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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 06:50.

«Ero troppo lento, avevo bisogno di perdere peso e la prima cosa di cui mi sono liberato sono stati i capelli». Così scherza Roger Federer in conferenza stampa, sfoggiando il nuovo taglio. C'è da credergli. Provate a domandare a Starace e vedrete che lui confermerà in pieno questa teoria che capovolge il segreto di Sansone.
Il suo incontro, sul centrale di Roma con l'elvetico, non è durato neppure un'ora. Poco più di una sessione di allenamento per lo svizzero che, in 51 minuti netti, ha deciso di fare barba e capelli anche all'azzurro.
Alla fine, per dirne una, Roger ha messo a segno esattamente il doppio dei punti di Potito: 58 contro 29. E lo ha fatto portando in scena gran parte del suo prodigioso e ben noto repertorio. Servizio impeccabile, dritti e rovesci micidiali che andavano a spolverare le righe, volée da antologia. Per Poto, reduce da un lungo stop per problemi alla schiena, non c'è stato nulla da fare. D'altra parte, pur non essendo certo piacevole subire un 6/1, 6/2, per di più davanti al pubblico di casa, Starace può essere, comunque, soddisfatto del suo rientro. È riuscito a recuperare un buon livello di gioco, dopo un infortunio serio in una parte del corpo delicata che lo ha tenuto a lungo lontano dai campi. Sembrava finito, invece è tornato. A quasi 32 anni, non è cosa da poco.
Nel pomeriggio, intanto, prima che Potito facesse il suo ingresso sul centrale era già uscito di scena un altro azzurro. Un Volandri combattivo ma sprecone si era dovuto arrendere al francese Gilles Simon dopo aver dato battaglia per tre set (6/3, 2/6, 6/4 il punteggio). Dimostrando ancora una volta le sue doti di grande interprete del tennis su terra battuta, Filippo ha giocato a lungo alla pari con il numero 17 del mondo.
Almeno fino alle sette palle break sprecate nei primi 6 giochi della terza frazione (in tutto, il livornese ne ha trasformate appena 3 su 19). Non si può vincere lasciandosi scappare così tante occasioni e su questo Volandri ha certo di che recriminare. Va detto che è un peccato che un tennista capace di giocare così bene sul rosso si trovi soltanto al 111esimo posto in classifica e abbia raccolto, tutto sommato, piuttosto poco in carriera.
Sul fronte femminile, invece, passa il turno una fallosa ma caparbia Roberta Vinci, dopo quasi tre ore di battaglia contro la russa Vesnina. Un match riagguantato grazie alla grinta della tarantina, che è stata in svantaggio per 3/0 nel set decisivo, prima di chiudere con il punteggio di 6/7, 7/5, 6/4, guadagnandosi così il derby del prossimo turno con la giovane Nastassja Burnett. Escono, invece, Flavia Pennetta (6/3, 6/3 da Sloane Stephnes) e Karin Knapp, sconfitta in due set dall'americana Mchale.
La terza giornata degli Internazionali d'Italia, ha visto anche il facile esordio di Djokovic (6/2, 6/3 a Montanes), la vittoria di un Gasquet in ottima forma su Dimotrov (che aveva sconfitto proprio Nole a Madrid) e il successo di Youzhny in due set su Haas. Passano, intanto, anche Del Potro, Berdych e Wawrinka.
Sul fronte femminile arrivano le prime sorprese con l'uscita di scena di Radwanska e di Ivanovic e Wozniacki , entrambi incapaci di ritrovare la forma e la continuità di un tempo. Petra Kvitova, invece, supera il turno per quanto in maniera in modo un po' rocambolesca, battendo Sabine Lisicki per 7/5 al terzo dopo aver preso un 6/0 nella frazione di mezzo. La conclusione della giornata spetta, quindi, ad un'attesissima Serena Williams che, nella sessione notturna, passeggia con Laura Robson, rifilandole un secco 6/2, 6/2 e vendicando la sorella Venus, sconfitta ieri proprio dalla britannica.
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