Mentre da una parte il Governo studia la nuova edizione della rottamazione dei ruoli, dall’altra con la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, approvata sabato e spedita all’esame delle Camere, conferma indirettamente il successo della prima edizione della definizione agevolata della cartelle notificate dalla ex Equitalia. Non solo. Il quadro di sintesi sulle entrate una tantum dell’ultimo triennio fa “emergere” anche il flop della voluntary bis: sotto la voce emersione dei capitali all’estero nella colonna “consuntivo” il Mef indica 850 milioni di euro. Ben lontani dal miliardo e 600 milioni che lo scorso anno il Governo stimava di incassare con la riedizione della voluntary disclosure. Occorre poi ricordare che una parte degli 850 milioni potrebbe essere una coda della prima edizione del rientro dei capitali come più volte ripetuto nei bollettini delle entrate tributarie pubblicati mensilmente dal Dipartimento delle Finanze.
Nessun allarme comunque per i conti pubblici. Il flop della voluntary sarà coperto proprio con le maggiori entrate che il Governo incasserà con la prima rottamazione delle cartelle. Sempre nella stessa tabella sulle poste una tantum a legislazione vigente arriva una conferma sul successo dell’operazione: il dato a consuntivo degli incassi al 31 dicembre 2017 ammonta a 2,267 miliardi di euro. Solo apparentemente lontano dai 5,2 miliardi stimati del Dl fiscale dello scorso anno. Infatti il dato è riferito all’incassato della prima rata e dei pagamenti in unica soluzione effettuati lo scorso 31 luglio. All’appello mancano ancora la seconda e la terza rata in scadenza il 2 ottobre (il 30 settembre cade di sabato) e il 30 novembre. Se tutti rispettaranno gli appuntamenti l’incasso totale del 2017 potrebbe andare oltre la soglia dei 6 miliardi di euro consegnando al Governo un extragettito, per il solo 2017, di poco superiore al miliardo di euro. A cui poi si devono sommare le somme aggiuntive indicate nelle previsioni per il 2018: il Mef, sempre nella tabella delle entrate una tantum, prevede per il prossimo anno un incasso di oltre 2,4 miliardi di euro contro i 2 miliardi indicati lo scorso anno sempre nel Dl fiscale di fine anno.
Dall’analisi dei dati sulla prima edizione della rottamazione è maturata dunque l’idea, anticipata su queste pagine nelle settimane scorse e confermata sabato dallo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, di riaprire la rottamazione sia ai ruoli notificati nei primi quattro mesi del 2017 sia a quelle migliaia di contribuenti che hanno presentato domanda di adesione alla definizione agevolata ma che per vari motivi il sistema ha scartato. Si tratta di tutti coloro che non erano in regola con i vecchi piani di rateizzazione dei debiti fiscali e contributivi. Ci sono poi anche “i maxi-debitori” ossia quei contribuenti, con debiti da definire in via agevolata particolarmente consistenti, i cui bonifici seppur effettuati nei termini di legge sono arrivati di fatto nei gorni successivi.
Al di là delle scelte finali da inserire nel nuovo decreto fiscale, il Mef stima che la rottamazione bis potrebbe assicurare all’erario nel 2018 e nel 2019 almeno 1,5 miliardi di euro. Maggiori entrate che potrebbero raddoppiare se poi si decidesse di riaprire alla rottamazione dei ruoli 2017 anche oltre i primi quattro mesi dell’anno. Con un’avvertenza, però: non perdere di vista la riscossione ordinaria che potrebbe subire inevitabilmente una pesante contrazione.
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