Saranno soprattutto over 63enni i lavoratori ad uscire quest’anno con una pensione anticipata da “quota 100”. Un plotone che vale l’81,6% della platea dei potenziali beneficiari, e che nonostante questa nuova flessibilità è destinato ad alzare le statistiche Inps sull’età di decorrenza delle nuove pensioni, visto che fino all’anno scorso si viaggiava in media tra i 61 e i 62 anni. Il dato, abbastanza paradossale, emerge da una delle tante analisi contenute nel documento predisposto da Ufficio parlamentare di Bilancio per l’audizione su decretone all’esame della Camera.
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Una quota minima avrà solo 62 anni
La “quota 100” vera e propria, ovvero con i requisiti minimi di 62 anni di età e 38 di contributi, sarà appannaggio di appena
l’1,9% della popolazione di lavoratori che si ritirerà quest’anno con la nuove forma di pensionamento. Il restante 98,1% avrà
o più di 63 anni o almeno 39 anni di contribuzione. Come ha fatto notare anche l’agenzia Adnkronos, della minoranza che si
ritirerà con 62 anni, un percentuale ancor minore (1,9%) lo farà con soli 38 anni di contributi. Si tratta del classico “effetto
stock” ovvero l’accumulo di più coorti di lavoratori nel primo anno di riconoscimento dei nuovi requisiti che, vale ricordarlo,
riducono fino a 5 anni, i termini per il pensionamento rispetto ai “requisiti Fornero”. Nei prossimi due anni di sperimentazione
la percentuale di 62enni è, infatti, destinata a crescere.
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La più gettonata sarà “quota 104”
Lo stesso ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, nella sua ultima audizione al Senato aveva con enfasi parlato a più riprese
di «cosiddetta quota 100» proprio per sottolineare come in realtà la finestra di uscita anticipata colga coorti diverse di
lavoratori. Al primo posto, sommando età e contributi, ci sono i “quota 104”, che ammontano al 19,4% degli aspiranti pensionati.
Seguono i “quota 105”, pari al 17,3% della platea pronta per lasciare il lavoro, e “quota 103”, con il 16%.
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Poi ci sono i “quota 106” con il 13,7% dei potenziali pensionati; seguiti dai “quota 102” con l’11,2% e “quota 107” con l’8,6%. In coda i “quota 101” con il 6% e “quota 108” con il 4,3%. Infine arriva la “quota 100”, seguita solo da “quota 109” con l’1,3% e “quota 110” con lo 0,1%. Se dalle quote si passa agli anni di contribuzione, si scopre che il gruppo più numeroso è quello con 41 anni di versamenti (23,5%), seguito da chi ne ha 40 anni (21,3%) e dai 42 anni di contributi (20,8%).
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