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18 novembre 2013

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Notizie ItaliaTitanic Sicilia, quando la Regione autonoma rischiò il fallimento

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Titanic Sicilia, quando la Regione autonoma rischiò il fallimento

Un piano per aggredire la spesa. Bossone è un palermitano che ha lavorato in Banca d'Italia. È stato coordinatore del nucleo per la valutazione e la verifica degli investimenti pubblici presso la presidenza del Consiglio. Ha presieduto la banca centrale di San Marino. È un tecnico di esperienza internazionale (attualmente è senior advisor di Banca mondiale) al quale basta poco per comprendere la gravità della situazione. Informa Lombardo, informa la giunta, interviene presso la commissione Bilancio dell'assemblea di Palazzo dei Normanni, prende contatto con Banca d'Italia, con Cassa depositi e prestiti. Si adopera per un cambio di rotta. Sostiene che per evitare il rischio d'insolvenza bisogna aggredire subito le cause della crisi: tagliare la spesa parassitaria e improduttiva per rilanciare gli investimenti produttivi. Discorsi che mettono in apprensione la politica siciliana che considera i trasferimenti dello Stato alla Regione un diritto quasi divino, inalienabile.

La situazione è estremamente delicata. Anche se l'ente di Palazzo dei Normanni ha sempre pagato regolarmente gli interessi sul debito finanziario, la notizia che la cassa è agli sgoccioli potrebbe accrescere nei mercati la percezione del rischio Sicilia, scatenando reazioni che potrebbero ripercuotersi sulle quotazioni e sulle emissioni dei titoli di Stato. Dal punto di vista tecnico la Regione è solvibile, ma il rischio che non riesca a pagare né i fornitori né i dipendenti potrebbe indurre i creditori finanziari a stringere i cordoni della borsa e le società di rating a declassarne il merito di credito, facendo lievitare gli interessi sul debito. Non resta che chiedere aiuto a Roma.

Una riunione riservata a Roma. Lo Stato vuole che la Sicilia non fallisca? Ebbene – propongono i vertici dell'amministrazione siciliana – ci metta nelle condizioni di poter riassorbire lo squilibrio tra entrate e spese senza interventi di macelleria sociale e al tempo stesso di stimolare la crescita dell'economia interna con nuovi finanziamenti a sostegno degli investimenti che potrebbero essere erogati da Cassa depositi e prestiti. Queste idee dovrebbero essere trasferite in un piano di risanamento che dovrebbe essere discusso nell'ambito di un confronto Stato-Regione.
Un primo incontro riservato si svolge all'inizio di giugno nella capitale, alla presenza di esponenti del ministero per la Coesione territoriale, del gabinetto del viceministro dell'Economia e dei vertici della Ragioneria generale dello Stato. In quella sede è concordato, nel rispetto dello speciale grado di autonomia di cui gode la Regione siciliana, che lo Stato non interferirà in alcun modo sulle questioni interne della Regione e che la lascerà libera di decidere se e quando rchiedere l'avvio di una collaborazione col governo.

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