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Quota 100 e il turnover che non c’è: nella Pa il 90% dei…

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Servizio |ad aprile 32mila uscite nel settore privato

Quota 100 e il turnover che non c’è: nella Pa il 90% dei posti resterà «vuoto»

Più di centomila domande per quota 100 in due mesi: su 103mila richieste registrate dall’Inps è un testa a testa tra lavoratori privati e dipendenti pubblici per conquistare il record del maggior numero di domande. Poco più di 36mila dai primi, poco meno di 36mila dai secondi, mentre il resto si divide tra artigiani, commercianti, coltivatori e altri lavoratori autonomi. Intanto si avvicina il 1° aprile, la data in cui si aprirà la prima finestra di uscita per 25mila lavoratori del settore privato. Mentre per i dipendenti pubblici la data chiave sarà il 1° agosto.

PER SAPERNE DI PIÙ / DOSSIER PENSIONI 2019

Le stime parlano di oltre 300mila pensionamenti nel 2019 che nelle intenzioni del Governo dovrebbero portare alla creazione di nuove opportunità di lavoro per i giovani. Quante? Impossibile dirlo con certezza.

Tra le stime più recenti c’è quella della Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha calcolato un tasso di turnover complessivo pari al 37%. Che cosa vuol dire? A fronte di 315mila uscite con quota 100 ci dovrebbero essere poco più di 116mila ingressi di giovani under 30.

Secondo i calcoli dei consulenti - che confermano le stime dell’Ufficio parlamentare di Bilancio - diranno sì a quota 100 circa 63mila lavoratori autonomi (20%), 94mila dipendenti della Pubblica amministrazione (30%) e 157mila lavoratori del settore privato (50 per cento).
«I tre comparti - evidenziano i consulenti - hanno però capacità di riorganizzazione molto differenti tra di loro». Nel settore privato, dove la pianificazione delle risorse tiene conto della quota di persone che usciranno per pensionamento, un massiccio anticipo di uscite dovuto a quota 100 comporterà un rapido aggiornamento del piano di assunzioni pianificate dalle aziende private. Si stima che ogni 100 dipendenti del settore privato che aderiranno a quota 100, il 30% uscirà dal settore manifatturiero, l’11% dal commercio e l’8% dal settore dei trasporti e magazzinaggio.

Nel settore privato il 60% dei posti - secondo la Fondazione dei consulenti del lavoro - sarà coperto da nuove assunzioni.
Meccanismo molto meno automatico nel settore pubblico, dove si calcola che ci sarà solo un’assunzione d un giovane under 30 ogni dieci uscite. Il massiccio esodo dei lavoratori over 62 potrebbe creare inizialmente difficoltà di non poco conto sui servizi essenziali come sanità e istruzione, che già soffrono di problemi di organico. Basti pensare che negli ultimi giorni due Regioni - Molise e Veneto - hanno deliberato per far tornare in corsia i medici pensionati e tamponare così l’emergenza in corsia. Un paradosso se si considerano i tanti giovani che ogni anno vengono bocciati ai test d’ingresso a medicina oppure alle prove di selezione per le scuole di specializzazione.

L’emorragia - hanno stimato i sindacati medici dirigenti Anaao-Assomed - sarà di circa 23mila medici in tre anni nel Servizio sanitario nazionale (per effetto sia del raggiungimento dei limiti per la pensione sia della quota 100). Forte preoccupazione anche dai sindacati della scuola, comparto in cui le previsioni suggeriscono un numero altrettanto corposo di uscite.

Più semplice, invece, la dinamica nel lavoro autonomo, dove i più ridotti volumi produttivi riflettono l’andamento del ciclo economico, secondo le elaborazioni dei consulenti del lavoro: a fronte di 62.800 uscite, i nuovi ingressi saranno 12.560.

PREVISIONI DI USCITA
Nel 2019 per quota 100 e stima del tasso di sostituzione per macro fondo di riferimento. (Fonte: Fondazione studi consulenti del lavoro)

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