Dopo i primi due mesi di operatività della nuova disciplina sul lavoro occasionale appare utile fare una riflessione sui risultati ottenuti, il funzionamento del sistema e le prime esperienze degli operatori. L’Inps ha reso noto le prime cifre con un comunicato del 29 agosto 2017. Secondo l’istituto previdenziale sono circa 4mila gli utilizzatori del libretto famiglia (con 686 prestatori di lavoro) e poco più di 12mila gli utilizzatori per il contratto di prestazione occasionale (con 6.056 prestatori). Si tratta di cifre irrisorie rispetto a quelle per il lavoro accessorio (i vecchi voucher) oramai abrogato per evitare il referendum voluto dalla Cgil.
Dove sono finiti i vecchi voucher?
A fronte di queste cifre si ritiene, dunque, lecita la domanda su dove siano finiti i lavoratori che in precedenza venivano impiegati con i vecchi voucher? Una parte sarà stata assunta con un contratto di lavoro intermittente (l’incremento del numero di questa forma contrattuale dopo l'eliminazione dei voucher lo dimostra) e un’altra parte probabilmente sarà stata impiegata con altre forme contrattuali flessibili (contratto di lavoro part-time, stage, contratti a termine). Tuttavia rimane il dubbio che molti rapporti siano tornati nel sommerso. Sembra ironia, ma il lavoro accessorio era stato introdotto dalla riforma Biagi proprio per far emergere rapporti in precedenza nascosti nel sommerso e per garantire tutele minime ai lavoratori che prestano attività occasionali.
Formulazione rigida
Era, però anche chiaro fin dall’inizio che la nuova disciplina sul lavoro occasionale introdotto dall’articolo 54-bis del Dl n. 50/2017 non poteva copiare per intero i vecchi voucher con i quali si sono verificati, purtroppo, anche episodi di utilizzo scorretto dello strumento. Proprio per evitare eventuali abusi il Legislatore ha scelto di limitare il ricorso al lavoro occasionale con una formulazione molto rigida che, per alcuni versi, appare eccessiva. Oltre ai vincoli imposti dalla normativa anche la piattaforma informatica gestita dall’Inps è stata criticata da alcuni operatori.
Il doppio limite frena l’utilizzo
Tra gli elementi dell’impianto normativo del contratto di prestazione occasionale più nel mirino figurano sicuramente il doppio limite di importo (ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, non può erogare compensi di importo complessivamente superiore a 5mila euro) e di dimensione dell’utilizzatore (può avere alle proprie dipendenze non più di cinque lavoratori subordinati a tempo indeterminato). Basterebbe il solo limite di 5mila euro per arginare eventuali abusi. Inoltre, anche la disciplina per la pubblica amministrazione appare troppo limitativa e poco chiara. Così per esempio i comuni fanno fatica ad impiegare persone per attività come quella dei nonni vigili, di cura del verde pubblico etc. Lavori che difficilmente si prestano a un utilizzo distorto del lavoro occasionale.
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