L’amministrazione finanziaria ci riprova e, con il decreto cofirmato, seppur in uscita, dai ministri Pier Carlo Padoan e Marianna Madia, fissa le regole per i concorsi di accesso alle qualifiche dirigenziali dei ruoli delle Agenzie fiscali. Forti delle norme introdotte a fine anno con la legge di Bilancio, il via libera ormai prossimo al decreto ministeriale è il primo passo per provare ancora una volta a superare il nodo dei dirigenti incaricati e poi dichiarati decaduti nel 2015 dalla Corte costituzionale.
Un problema rimasto irrisolto, con le agenzie da una parte a bandire i concorsi e ad assegnare posizioni organizzative temporanee (Pot) e dall’altra con alcuni sindacati a impugnare i bandi di concorso e diffidare i vertici dell’amministrazione dall’assegnare le Pot o le nuove Poer (Posizioni organizzative ad elevata responsabilità) previste anche queste dall’ultima manovra. Nelle ultime ore è stata la UilP a inviare ai vertici dell’Agenzia una lettera per sollecitare il confronto con le organizzazioni sindacali.
Il Dm, già bollinato dalla Ragioneria, e su cui la Madia ha espresso il suo parere favorevole, nei suoi sette articoli definisce l’ambito di applicazione, le prove d’esame, nonché le materie per lo scritto e la graduatoria di merito.
In prima battuta viene confermata la possibilità della prova preselettiva come prevista dalla norma primaria della legge di bilancio. La preselezione sarà bandita dalle Agenzie fiscali nel caso in cui il numero dei candidati sia pari o superiore a tre volte il numero dei posti messi a concorso. Dal computo complessivo, in quanto esonerati dalla prova preselettiva, sono esclusi i candidati interni delle Agenzie fiscali che hanno svolto per almeno due anni, al momento della pubblicazione del bando, funzioni dirigenziali o incarichi di responsabilità relativi a posizioni organizzative di elevata responsabilità, alta professionalità e particolare specializzazione. Sono esclusi dalla preselezione anche i dipendenti assunti con concorso pubblico e in servizio presso le Agenzie da almeno dieci anni di anzianità nella terza area e senza demerito.
Per superare il concorso vero e proprio, articolato in una prova scritta e in una orale, bisognerà raggiungere il punteggio di almeno 70 su 100. Il voto finale sarà determinato dalla somma dei voti ricevuti nella prova scritta, in quella orale e dalla valutazione dei titoli. Per questi ultimi il valore complessivo non potrà superare il 40% del voto complessivo. Per lo scritto è prevista la risposta aperta a una serie di quesiti (numero fissato dal bando) su argomenti e materie interdisciplinari. Il decreto ne elenca 16 e vanno dal generico diritto tributario e scienze delle finanze alla gestione delle risorse materiali. Nel mezzo ci sono il diritto fallimentare, penale, economia aziendale, diritto amministrativo, civile e commerciale, quello europeo, le norme su giochi e accise, catasto, pubblicità immobiliare, pianificazione, organizzazione e sistemi di controllo. La prova scritta si completa con la soluzione a un caso pratico di lavoro relativo a problemi gestionali e organizzativi, anche questa con quesiti a risposta aperta finalizzati a risolvere le criticità presentate.
Chi arriva alla prova orale dovrà affrontare un colloquio sulle materie indicate dal bando. La conoscenza dell’inglese vale come requisito per superare la prova. E chi dimostrerà all’orale di conoscere e parlare un’altra lingua straniera oltre l’inglese potrà beneficiare di un punteggio aggiuntivo. Con la prova orale saranno testate e valutate anche le conoscenze digitali e informatiche dei candidati anche in relazione a processi comunicativi in rete.
© Riproduzione riservata