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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2013 alle ore 19:00.

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Il grande classico del tennis Federer-Nadal, nella memoria del pubblico romano, è legato all'indimenticabile finale del 2006. Allora, il match conclusivo del torneo si giocava ancora con la formula dei 3 set su 5. E la sfida di 7 anni fa si risolse soltanto alla quinta frazione, vinta al tie-break dal maiorchino dopo che lo svizzero aveva avuto a disposizione ben due match-point. Proprio ripensando a quella partita e alle tante battaglie di quei giorni, alla vigilia dell'ennesimo incontro con l'iberico, Roger aveva dichiarato: «Penso che adesso ci divertiamo di più di allora a giocare a tennis».

È difficile, tuttavia, credere che il campione di Basilea abbia potuto trovare qualcosa di divertente nel farsi prendere letteralmente a pallate, oggi, da Rafa sul campo centrale di Roma. Spento, irriconoscibile, falloso, Federer pareva il fantasma del giocatore che, nei giorni scorsi, aveva illuminato le serate romane, nei match con Janowicz e Paire.
Va bene che Nadal è il più forte giocatore del mondo su terra battuta ma lo svizzero, nei 29 duelli precedenti, non aveva mai disputato un match così brutto con il suo storico rivale. Neppure a Parigi, nel 2008, quando perse per 6/1, 6/3, 6/0, aveva giocato così male.

Tutti coloro che speravano in uno spettacolo più entusiasmante dopo la finale femminile a senso unico, hanno subìto una cocente delusione. Nadal, sempre più in forma, a poco più di tre mesi dal rientro dopo l'infortunio che lo ha tenuto a lungo lontano dai campi, non ha dovuto fare nulla di strabiliante per intascarsi il settimo titolo romano. Dopo il primo game vinto con cinque prime palle di servizio su quattro e altrettanti punti, Federer ha dovuto subire un terribile parziale di 9 giochi a 0, con 4 break consecutivi, prima di riuscire a tenere di nuovo il suo turno di battuta.

Da lì in avanti, lo svizzero ha fatto vedere qualche sporadica giocata delle sue, ma ormai il tabellone segnava il punteggio di 6/1, 3/1 per il mancino di Manacor. In questa domenica disastrosa, Federer è riuscito a mettere a segno solo il 56% di prime palle e, quel che è peggio, a ottenere appena il 30% dei punti sulla seconda di servizio, finendo per perdere per 6/1, 6/3 in meno di un'ora e 10 minuti.

Che Federer avesse poche chance con Nadal, a Roma, lo si sapeva. L'elvetico ha sempre sofferto il gioco di Rafa (soprattutto sul rosso) e, alle soglie dei 32 anni, le cose non potevano certo migliorare ma nessuno si aspettava una debacle di queste proporzioni.
Per lo spagnolo, che ha letteralmente doppiato Federer portando a 20 vittorie contro 10 sconfitte il bilancio degli scontri diretti con l'eterno rivale, quello romano è il 24esimo Masters 1000, nonché il 56esimo titolo (uno in meno di Nastase) in carriera.

Probabilmente non ancora ai livelli di prima dell'infortunio dello scorso anno, Nadal ha sofferto più del solito durante questa settimana, dovendo ricorrere al terzo set sia con Gulbis che con Ferrer. In semifinale, però, contro Berdych ha fatto vedere un tennis straordinario, il che fa pensare che l'iberico sia, ormai, fisicamente davvero a posto.

Dal suo rientro in attività, inoltre, ha già vinto sei tornei e giocato due finali in meno di quattro mesi. Sono numeri impressionanti, considerando la gravità dei suoi problemi alle ginocchia e la lunghezza dello stop. Insomma, Nadal è prontissimo per andare a prendersi l'ottavo Roland Garros e l'unico che sembra avere qualche chance di fermarlo è Djokovic. Ammesso che il serbo si presenti in una versione simile a quella del 2011 e non in quella, sprecona e distratta, vista recentemente a Madrid e Roma…

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