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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2014 alle ore 18:09.
L'ultima modifica è del 13 giugno 2014 alle ore 15:35.

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(LaPresse)(LaPresse)

A un certo punto, senza preavviso, eccole, fluorescenti, colorate, ma solo di due colori, non tre o quattro: le "fratine", le canottiere d'allenamento, brillano tra le mani degli azzurri sul prato di Mangaratiba. E se son di soli due colori, appunto, vuol dire che ci sono due squadre, e quindi c'e' partitella! Dettaglio non banale, nella parte di allenamento aperto alla stampa (cui poi verrà concessori rimanere fino alla fine, fino ai calci di punizione provati da Balotelli, Cerci, Verratti, e ovviamente Pirlo): significa che Prandelli non vuol certo farci vedere gli assi nella manica che calerà a Manaus, ma almeno mostra le carte che ha nel mazzo.

Il più probabile, tra gli schieramenti provati, è una sorta di 4-1-4-1 molto dinamico, con De Sciglio e Darmian (a destra) laterali bassi, Chiellini e Barzagli difensori centrali, De Rossi centrocampista basso a coprire le spalle ai due interni Pirlo e Verratti,con Marchisio e Candreva duttili laterali, e Balotelli riferimento offensivo. Snocciolata così, l'ipotetica formazione, ha la sua logica, ma già s'intravvede la complessità del disegno architettonico: con De Rossi pendolo tra mediana e cuore della difesa, Pirlo e Verratti a dividersi nel ruolo di animatori e rifinitori della manovra, Marchisio (di fatto, il nostro vero centravanti, visto l'abilità da incursore) e Candreva tra proposta offensiva e copertura di fascia. E poi c'è lui, Mario Balotelli: tralasciando per un istante le vicende extracalcistiche e sentimentali, quello che aspetta Super Mario (o Immobile…) è un compito ad alto coefficiente di difficoltà calcistica: dettare i tempi dell'attacco, esser sponda per gli inserimenti dei centrocampisti, allargare il gioco e far salire i laterali difensivi, dettare il passaggio in profondità e anche essere elemento di disturbo alla ripartenza dell'azione nel cuore della metà campo inglese. Roba complicata persino per il miglior Milito, per intenderci. Ma il Prandelli di oggi sembra Boscia Tanjievic, il grande guru del basket legato a doppio filo con la maglia azzurra, uomo che di certo ha vinto meno di quanto avrebbe meritato per sapienza tattica e strategica, ma che quando lo ha fatto c'è riuscito a modo suo, rendendo compiute e tangibili impalcature di squadra visionarie e ardite.

E la strada più difficile,ma è quella la traiettoria che Cesare ha deciso di seguire. Sicuramente avrà fatto piacere, e di certo tornerà utile, in materia, la visita al ritiro azzurro di uno che di parabole straordinarie, con i piedi fatati, ne ha tracciate a bizzeffe, tanto da aver ispirato proprio un certo Andrea Pirlo all'arte del calcio di punizione. Parliamo ovvio di Juninho Pernambucano,il metafisico calciatore di tiri piazzati fresco di ritiro, dopo un decennio di calcio europeo vissuto ai massimi livelli con la maglia giallorossa del Lione. A lui Andrea Pirlo ha regalato la maglia azzurra, ricevendo gli elogi e i complimenti dell'asso brasiliano, che ha speso dolci pensieri anche per il romanista Pjianic, che ne ereditò la maglia numero 8 proprio a Lione.Visita di cortesia che ha allentato la tensione del conto alla rovescia che ormai tutti, pur senza dircelo apertamente, scandiamo nella nostra testa, qui tra palme e foreste amene. Dall'Amazzonia già s'ode il tamburino inglese che scandisce il passo alle sue truppe che avanzano: a Manaus, come Fitzcarraldo, bisognerà aver il coraggio di attraversarla, quella foresta, senza aver paura dei nostri stessi sogni

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