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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 14:52.

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L'ex presidente Augusto Rollandin (Ansa)L'ex presidente Augusto Rollandin (Ansa)

Vince l'Union Valdôtaine al primo turno, per le elezioni regionali in Valle d'Aosta. Ma, in alleanza con Stella Alpina e Fédération autonomiste, conquista solo 18 seggi, lasciandone 17 alle opposizioni. E sparisce dal consiglio regionale l'intero centrodestra, con il Pdl che non raggiunge la soglia minima della complessa legge elettorale locale (aveva eletto 4 consiglieri alle scorse regionali) mentre il nuovo movimento Leali, nato da una frangia del centrodestra, ottiene un risultato estremamente deludente.

Di conseguenza nel nuovo Consiglio Valle, che dovrà anche provvedere all'elezione del presidente, la maggioranza sarà composta da 13 esponenti dell'Union Valdôtaine (erano 17 alle precedenti regionali) e 5 di Stella Alpina (invariati) mentre sparisce Fédération che aveva due rappresentanti. Va ricordato che l'Union aveva subito la scissione che, ad inizio di quest'anno, ha portato alla creazione di Union Valdôtaine Progressite che si è presentata in coalizione con Pd e Alpe.

Sette i seggi conquistati da Uvp, 3 dal Pd e 5 da Alpe (nata, a sua volta, da una precedente scissione unionista e poi rafforzata da altre intese). All'opposizione ci saranno anche 2 esponenti del Movimento 5 stelle che ha però ridotto a poco più di un terzo i consensi ottenuti alle recenti elezioni politiche.

Per Luciano Caveri, ex presidente regionale in quota Uv e poi uno dei fondatori di Uvp, sarà estremamente difficile governare la Vallée con un solo voto di maggioranza, «anche perché alcune normative richiedono un voto a maggioranza rafforzata di 24 consiglieri». E la mancanza di consiglieri sul centrodestra rende impossibile una giunta allargata, come quella che aveva contraddistinto l'ultima fase del precedente governo guidato da Augusto Rollandin. Già alle politiche il Pdl non si era presentato, per favorire un voto alle forze autonomiste guidate dall'Uv. Ma le stesse forze autonomiste avevano precisato di non aver chiesto alcuna desistenza al Pdl. Che è andato incontro ad una disfatta annunciata. Male anche il Movimento di Grillo che paga lo scarso radicamento e la scarsa credibilità dei propri candidati, oltre a subire gli effetti della situazione nazionale.

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