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L’Ue riforma l’Iva sulle vendite online, riduzione per gli ebook

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L’Ue riforma l’Iva sulle vendite online, riduzione per gli ebook

  • –dal nostro corrispondente
MARKA
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BRUXELLES - La Commissione europea ha presentato oggi una attesa riforma della raccolta dell'imposta sul valore aggiunto per le transazioni commerciali online. L'obiettivo è di semplificare l'onere amministrativo delle imprese, facilitare la lotta contro la frode, promuovere il commercio su Internet. Tra le altre cose, l'esecutivo comunitario ha anche deciso di permettere ai governi di applicare alle pubblicazioni online le stesse favorevoli aliquote oggi in vigore per le pubblicazioni su carta.

In questo momento, la legislazione permette l'Iva ridotta solo ai libri e ai giornali di carta. La differenza tra le due aliquote, a tutto svantaggio delle pubblicazioni online, può raggiungere in alcuni casi i 10-20 punti percentuali. La decisione di consentire aliquote ridotte anche agli ebook giunge in un momento di crisi dell'industria dei giornali e dei libri: «Siamo orgogliosi di questa decisione», ha detto il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici.

La questione è molto sentita in alcuni Paesi e in particolare in Italia. Il governo Renzi decise nel 2014 di tassare al 4% i libri elettronici, nonostante il rischio di una procedura di infrazione comunitaria (si veda Il Sole/24 Ore del 22 marzo scorso). Attualmente, le pubblicazioni online hanno una quota di mercato nell'Unione del 5%, che dovrebbe salire al 20% entro il 2021. L'iniziativa della Commissione europea giunge su invito dei ministri delle Finanze.

In buona sostanza e confermando le informazioni raccolte questa settimana (si veda Il Sole/24 Ore di martedì), la Commissione europea ha poi proposto che la raccolta dell'Iva venga effettuata dalle autorità nazionali del Paese del venditore (così come avviene per la vendita di servizi online). Queste poi si incaricheranno di riversare il gettito fiscale nel paese dell'acquirente. Bruxelles ha deciso che per le società con un giro d'affari minimo, ossia inferiore a 10mila euro, verrà applicata l'Iva nazionale.

La proposta dovrebbe facilitare la vita di 430mila micro imprese europee, anche perché attualmente il sistema prevede che una società debba registrarsi in tutti i Paesi in cui vende (il costo di tale registrazione è di circa 8mila euro per Paese). Superato il tetto dei 10mila, l'Iva andrà riversata nel Paese del consumatore, col metodo appena descritto. Bruxelles ha ideato una seconda soglia, questa volta di 100mila euro. Sotto a questo tetto, le società avranno oneri amministrativi inferiori al normale.

Infine, la Commissione ha anche proposto di eliminare il prezzo minimo di applicazione dell'Iva per la merce proveniente da Paesi terzi. Oggi la merce con un valore inferiore a 22 euro non viene tassata. Il risultato è che la norma è oggetto di frodi e abusi: 150 milioni di pacchetti arrivano ogni anno in Europa chiedendo l'esenzione dell'Iva. Se la frode viene scoperta, il pagamento della tassa spetta all'acquirente. Bruxelles vuole eliminare l'esenzione, tassando così tutti i beni provenienti dall'estero.

Le questioni fiscali sono sempre delicate perché vanno a toccare la sovranità nazionale, tanto che, come sempre, anche queste proposte richiederanno l'unanimità dei Paesi membri. Il vice presidente della Commissione europea Andrus Ansip ha definito la riforma «una enorme semplificazione». Ha poi voluto precisare, per tranquilizzare i governi più preoccupati: «Non abbiamo alcuna intenzione di decidere da Bruxelles le aliquote dell'Iva».

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