Definita in manovra la partita sui fondi (7,1 miliardi complessivi per il 2019), la prima sfida per l’avvio del reddito di cittadinanza è l’accordo da trovare con le Regioni sulla distribuzione dei 4mila nuovi operatori chiamati a potenziare l’attuale organico di 8mila dipendenti dei centri per l’impiego.
PER SAPERNE DI PIU’ / Reddito di cittadinanza, come funziona in 10 punti chiave
Il tema sarà oggetto della Conferenza Stato Regioni, che dovrà stabilire come assegnare il nuovo personale che farà da tutor (o meglio da “navigator”). La seconda sfida è rappresentata, invece, dal percorso parlamentare ricco di insidie per la conversione del decreto legge istitutivo del nuovo sussidio, il cui varo - stando agli annunci del vicepremier Luigi Di Maio - è atteso subito dopo l’Epifania.
Il timing contenuto nell’ultima bozza elaborata dai tecnici del ministero del Lavoro, coordinati da Pasquale Tridico (economia del lavoro, Università Roma Tre) prevede un percorso riassumibile in dieci tappe: dal 1° marzo i circa 5 milioni di potenziali beneficiari della misura di sostegno al reddito potranno presentare una domanda a Poste italiane, tramite un modello telematico. Sarà l’Inps a dare una risposta positiva o negativa, dopo aver verificato il possesso o meno dei requisiti richiesti. Con il via libera dell’Inps, per avere il sussidio bisognerà recarsi entro 30 giorni agli uffici postali per ritirare la card con l’importo spettante. Queste prime quattro fasi devono concludersi entro il 30 aprile, nei piani del governo.
A questo punto sono tre le opzioni possibili. Entro i 30 giorni successivi, quindi nel mese di maggio, il soggetto interessato dovrà recarsi presso un centro per l’impiego o un’agenzia privata per stipulare un “patto di lavoro”, impegnandosi a ricercare attivamente un impiego. Se è una persona svantaggiata e con problemi di disagio sociale dovrà, invece, firmare un “patto di inclusione sociale” che prevede il coinvolgimento di comuni e servizi sociali - come avviene attualmente per il reddito di inclusione (Rei)-, in affiancamento agli intermediari pubblici o privati. Il beneficiario del sussidio dovrà rispettare alcune condizioni (mandare i figlio a scuola, impegnarsi a non assumere alcolici, solo per citare alcuni esempi).
La terza opzione, invece, prevede che nel meccanismo del reddito di cittadinanza possano entrare direttamente anche le imprese con il “patto per la formazione”. I datori devono comunicare le vacancies a centri per l’impiego e agenzie per il lavoro. Dal momento in cui assumeranno il beneficiario del reddito, le imprese otterranno uno sgravio contributivo da 5 mensilità (6 per donne e disoccupati di lunga durata) a 18 mensilità. Se l’impresa attinge alla nuova risorsa attraverso un’agenzia per il lavoro o un ente di formazione, l’incentivo fiscale è riconosciuto al 50% ad entrambi. «Uno degli effetti della misura - spiega Tridico - è che per beneficiare di questi incentivi le imprese dovranno dialogare attivamente con i job center pubblici e privati, mentre adesso il dialogo con i centri per l’impiego è carente. L’altro risultato importante sarà quello di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, spingendo soprattutto gli scoraggiati ad attivarsi».
Sempre entro i 30 giorni successivi, quindi sempre entro maggio, anche i comuni o i loro enti operativi dovranno convocare il beneficiario per lo svolgimento delle otto ore da dedicare a servizi di pubblica utilità (sono esclusi i disabili, o chi ha familiari a carico in condizioni di disabilità, o figli piccoli).
Il reddito di cittadinanza dura 18 mesi; non si potranno rifiutare tre offerte di impiego, pena la perdita dal sussidio. I criteri per le tre offerte sono: per chi percepisce il reddito di cittadinanza da sei mesi, la prima offerta potrà arrivare entro i 100 Km di distanza dalla residenza; se si percepisce da 12 mesi il raggio si estende entro 250 km. Per la terza proposta di lavoro la distanza si amplia ad oltre 250 km. Se, passati 12 mesi non arriva nessuna offerta, la prima proposta di lavoro può arrivare entro i 250 km.
Dopo 18 mesi è previsto un “tagliando” che, se permangono le condizioni di partenza, si conclude con la proroga per ulteriori 18 mesi. Per ottenere il sussidio che riguarda anche agli stranieri, purché residenti da almeno 5 anni, bisogna avere una soglia Isee entro 9.360 euro, un capitale immobiliare, oltre la prima casa, fino a un massimo di 30mila euro, ed un capitale mobiliare di 6mila euro per un single (entro i 10mila euro per famiglie con più figli). Si guarda anche al reddito annuo familiare: 6mila euro se si vive da soli (12.600 euro per coppia con 4 figli minori). Sono esclusi i proprietari di grandi auto, moto e barche di lusso.
Se il beneficiario è un single con Isee zero, riceverà 780 euro. Se possiede un’abitazione, l’importo verrà ridotto di 280 euro. Nell’ammontare del sussidio, si conteggia anche il mutuo: chi lo paga avrà un’integrazione fino a 150 euro, sempre entro il limite di 780 euro. In sostanza, la soglia di integrazione al reddito può arrivare fino a 500 euro. Per la dichiarazione mendace; oltre alla decadenza e al rimborso del beneficio, si rischiano da 1 a 6 anni di carcere, in proporzione alla gravità del reato.
© Riproduzione riservata