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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2013 alle ore 19:31.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2013 alle ore 18:13.

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(Ap)(Ap)

BERLINO - Un trionfo personale senza precedenti dalla riunificazione della Germania ha incoronato Angela Merkel cancelliere per la terza volta consecutiva. L'Unione dei cristiano-democratici ha ottenuto il 41,5% dei consensi con un balzo di quasi il 7 per cento rispetto a quattro anni fa. La notte più lunga delle elezioni tedesche si è chiusa a un passo dalla maggioranza assoluta per la leader della Cdu a cui gli elettori regalano il risultato migliore dai tempi di Helmut Kohl che nelle elezioni del 1990 venne votato dal 43,8% dei tedeschi. Il successo rende però più delicate, ora, la trattativa per formare un'alleanza di Governo dopo la capitolazione dei liberali dell'Fdp. L'opposizione socialdemocratica ha per il momento detto che tocca alla Merkel trovarsi una maggioranza alzando, forse, la posta di una nuova Grande Coalizione. «La palla è nel suo campo», ha commentato a notte fonda il candidato sconfitto, Peer Steinbrueck.

Merkel non può più contare sul suo tradizionale alleato. Queste elezioni hanno fatto sparire dal Parlamento i liberali dell'Fdp, fermi al 4,8%, sotto la soglia di sbarramento del 5 per cento mentre hanno visto l'ascesa di un partito antieuro – Alternativa per la Germania – rimasto però a un soffio dall'ingresso al Bundestag, con il 4,7 per cento dei consensi. Hanno infine spento le speranze della Spd di un recupero sostanzioso dei consensi in fuga, travolta anche questa volta da "Mutti", mamma, il soprannome che i media tedeschi hanno dato al capo del Governo.

Per la Cdu-Csu si apre la trattativa per trovare numeri solidi e affrontare le difficili sfide che attendono il Paese e l'Europa. Subito dopo il voto la cancelliera ha sorriso ai suoi supporter: «Un risultato super», ha esultato. «Faremo il possibile per rendere i prossimi quattro anni un successo per la Germania. Festeggiamo – ha aggiunto – ma è presto per dire come procederemo». I socialdemocratici, inchiodati al 25,7%, pochi punti in più da quel 23% del 2009 che segnò una debacle nella storia del partito, temono di essere schiacciati dalla popolarità della Merkel nel caso accettassero una riedizione della Grande Coalizione che governò il Paese dal 2005 al 2009. Ma le alternative sono poche. I liberali escono per la prima volta dal Parlamento arrivando al 4,8%, meno di un terzo dei voti ottenuti quattro anni fa. «È la notte più amara e triste della nostra storia», ha sospirato Philipp Roesler, leader del partito e ministro dell'Economia.

I loro consensi sono stati erosi dal nuovo partito salito alla ribalta in questi tempi di crisi del debito. Alternativa per la Germania non riesce a entrare al Bundestag ma ci va vicina (4,8%). Un successo per il parito dei professori universitari nato solo otto mesi fa che vuole rompere l'Eurozona espellendo i Paesi non competitivi.

Se la Grande coalizione non sarà percorribile resterebbe da esplorare un'ipotesi nero-verde. Il partito degli ecologisti, pure in calo, ha ottenuto l'8 per cento rispetto al 10,7% di quattro anni fa. Potrebbe "tradire" l'alleato Spd per andare al Governo con Merkel? I numeri ci sono.
In calo anche i post-comunisti di Die Linke che avrebbero l'8,5% a fronte dell'11,9 del 2009.

Unica, solitaria vincitrice è la Merkel che nella campagna elettorale ha rivendicato con forza i successi degli ultimi quattro anni di Governo: la creazione di un milone e duecentomila posti di lavoro; il risanamento delle finanze pubbliche con la realizzazione di un primo, piccolo surplus di bilancio l'anno scorso; il ritorno alla crescita, infine, riagganciata dopo la recessione nonostante la perdurante fragilità dei partner della zona euro e il rallentamento degli emergenti. Ha promesso altri quattro anni di stabilità e di sviluppo, contando su una popolarità rinforzata dalla difficile navigazione nella crisi dell'euro. I tedeschi le hanno rinnovato la fiducia con un plebiscito. E votandola hanno detto sì alla sua idea di Europa. L'ascesa degli euroscettici, per quanto contenuta, costringerà il prossimo Governo alla cautela ma nel solco dell'integrazione del continente. «Continueremo a fare la nostra parte come ancòra di stabilità nel mantenere insieme l'Europa», ha promesso Wolfgang Schaueble.

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