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Le ragioni dell'euro

17 aprile 2014

Notizie EuropaSe chiudere i confini toglie futuro ai giovani

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Se chiudere i confini toglie futuro ai giovani

Dissociarsi non significa solo uscire dall'euro, ma negare gli altri. Quale distanza da chi ricordava che cosa fosse l'Europa del Novecento e riteneva chiaro il suo dovere di riscatto: diventare il luogo naturale in cui la nostra responsabilità nei confronti degli altri non viene dopo di noi e dopo la nostra identità, ma ne è l'elemento fondante. Dà al senso di noi, a quel bisogno che qualcuno chiama identità, non solo la direzione, ma come diceva Emmanuel Levinas, uscito da un campo di concentramento, il significato dell'orientamento.

Era talmente poco ideologica l'avventura dell'euro, che esso ha cercato di unire un'Europa priva di ogni strumento indispensabile all'influenza ideologica: né una lingua comune, né un'opinione pubblica europea, né mezzi di comunicazione comuni. Mancano in Europa una mentalità comune, una partecipata mediazione degli interessi politici, meccanismi di comunicazione e di legittimazione indispensabili a riempire il "vuoto repubblicano". Nondimeno l'euro, questo medium prosaico - il primo davvero continentale - pur corrispondendo a interessi materiali, ha continuato a creare il bisogno di migliore politica, È a causa delle difficoltà evidenziate dall'euro, non certo per merito delle nostre virtù, che oggi vediamo una pubblica amministrazione inefficiente e mal governata a cui i cittadini, risvegliati dall'ipnosi del debito e delle svalutazioni, sono diventati insofferenti. Reagiscono con severità ai fallimenti dello Stato fin da quando l'introduzione della moneta unica è avvenuta nell'assenza di controllo sugli speculatori che hanno manipolato abusivamente i prezzi. È la lezione dell'euro sulla qualità del mercato e dello Stato ad aver armato i cittadini contro i lussi castali della politica, delle lobby o di imprese fallimentari.

In questo senso la vicenda dell'euro non si è manifestata con la prevalenza dell'economia sulla politica, bensì di una politica funzionale all'agire individuale anziché su politiche che poggino sull'ideologia sia di partito sia nazionale. L'euro ha cioè corrisposto a una metamorfosi della politica che già si manifestava a livello nazionale. La connotazione negativa della politica, propria della dittatura - sotto la quale «si diventa politici quando si comincia a pensare» -, si è estesa nelle democrazie europee nella forma di una diffusa intolleranza al fatto che, in sistemi sociali sempre più complessi, attraverso la politica, pubblico e privato vengano abusivamente schiacciati l'uno sull'altro. Dietro questo disagio si è fatta strada una visione fattuale della politica che in ogni campo favorisce la funzionalità e la solidità di scelte collettive che agevolano l'agire individuale.

Il caso dell'euro che consente e stimola l'integrazione europea, non per volontà della politica - che si accontenta di un ruolo protezionista - ma nel mettere in comunicazione gli individui, in tal senso davvero animali politici, è macroscopico. Ma corrisponde a un sentire che, almeno dalla caduta del Muro, sa riconoscere per esempio che la giustizia politica non è mai giustizia, l'informazione soggetta alla politica non è mai informazione e così via per la cultura, il mercato, i commerci, la finanza, fino alla gestione del risparmio, cioè alla scelta individuale tra consumo presente o futuro. In tutti questi ambiti, per via dell'apertura dei confini nazionali, la politica nazionale, la politica chiusa, ha perso capacità di definizione autonoma. Il ruolo che ne viene apprezzato e che funziona è quello di intermediazione. Non nel senso banale di comporre e compensare interessi sociali diversi, bensì in quello di regolare, stimolare e verificare l'interazione tra sfere dell'agire individuale e collettivo che danno forma alla società e al suo futuro con la stessa legittimità della politica. Così era l'obiettivo della moneta unica, che non determina la libera scelta degli attori sociali, ma tiene aperta a essa la prospettiva della diversità, un'apertura al cambiamento continuo. A patto di volerlo affrontare consapevolmente. Perché euro o non euro, alla negazione della realtà e al rifiuto del futuro da parte di una società, non ci sarà mai rimedio.

LA MAPPA DEGLI ESTREMISMI
Le ultime stime di PollWatch
Sarà un'ondata estremista senza precedenti quella che arriverà a Strasburgo per travolgere questa Europa". Queste le ultime previsioni di PollWatch sui principali Paesi
Austria
L'Fpo (il partito euroscettico che fu di Haider) è dato al terzo posto, con 4 deputati.

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