavolo di oggi, naturalmente, i sindacati si aspettano di conoscere le decisioni finali del Governo sulle doti finanziarie messe in campo. Si parla di 1,5 miliardi l’anno venturo per arrivare a 2,5 miliardi di maggiore spesa strutturale dal 2019. La ripartizione, fino all’esaurimento della sperimentazione biennale dell’Ape, sarà per due terzi ai pensionati contributivi più poveri (14esime rafforzate e nuove e no tax area estesa) e per un terzo ai pensionandi, che oltre all’Ape potranno contare sul cumulo gratuito dei periodi contributivi e norme più lasche per gli anticipi degli “usuranti”.

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