Quanto tempo c’è per pagare le tasse? Dipende. Da un massimo storico di ventitré anni, fino al prelievo istantaneo su dipendenti e pensionati, i tempi per saldare i debiti tributari possono essere i più diversi. Non risulta che si possa arrivare ai quasi ottant’anni del recupero deciso tra la Lega e la Procura di Genova, ma lì non si tratta di questioni tributarie.
Nel caso del Fisco la varietà dei tempi di pagamento e di dilazione è sì regolata, ma ben dispersa in un labirinto di regole diverse, secondo l’imposta, le modalità con le quali viene richiesta, la natura del contribuente, l’entità del suo debito. E la fantasia non manca neppure nel caso contrario, cioè quando il debitore è il Fisco.
Fisco creditore
Nella maratona del pagamento differito, il tempo peggiore (o migliore, secondo i punti di vista) è quello segnato dalla Lazio, che per saldare 143,24 milioni di Irpef e Iva si accordò con le Entrate per un recupero dal 2005 al 1° aprile del 2028, in
base a una norma del 2002, poi modificata. Un accordo che ha fatto storia non solo per la lunghezza della dilazione, ma anche
per le manifestazioni degli ultrà davanti alla sede dell’Agenzia, con cariche della Polizia e pure qualche ferito. Una rilevazione
del Sole 24 Ore del 2 novembre 2016 segnalava che il debito residuo, all’epoca di 67,8 milioni, era scandito in rate annuali
da 5 milioni e 650mila euro.
Chi volesse insidiare il primato, sappia innanzitutto che non si tratta di una scelta piacevole. Si può infatti chiedere di pagare a rate mensili una cartella esattoriale, prolungando i versamenti fino a dieci anni, ma solo se ci si trova nella poco invidiabile condizione di «grave e comprovata difficoltà economica» (certificata dall’Isee) e con una rata che eccede il 20% del reddito del nucleo familiare. In condizioni economicamente “normali”, il numero di rate può arrivare a 72, cioé sei anni.
Se però la richiesta non proviene da una cartella esattoriale (ultimo stadio delle richieste di pagamento) ma da un «avviso bonario» (primo stadio), le rate ottenibili sono otto, con pagamenti trimestrali, per debiti fino a 5mila euro oppure 20 ma bimestrali se si va oltre i 5mila euro. Due anni nel primo caso, tre anni e quattro mesi nel secondo. Tempi ancora più serrati se si vogliono rateizzare le imposte della dichiarazione dei redditi. per le quali la pazienza del Fisco concede fino a sei rate mensili.
Fisco debitore
Può poi succedere che a ritrovarsi nei panni del debitore sia il Fisco in persona e anche qui scattano regole proprie a partire
dal fatto che il tasso di interesse richiesto Erario è pari alla metà rispetto a quello che devono pagare i contribuenti (4%
annuo), senza pagare sanzioni.
Peraltro, nel 2015 un decreto legislativo aveva promesso di unificare le due misure - per gli appassionati: decreto legislativo
159, articolo 13 - ma purché ciò avvenisse «possibilmente» e comunque «nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica».
L’attuazione non risulta pervenuta. O forse sta arrivando a rate.
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