L’introduzione dell’Ape volontaria, collegata alla realizzazione di una piattaforma elettronica ancora da definire, rischia di non essere ancora all’ordine del giorno, richiedendo tempi più lunghi rispetto a quella dell’Ape sociale, come la prima ancora in attesa dei decreti attuativi ma più strettamente collegata all’Inps. Lo ha chiarito stamane il Consigliere economico della Presidenza del consiglio, Marco Leonardi, ospite dell’ottava edizione del convegno “Tuttolavoro”, in corso di svolgimento nella sede del Sole 24 Ore di via Monte Rosa, a Milano, secondo cui, tuttavia, il nuovo strumento dovrebbe diventare operativo entro il prossimo maggio.
Flessibilità in uscita
Secondo Leonardi l’introduzione dell’Ape volontaria rappresenta un tassello importante sul fronte della flessibilità in uscita dei lavoratori, tanto più alla luce del fatto che «l’anticipazione dell’età pensionabile per tutti non è più possibile prima di tutto dal punto di vista demografico», ma i numeri delle persone che potranno essere coinvolte non è facilmente prevedibile. «Se possiamo ipotizzare che nei prossimi due anni l’Ape sociale potrà essere utilizzata da circa 50mila persone - ha chiarito Leonardi - per quella volontaria i numeri sono più difficili da valutare».
il confronto con il part time
Per il lavoratore si tratta di un’opzione in più sul fronte della flessibilità, sussidiata dallo Stato, la quale porta ad un prestito che costa circa la metà rispetto a quanto dovrebbe pagare una persona per rivolgersi al mercato». Inevitabile, sul punto, un confronto con il part time, altro strumento di flessibilità a disposizione di chi cerca un’uscita morbida dal mondo del lavoro. «Rispetto al part time - secondo il consulente del Governo - l’Ape volontaria offre però due i vantaggi: si può chiedere quanta Ape volontaria si vuole e, inoltre, le aziende possono contribuire a pagare il montante contributivo iniziale che aiuta ad abbattere o annullare il costo della rata. In tutti i Paesi del mondo, a partire da quelli europei, c’è del resto la necessità di trovare degli elementi di flessibilità in uscita verso la pensione: se questa ipotesi del prestito funzionerà penso che potrà costituire un buon esempio».
Incentivi alle assunzioni
Nel corso del convegno Leonardi ha precisato che la flessibilità in uscita rappresenta il primo ramo degli interventi del governo sul fronte del lavoro, mentre il secondo ramo è costituito dagli interventi per incentivare le assunzioni, quelle dei giovani in particolare, anche attraverso la leva degli sgravi contributivi. «Nel 2015-16 è stata fatta molta decontribuzione - ha sottolineato Leonardi -, fatto che ha portato a molte nuove assunzioni, spendendo molte risorse ma per un buon risultato. Noi contiamo di proseguire su questa strada, magari con un intervento strutturale, ma per i dettagli precisi, che non saranno contenuti nel Def, bisogna attendere, anche se il principio dovrebbe essere quello dell’applicazione di uno scivolo di tre anni per il tempo indeterminato».
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