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Condono fiscale, ecco le 9 sanatorie possibili

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Condono fiscale, ecco le 9 sanatorie possibili

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La guerra e pace fiscale dell’ultima settimana si chiude con l’accordo tra i due leader della maggioranza con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che fa da speaker sui punti dell’intesa (ri)trovata. Che si traducono nello stralcio di ogni scudo penale, nella cancellazione di qualunque riferimento a beni e ricchezze all’estero e, soprattutto, nell’impegno a declinare in Parlamento la difficoltà economica che ha impedito al contribuente di versare le imposte dovute, pur essendosi dichiarato al Fisco.

In pratica, il «saldo e stralcio» della Lega inserito nel contratto di Governo e rivendicato dal suo leader Matteo Salvini: «Nella prima versione del decreto fiscale non c’era e il Parlamento lo recupererà». In che modo? Lo spiega al Sole 24 Ore Armando Siri, consigliere economico della Lega e sottosegretario alle Infrastrutture: sarà collegato alla condizione economica del debitore o all’indice di liquidità per le imprese; particolare situazioni familiari di difficoltà; avrà tre aliquote (6, 10 e 25%) applicate a tutto il debito residuo e consentirà di saldare il conto con l’agente della riscossione in un massimo di 10 rate mensili (si veda l’intervista in pagina).

Un concetto fatto proprio anche dall’altro vicepremier Luigi Di Maio (M5S): «Potenziamo lo strumento di saldo e stralcio delle cartelle Equitalia per tutte le persone in difficoltà. Abbiamo ribadito all’unanimità in Cdm che non c’è alcuna volontà di favorire chi ha capitali all’estero. Grazie a questo decreto nasce oggi uno Stato amico che aiuterà la parte più debole dei contribuenti. È stato un pomeriggio di lavoro proficuo».

In attesa della versione ufficiale in vista della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» già martedì 23 ottobre e del suo approdo al Senato, il testo del decreto fiscale esce più “leggero" rispetto alle ultime bozze circolate e con restrizioni aggiuntive sull’articolo 9 dedicato alla dichiarazione integrativa. Dichiarazione che, come sottolineato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte è un «ravvedimento operoso», non consentirà di integrare maggiori imponibili per le due mini-patrimoniali estere su immobili e attività finanziarie (rispettivamente Ivie e Ivafe). Non ci sarà, in sostanza, nessuno spazio per una nuova voluntary disclosure, semmai ci fosse stata l’intenzione di prevederla. E questo dovrebbe sbarrare anche eventuali integrazioni al quadro RW della dichiarazione dei redditi, dedicato al monitoraggio dei patrimoni detenuti oltreconfine.

A sentire le parole dei protagonisti della conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri del 20 ottobre, dovrebbe sparire ogni riferimento a tutele di natura penale. Va detto che almeno quelle che sembravano “certe” sui reati tributari (dichiarazione infedele e omesso versamento dell’Iva e delle ritenute), in realtà, difficilmente si sarebbero intersecate con la sanatoria. Quest’ultima, infatti, permette e permetterà di integrare fino a un massimo 100mila euro di imponibile per anno d’imposta, nel limite però del 30% di quanto dichiarato. Per intenderci, la soglia dei 150mila euro oltre cui scatta il reato di dichiarazione infedele non sarebbe stata mai raggiunta.

Un altro “tratto di penna” cancellerà anche la protezione penale dai reati di riciclaggio e autoriciclaggio. Aspetto su cui prima il vertice e poi il Consiglio dei ministri hanno posto particolare attenzione. In questo modo, dovrebbero essere state cancellate tutte le esimenti penali.

Del condono, resta la possibilità di pagare una flat tax al 20% per anno d’imposta in sostituzione di quanto dovuto per Irpef e addizionali o Irap, eventuali sostitutive, contributi e Irap. C’è poi un’altra sostitutiva sempre del 20% per le maggiori ritenute fatte emergere e per i soggetti Iva la possibilità di sanare con un’aliquota media da calcolare in base alle operazioni o, in alternativa, con l’aliquota ordinaria del 22 per cento. E si pagherà in un massimo di 5 anni.

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